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Corriere: Superiori, la riforma entra in classe

I Sindacati denunciano il taglio di 25.600 insegnanti a fronte di un aumento complessivo di circa 5000 studenti

12/02/2010
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Corriere della sera

Sprint finale. Riunioni, collegi straordinari, pomeriggi di programmazione. I professori lo sanno: ora che la riforma delle superiori è passata bisogna fare presto. Prepararsi al nuovo anno scolastico e illustrare alle famiglie i cambiamenti decisi dal ministero. Perché a settembre cambia tutto e le scelte vanno fatte ora: le iscrizioni sono aperte dal 26 febbraio al 26 marzo.

La scelta più difficile

Notti insonni, proiezioni e previsioni (spesso inesatte), aspettative e speranze. Scegliere la scuola superiore, il rebus più faticoso. Il consiglio è sempre lo stesso: seguire le inclinazioni dei ragazzi, evitare costrizioni controproducenti, dare retta (almeno una volta) ai giudizi orientativi dei professori delle medie. Per il resto, è una partita tutta da scoprire e da giocare. Con sei licei nuovi di zecca, due istituti tecnici da undici indirizzi, due istituti professionali divisi in sei aree.

Quadri orari, sbocchi lavorativi, discipline. Si cambia. «È una riforma epocale — spiega il ministro Mariastella Gelmini —: abbiamo puntato alla semplificazione, dato rilievo alla matematica, alle scienze, alla fisica e alle lingue straniere (una materia del quinto anno si insegnerà in un idioma non italiano), garantito l’alternanza scuola-lavoro». In sostanza, più attenzione alle materie scientifiche, più stage e tirocini, più autonomia alle scuole. Ma ecco i nuovi corsi di studio.
I licei

Sei tipologie di base al posto dei 396 indirizzi ancora in vigore, dalle 27 ore nel biennio del classico alle 34 dell’artistico, le nuove opzioni di liceo musicale e coreutico (da attivare con la collaborazione di conservatori e accademie di danza) e delle scienze umane. Anche i licei «tradizionali» cambieranno: rinforzo di matematica, lingua straniera e scienze a danno della geografia al classico (che mantiene ancora la dicitura di ginnasio per i primi due anni), meno latino allo scientifico che avrà una seconda declinazione nell’indirizzo delle scienze applicate. È scettico Michele D’Elia, il preside del liceo scientifico milanese Vittorio Veneto: «Spiace che la geografia nel biennio sia unificata alla storia. Il professore darà un voto unico e deciderà quanto tempo dedicare alle due materie: questo cambiamento abbassa il livello di conoscenza dei ragazzi che hanno già scarsissime nozioni sull’argomento. Certo, c’è di buono che hanno ridotto la selva di sperimentazioni. Ma il latino perde cinque ore nell’arco del quinquennio. Peccato: lo scientifico riuniva alle competenze linguistiche quelle letterarie. L’hanno sforbiciato».

Di diverso avviso è Margherita Mastrangelo, a capo del liceo scientifico Righi di Roma: «Siamo piuttosto soddisfatti di questa razionalizzazione. Attendiamo ancora i regolamenti, ma crediamo che si possa fare un buon lavoro, anche grazie all’autonomia lasciata agli istituti. Il latino? Sono convinta che lo debba studiare solo chi lo vuole veramente». Francesco Bottino del Carlo Urbani di San Giorgio a Cremano (Napoli): «Non siamo in grado di dire quello che faremo a settembre. Speriamo che il Sud non sia penalizzato come al solito».

Tecnici e professionali

Invocata e apprezzata da imprenditori e industriali, la riforma coinvolge, stravolge e rinnova gli attuali 39 indirizzi degli istituti tecnici e i 27 dei professionali (si va dai servizi sociosanitari all’enogastronomia) rafforzando i laboratori, aumentando
le ore di inglese, stringendo maggiori collaborazioni con il tessuto produttivo di Regioni e Province, garantendo stage ai ragazzi. Anche in questo caso le novità saranno introdotte solo al primo anno (nelle classi intermedie non cambieranno i programmi ma l’orario sarà ridotto a 32 ore). «Una revisione degli indirizzi era necessaria— sostiene Annamaria Indinimeo, preside dell’istituto tecnico Feltrinelli di Milano — anche perché alcuni erano molto simili tra loro e un po’ datati». Roberto Pellegatta del professionale Meroni di Lissone, provincia di Monza e Brianza, patria del mobile, è preoccupato: «La situazione è confusa. Aumentano le materie teoriche e scientifiche a scapito delle ore di laboratorio. Inoltre è stato indebitamente separato il settore dell’industria da quello dell’artigianato, cosa che non è pensabile, soprattutto nell’arredamento».

I dubbi, le famiglie, i tagli
Decidere. E presto. Ci sono pochi giorni per farlo. Il 25 febbraio il ministero dell’Istruzione inaugurerà sul suo sito un software con cui le famiglie potranno vedere — in una sorta di mappatura — licei, tecnici e professionali più vicini a casa. Sempre su www.istruzione.it è partita una campagna informativa.

I dubbi, però, restano. Anche in mancanza dei decreti attuativi della riforma (erano attesi ieri). La rivista specializzata La tecnica della scuola ha riassunto alcuni interrogativi «chiave»: si va dal reclutamento degli insegnanti alla gestione degli spazi di flessibilità. Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige, il movimento dei genitori, è però fiduciosa: «Ci auguriamo che il passaggio alla riforma avvenga nel migliore dei modi, dando il giusto peso a ogni materia, nel pieno rispetto della classe docente, e soprattutto informando in maniera ampia le famiglie. Solo in questo modo, infatti, si renderanno più consapevoli i ragazzi nella scelta e si potranno rendere i genitori partecipi della vita scolastica dei figli».

Ottimismo. Anche se i sindacati denunciano tagli «indiscriminati» dei docenti nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. Alle superiori e negli altri ordini di scuola: si parla di 25.600 insegnanti in meno a fronte di un aumento complessivo di circa 5 mila studenti.


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