Corriere-Scuole romane "interrogate" sulla riforma
L'ufficio regionale ha precettato dieci istituti superiori "capofila", ognuno dei quali chiama a rapporto elementari e medie da tutto il Lazio Scuole romane "interrogate" sulla riforma ...
L'ufficio regionale ha precettato dieci istituti superiori "capofila", ognuno dei quali chiama a rapporto elementari e medie da tutto il Lazio
Scuole romane "interrogate" sulla riforma
I presidi convocati dal ministero a rispondere sull'applicazione di tutor, portfolio, percorsi personalizzati
"Tutor", "Portfolio", "Percorsi di apprendimento personalizzati". Sullo schermo gigante si susseguono i lucidi che spiegano la riforma Moratti. In "cattedra", ispettori del Miur (Ministero dell'istruzione), funzionari dell'ex provveditorato e il preside "ospitante". Ad ascoltare, tutte, ma proprio tutte, senza eccezione, le scuole romane e del Lazio. Precettate dall'ufficio scolastico regionale per rincorrere una riforma che gli sta pericolosamente scappando di mano. Un'iniziativa lanciata in tutta Italia che ha però visto il Lazio ai primi posti nel raccogliere le richieste del ministro: a dieci istituti superiori "capofila" è stato chiesto di "attivarsi urgentemente" per convocare 24 scuole (primarie e secondarie di primo grado, ex elementari e medie) al giorno. Il gigantesco check up ha avuto inizio il 20 ottobre scorso e proseguirà nelle prossime settimane allo scopo di ascoltare, capire e individuare quali sono le difficoltà nell'applicazione della legge, quali le maggiori resistenze. Parola d'ordine: attenuare le tensioni e per il momento fare marcia indietro sul "tutor" consentendo ancora un anno di sperimentazione in tutte le sue numerose varietà: "tutor "diffuso"", "per gruppi di alunni", "tutti tutor ecc..".
"Si tratta di incontri fortemente voluti dal direttore generale Francesco De Santis - spiega Giuseppe Alesi, preside dell'Antonio De Curtis a Tor Vergara e componente del nucleo di supporto alla diffusione della riforma - per offrire un punto di riferimento a chi lo vuole. Purtroppo si è visto di tutto, capi d'istituto che hanno scritto documenti contro questa legge, lo scontro con la Cgil che non credo, sulla scuola abbia mai avuto una posizione così dura. A me preoccupa la lontananza da ogni forma d'innovazione da parte del corpo docente. Si fanno critiche ideologiche, politiche, ma credo che il 70, l'80% di loro non l'abbia nemmeno letta".
Ma c'è anche chi la riforma l'ha letta attentamente ed è impaziente di essere convocata per "scaricare" tutte le sue perplessità. "Innanzitutto questa fase di ascolto e sperimentazione si sarebbe dovuta fare prima dell'approvazione di una legge, dei decreti attuativi e di una circolare applicativa - sottolinea Maria Antonietta Vergani, dirigente dell'istituto comprensivo Borsi-Saffi in via Tiburtina - ma non credo nemmeno che queste riunioni servano a chiarire qualcosa. Il problema infatti, non è applicare o meno la riforma, ma comprenderne i contenuti. L'ufficio scolastico regionale su alcuni punti, come il portfolio che dovrebbe "forse" sostituire la pagella, non si è ancora pronunciato, ma non sono dettagli di poco conto. E se non riusciamo a capire noi presidi, come possiamo convincere i nostri insegnanti? Mancano indicazioni precise, siamo disorientati, c'è un'enorme confusione. E le reponsabilità sono enormi. Il portfolio ad esempio, è uno strumento fantastico ma anche pericolosissimo. E' qualcosa di diverso dalla "valutazione didattica" ma entra nel merito della personalità del bambino. Ci vorrebbero criteri uniformi su come redigerlo e anche con quali limiti".
Maria Luisa Viozzi, preside dell'istituto comprensivo "Vincenzo Pacifici" di Tivoli, è tra quelle già ascoltate dai vertici del ministero: "Purtroppo invece di ottenere risposte, ci siamo lasciati con nuove domande - racconta Viozzi - come il portfolio, che non è ancora definito, mentre sono state abolite le schede di valutazione. Ma anche sulle ore opzionali che comportano una notevole complessità organizzativa e ancora una volta il "tutor": i miei 80 insegnanti hanno adottato una posizione "attendista". Innanzitutto manca la formazione, poi c'è un conflitto insanabile: per i sindacati si tratta di un "nuovo profilo" lavorativo e quindi oggetto di contrattazione, per il Miur questa figura è una semplice funzione aggiuntiva".
Flavia Fiorentino
Cronaca di Roma