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Corriere-Stiamo lasciando indietro i più deboli"

"Stiamo lasciando indietro i più deboli" Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia a Roma Tre: "Dagli anni '60 si è riusciti a sostenere un po' tutti. Il rischio ora è che i bambini non a...

03/02/2004
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Corriere della sera

"Stiamo lasciando indietro i più deboli"

Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia a Roma Tre: "Dagli anni '60 si è riusciti a sostenere un po' tutti. Il rischio ora è che i bambini non aiutati vedano aggravarsi i loro problemi"

"L'Italia ha un grande merito, quello di aver investito molto nella scolarizzazione delle fasce più deboli. Dagli anni '60 in poi si è riusciti a sostenere un po' tutti, in particolare i bambini con problemi fisici, psichici o sociali che richiedono interventi aggiuntivi. E i risultati si sono visti: indagini internazionali dimostrano che le nostre "fasce basse" hanno un livello culturale e una capacità di apprendimento decisamente migliori di ambienti sociali simili di altri paesi europei, ma anche degli Usa. "Ora mi sembra che stiamo tornando indietro, inseguendo modelli anglosassoni dove, nonostante ci sia un radicamento scolastico più antico, le fasce medie vanno abbastanza bene ma in quelle più basse, si registrano risultati inferiori a noi". Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia sperimentale all'Università Roma Tre non nasconde la sua preoccupazione sui tagli agli insegnanti di sostegno previsti dal governo ma soprattutto sulla "falsa convinzione che chi ha comunque del talento, della genialità in sè, sicuramente riuscirà ad esprimersi. Un'eventualità che potrebbe verificarsi solo nelle classi alte, dove i bambini sono comunque più seguiti dalle famiglie. Ricordiamoci Giotto, Mozart: se non c'era qualcuno che li ascoltava, che li seguiva, che si accorgeva delle loro capacità, probabilmente non sarebbero diventati ciò che sappiamo".
Quale scenario dunque ci aspetta?
"Siamo di fronte a una logica "malthusiana" di contenimento delle spese di educazione. I tagli, anche consistenti, sono una realtà e in più c'è una diversa composizione delle classi con un incremento degli alunni che quindi sposta ancora più sfavorevolmente il rapporto con i docenti di sostegno a disposizione. Negli ultimi due anni si sono avute pochissime informazioni su cosa stia realmente accadendo nelle scuole, ma dalle notizie che emergono quà e là si resta davvero impressionati".
In quele ambito ci sarebbe più bisogno di queste figure?
"Quando si parla di sos tegno ci si riferisce troppo spesso agli handicap gravi : turbe psichiche, deficit motorio etc. Ma si tratta di una ristretta minoranza che necessita di attenzioni specifiche. Dove invece il sostegno ha dimostrato la sua maggior efficacia è in tutte quelle "situazioni-limite", come il bambino caratteriale o quello emarginato perchè non ha un adeguato bagaglio linguistico, che, da difficoltà "medie", se non affrontate tempestivamente possono precipitare in situazioni irrecuperabili".
Cosa accadrebbe dunque ai bambini "non sostenuti"?
"Che vedrebbero radicarsi ancora più profondamente le loro difficoltà, le loro incapacità: cattiva qualità del patrimonio linguistico e quindi tendenza a comunicare solo con il proprio sottogruppo, solitudine, difficoltà a socializzare con gli altri, aggressività. In poche parole: isolamento sociale e culturale".
I tagli non sono solo "quantitativi" ma anche "qualitativi" perché sembra che siano diminuiti anche gli insegnanti "specializzati".
"Paradossalmente la cecità o altre disabilità gravi oggi rappresentano un problema minore. Rispetto ad acuni anni fa quando ad esempio si usava solo il sistema "Braille", oggi ci sono tecnologie avanzatissime che permettono , con un breve corso di preparazione, di leggere un testo normale, utilizzando un microscanner".
Ma come trovare i fondi per acquistare questri apparecchi?
"Oggi imperversa la filosofia di riempire le classi con Internet, indipendentemente dai bisogni degli altri. Invece propongo di spendere meglio i soldi e di dotarsi di strumenti che possano integrare anche questi disabili. Riuscire a rompere il muro che li separa dagli altri, a farli uscire da un silenzioso isolamento è stata una grande conquista. Cerchiamo di non distruggerla".
Flavia Fiorentino

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