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Corriere-Se manca la dimensione critica

IL TEMA Se manca la dimensione critica A che serve la scuola? Si dice spesso riferendosi a "questa" scuola, ritenuta sempre più povera di contenuti. Eppure abbiamo quotidianamente sotto gli o...

16/05/2005
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Corriere della sera

IL TEMA
Se manca la dimensione critica
A che serve la scuola? Si dice spesso riferendosi a "questa" scuola, ritenuta sempre più povera di contenuti. Eppure abbiamo quotidianamente sotto gli occhi a cosa dovrebbe servire. Son proprio i frequenti dibattiti sui giornali a suggerire che spesso a mancare è lo spessore culturale, la capacità di riportare il discorso entro una dimensione critica. È accaduto di recente col Ricciolo di donna e poco prima col Codice da Vinci; accade regolarmente con tante creazioni spacciate per novità quando non sono che pallide e talvolta inconsapevoli repliche (avviene soprattutto nelle scritture) di quanto accaduto decenni e anche secoli fa.
Non ricordo, ad esempio, che parlando della provocazione del Ricciolo sia stata menzionata la ben più forte provocazione (del 1866 e tutt'oggi persistente) di L'origine du monde di Courbet. E per Il codice da Vinci, quando mai s'è rammentato Il Vangelo secondo Gesù di Saramago, dove tra l'altro, in un'opera per molti aspetti poco riuscita, stavano episodi di per sé più blasfemi o dissacranti, quale ad esempio l'iniziazione alla sessualità di Gesù da parte della Maddalena? E si potrebbe continuare.
Dico questo a ricordare come spesso, a mancare, in un dibattito, siano proprio quei riferimenti culturali che contribuirebbero a scalfire il valore di certe provocazioni o il semplicismo di taluni giudizi. Perché son proprio tali lacune culturali a convincere spesso chi "crea" di far davvero del nuovo, considerato tale poi anche da chi l'affronta pseudocriticamente. Ecco: il danno d'una scuola che non sa più trasmettere non dico cognizioni, ma almeno sollecitazioni a riappropriarsi del patrimonio culturale consiste proprio in tale tipo di ricaduta sulla creatività del domani e sulla capacità di valutazione critica già dell'oggi. Esiste insomma un patrimonio culturale di cui non ci si può sbarazzare a cuor leggero. Pena l'illusione di credersi innovatori, quando in realtà altri non s'è che poveri, illusi e ignoranti replicanti.


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