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Corriere - Tutti a scuola per 12 anni, ci sarà un'anagrafe

Tutti a scuola per 12 anni, ci sarà un'anagrafe Realizzata da istituti e enti locali. Formazione professionale, si teme che diventi una scorciatoia per l'università ROMA - Un'anagrafe,...

03/02/2002
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Corriere della sera

Tutti a scuola per 12 anni, ci sarà un'anagrafe

Realizzata da istituti e enti locali. Formazione professionale, si teme che diventi una scorciatoia per l'università

ROMA - Un'anagrafe, realizzata con la collaborazione di scuole ed enti locali, per controllare che il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni, sino "al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età", diventi realtà. Il principio è stabilito dalla riforma della scuola approvata avantieri dal Consiglio dei ministri. Oggi non esistono strumenti per controllare la dispersione formativa. Non sappiamo cosa fanno i ragazzi tra i 15 e i 18 anni. Dopo il quindicesimo anno di età non ci sono più accertamenti. Invece il nuovo ordinamento della scuola impone allo Stato di verificare che l'obbligo di 12 anni venga rispettato. In che modo? Il disegno di legge sarà riempito di contenuti attraverso i decreti di attuazione e anche questo aspetto sarà chiarito nei prossimi mesi. Una cosa però sembra scontata. Se oggi i carabinieri o i servizi sociali, sollecitati dalle scuole, devono occuparsi dell'evasione nella fascia di età tra i sei e in quindici anni, domani dovranno chiedere conto del mancato esercizio del diritto-dovere dell'obbligo fino ai diciotto anni. E' una delle novità della riforma. Il testo di sei articoli in questi giorni sarà letto e riletto nelle scuole e anche nelle famiglie. Potrà suscitare dubbi e incertezze.
Sfugge, ad esempio, la ragione per cui l'ingresso nella Formazione superiore sia stato reso più agevole per i ragazzi della formazione professionale, ai quali bastano quattro anni, senza alcun esame, rispetto ai liceali che, per entrarvi, devono aver ottenuto il diploma. C'è anche chi ipotizza che la sperequazione sia ancora più grave. L'epistemologo Silvano Tagliagambe, membro del gruppo ristretto di lavoro, presieduto dal professor Giuseppe Bertagna, che ha predisposto l'ipotesi di riforma presentata agli Stati Generali, non esclude che il sistema dell'istruzione e formazione professionale possa diventare una corsia preferenziale anche per l'università, rispetto alla strada più dura dei licei. Il percorso previsto è di quattro anni, più un quinto integrativo che apre le porte all'esame di stato.
"Il rischio esiste - spiega Tagliagambe - se non si riempie la formazione di contenuti culturali adeguati e di un rigore paragonabile a quello dei licei". Per il sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea, l'anno integrativo e l'esame di stato finale sono più che sufficienti a scongiurare eventuali scorciatoie.
Ma l'elenco dei dubbi, che saranno chiariti con i decreti attuativi, non si ferma qui. Prendiamo la valutazione alla fine dei bienni. Ammettiamo che in terza media e nel quinto anno del liceo un ragazzo non abbia recuperato i due debiti dell'anno precedente. Che cosa succede? Non viene ammesso all'esame di Stato? La legge di riforma non lo spiega, ma l'ipotesi messa a punta dalla commissione Bertagna in questi casi prevedeva la bocciatura. "Sono aspetti che chiariremo attraverso i regolamenti - dice ancora il sottosegretario Aprea -. Per quanto riguarda gli esami di stato intendiamo ripristinare l'ammissione".
Antonino Petrolino, dell'Associazione nazionale presidi, si domanda perché mai la legge parli della quota nazionale e regionale dei piani di studio e non di quella degli istituti. Che fine ha fatto l'autonomia? Anche qui il sottosegretario Aprea chiarisce: "L'autonomia scolastica va esercitata nei piani di studio nazionali e regionali, che peraltro saranno sempre meno prescrittivi e indicheranno obiettivi generali".
Da settembre nelle materne dovranno essere accolti anche i bambini di due anni e mezzo. Le scuole sono attrezzate? Il dubbio è venuto anche a Maria Burani Procaccini (Forza Italia), presidente della Commissione parlamentare sull'infanzia: "Se si parla di una possibilità con un accordo tra genitori ed educatori va bene, se invece fosse un passaggio drastico, no". Secondo l'assessore all'Istruzione del Comune di Modena, Morena Manfredini "nella mia città ci vorranno circa 39 milioni di euro per le sole aule".


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