Corriere-Un grido di dolore dal mondo della ricerca scientifica
Un grido di dolore dal mondo della ricerca scientifica Mi ha molto interessato, caro Mieli, il suo articolo sulla ricerca scientifica in Italia e vorrei entrare nel merito della questione. ...
Un grido di dolore dal mondo della ricerca scientifica
Mi ha molto interessato, caro Mieli, il suo articolo sulla ricerca scientifica in Italia e vorrei entrare nel merito della questione. Faccio parte di una categoria (i ricercatori, appunto) ormai in via di estinzione. Infatti, l'età media del ricercatore italiano è molto alta (intorno ai cinquant'anni) e la riforma Moratti (con tutta la simpatia che ho per il ministro), se approvata, darà un colpo durissimo a tutto il sistema ricerca del nostro Paese.
Mi riferisco, in particolare, alla cancellazione nell'Università
del ricercatore di ruolo e all'istituzione di quello a contratto. Quest'ultima figura
è presente in molti Paesi occidentali ma riceve compensi che sono almeno il doppio
di quelli che riceve oggi il ricercatore di fascia iniziale (euro 1.050). Inoltre, il sistema è molto più aperto all'estero nel senso che ci sono molti più ricercatori per abitanti (l'Italia è molto indietro in tale classifica). Nella riforma Moratti, la lunga precarietà del ricercatore (10 anni con due contratti di 5 anni) e l'assoluta mancanza
di certezza che alla fine di tale periodo si possa passare a professore associato (probabilmente, solo due - figli di professori e affini - su dieci ricercatori potranno passare a prof. associato), si tradurrà in una cosa molto semplice: fuga dalla ricerca. Negli Enti di ricerca (Epr) - io appartengo
al Cnr, primo tra gli Epr - la situazione non è molto diversa. Commissariamenti, cambi di presidenza e riforme varie (a seconda del governo in auge) stanno cambiando, in maniera molto verticale e senza i dovuti tempi, i vari Epr, senza che
la base della piramide (i ricercatori) possa dire la sua. La Finanziaria bloccherà di fatto le assunzioni (anche per i concorsi già banditi) e impedirà addirittura il turnover in enti dove l'età media è tra le più alte al mondo, se non la più alta.
Inoltre, con due emendamenti alla Legge finanziaria presentati in Commissione bilancio, uno (17.0.9) dal senatore Castagnetti e fatto proprio dal senatore Izzo, entrambi di FI, l'altro dallo stesso governo (17.0.10), si
sta tentando di estromettere
i ricercatori degli Epr dalla dirigenza per riportarli nella contrattazione unica, dimenticando che nell'Università i contratti sono separati
(tra docenti-ricercatori
e personale non docente)
e che lo stesso stato giuridico
è regolato per legge.
Come si può pensare di riformare la ricerca nel nostro Paese se si adoperano sistemi diversi? La ricerca è una sola, qualunque sia l'ente che la sviluppa. Non sarebbe molto più facile gestire l'intero sistema con regole comuni? I ricercatori già lo fanno da sempre. Basta vedere come, attraverso varie collaborazioni tra ricercatori degli Epr e Università, vengono sviluppate le ricerche nel nostro Paese, anche con punte di
vera eccellenza e in un
contesto di scarsità di fondi
destinati alla ricerca.
Non le racconto, poi, di come riusciamo a lavorare senza avere praticamente fondi per la ricerca e di come, con soldi personali,
ci rechiamo a Congressi nazionali ed internazionali pur di essere presenti e far vedere che noi ricercatori italiani non siamo secondi a nessuno nei settori scientifici di appartenenza.
Ma questa è un'altra storia.
Leopoldo Iannuzzi
Napoli