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Corriere: Scuole medie sempre più dure I bocciati crescono del 55%

Il boom in un anno. Ora 7 su 100 non vengono promossi

13/06/2009
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Corriere della sera

Le nuove regole La Gelmini aveva annunciato maggiore rigore

MILANO — È l’effetto riforma. A lungo atteso, contestato e temuto. Gli studenti «pagano » la linea dura a scuola. Non soltanto alle superiori, ma anche alle medie. Del resto il ministro all’Istruzione Mariastella Gelmini era stata chiara: ritorno a una valutazione più attenta e più severità nei giudizi. E questo è il risultato: 70 mila i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado che non sono stati ammessi alle classi successive contro i 45 mila dello scorso anno. Il 55 per cento di respinti in più rispetto a dodici mesi fa.

Da Nord a Sud, crescono le famiglie che dovranno fare i conti con l’amarezza e la delusione di una bocciatura. I primi dati del ministero (600 scuole) sottolineano il record. Ha superato la prima media il 93,1 per cento contro il 96,4 dello scorso anno. Stessa situazione in seconda: 93,8 per cento contro il 95,9. Si passa quindi da un 3 per cento di «fermati» al 7%, su oltre un milione e 100 mila studenti. L’uno per cento, cioè quasi 10 mila alunni, è stato respinto solo per il 5 in condotta. Per il ministro Gelmini «non si può pensare di educare meglio i ragazzi solo promuovendoli. Così vengono aiutati nel percorso educativo ». Una tendenza che, però, non piace al ministro della Gioventù, Giorgia Meloni: «Una buona scuola non si fa soltanto con le bocciature». E ricorda agli insegnanti «il ruolo educativo dell’istituzione, molto diverso dall’applicazione di schemi freddamente nozionistici ». La crescita fa sospirare anche i presidi. A cominciare da Francesca Lavizzari, a capo dell’Istituto comprensivo Cavalieri di Milano: «I respinti? Non si poteva fare altrimenti ». Solo in prima, il quaranta per cento di fermati in più. «È meglio intervenire all’inizio del progetto formativo piuttosto che quando sono più grandi. Comunque, abbiamo seguito le indicazioni del ministero». Meno ligio il dirigente dell’istituto Gandhi di Firenze, Carlo Testi. Più che altro per una questione di necessità. «Le nostre classi sono già troppo piene. E avere molti respinti avrebbe significato il caos. Poi non sempre la bocciatura è la giusta soluzione, soprattutto nei soggetti più difficili». Ma in alcuni casi non si può evitare. «Ci sono stranieri che non frequentano. Ragazzi che non si interessano ». Per questo Giovanni Schiavone, a capo dell’istituto comprensivo Irnerio a Bologna, non ha avuto scelta. «Alcuni li ho dovuti respingere, l’impegno è tutto». Posizione simile per Rita Quagliarella. Lei, a capo del Vobio- Colletta di Napoli, ha cercato di aiutare i ragazzi. Ma alla fine «il 12 per cento, in prima media, proprio non era il caso passasse». Sono sempre scelte difficili. A maggior ragione se riguardano i più giovani. «Purtroppo abbiamo dovuto fermare anche quattro bambini delle elementari. Le famiglie hanno capito e spero in una loro collaborazione».

Non tutti i genitori però sono così presenti. Per questo il provveditore di Bari, Giovanni Lacoppola, li richiama: «Se si usano le scuole come parcheggi, non bisogna stupirsi del cattivo andamento scolastico dei figli». Anche qui bocciati. Così come a Venezia. Carlo Paladini, preside della media Trentin, è soddisfatto: «Abbiamo evitato l’effetto riforma, grazie ai corsi di recupero ».


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