FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3860927
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: Scuola, escono 42 mila docenti

Corriere: Scuola, escono 42 mila docenti

Le cifre La riduzione di personale farà risparmiare allo Stato 1.600 milioni. In pensione 32 mila insegnanti

16/04/2009
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Le cifre La riduzione di personale farà risparmiare allo Stato 1.600 milioni. In pensione 32 mila insegnanti

Gli studenti Nel 2009-2010 il numero degli iscritti aumenterà soprattutto al Nord. Calo di alunni al Sud

I tagli regione per regione: Campania in testa Più richieste di tempo pieno. Il ministero: accolte

Maestro unico, cinque in condotta, antici­po alle elementari, inglese potenziato alle me­die, educazione alla cittadi­nanza, 350 istituti accorpati. Scuola, si cambia. E si taglia. O, se si preferisce, si raziona­lizza. Con una riduzione di 42 mila docenti che farà rispar­miare allo Stato 1.600 milioni di euro nel 2009-2010, 3.200 milioni nel prossimo trien­nio. Meno prof e più studenti (aumentano di circa diecimi­la unità). Ma il ministro Ma­riastella Gelmini assicura: «La riorganizzazione della spesa per la scuola ci consen­tirà di avere più risorse per i laboratori, per le strutture, per aumentare il tempo pie­no ». Presa di posizione. Che non convince i sindacati: «È tutto da vedere».

Le regole

Nessuno lo ha nascosto. «Saranno lacrime e sangue», è stato detto fin dalla firma della legge 133, la Finanziaria varata nell’agosto 2008. E co­sì è stato. Anche per il mon­do della scuola. La circolare ministeriale dello scorso 2 aprile non lascia dubbi: 6 mi­la e cento prof in meno in Campania, 4 mila in Puglia, oltre 5 mila in Sicilia, 2.700 in Calabria, 4.800 in Lombardia. In totale, 37 mila posti ridotti in organico di diritto (e cioè quello definito sulla previsio­ne degli iscritti) e altri 5 mila stipendi rosicchiati in organi­co di fatto (quello «corretto» ogni anno a settembre). E tut­to sommato è andata meglio del previsto: grazie allo slitta­mento della riforma delle su­periori — posticipata al 2010 — il ministero dell’Istruzione ha potuto sottrarre alla scure della legge 133 altri cinquemi­la posti di lavoro. In più, i 32 mila docenti che a settembre andranno in pensione do­vrebbero ridurre gli effetti dei tagli sui supplenti annua­li.

Risparmi, si parte. Del re­sto il ministro Gelmini lo ha sempre detto: «Il 97 per cento della spesa della scuola è de­stinata agli stipendi dei do­centi. Per investire nella quali­tà non ci resta che il 3 per cen­to, laddove altri Paesi Ocse hanno a disposizione il 20. Ebbene, liberando queste ri­sorse noi potremo spendere meglio». La macchina è parti­ta. Il più penalizzato, il Mezzo­giorno. La colpa è da attribui­re al calo delle nascite: «Pur­troppo — dicono i presidi campani — a differenza delle Regioni del Nord, non possia­mo contare sulle iscrizioni dei giovani extracomunitari. Perdendo alunni, perdiamo anche insegnanti».

I due moschettieri

Ammettere che sì, i tagli ci sono. E confermare che però non cambia niente, che l’of­ferta formativa resta intatta e che i genitori devono stare tranquilli. La missione — non semplice — è stata affida­ta a due superesperti del mini­stero, i direttori generali Lu­ciano Chiappetta e Giuseppe Cosentino. I due stanno giran­do l’Italia per incontrare sin­dacati, direttori regionali, ad­detti ai lavori. Armati di pa­zienza, tabelle e quadri orari, riepilogano numeri e proget­ti. Primo: «Le riduzioni di or­ganico non toccano il tempo scuola ma vanno a drenare le ore che i docenti hanno sem­pre impiegato in supplenze e compresenze». Secondo: «Non sono tagli indiscrimina­ti, abbiamo tenuto conto de­gli indici di industrializzazio­ne delle città, delle aree debo­li, di quelle montane, delle piccole isole, delle zone a for­te processo migratorio o con elevati tassi di dispersione».

Il nodo del tempo pieno

Triplo salto mortale. Che di­venta quadruplo quando si tratta di tempo pieno, il nodo di quest’anno. Sparite le com­presenze — «e quindi le fon­damenta del modello didatti­co che il resto d’Europa ci ha sempre invidiato», protesta­no i comitati anti-Gelmini— le direttive ministeriali dico­no così: «Nulla è innovato per quanto riguarda il tempo pieno. Restano pertanto con­fermati l’orario di 40 ore per classe comprensivo del tem­po dedicato alla mensa e l’as­segnazione di due docenti per classe».

Garanzie. E un’offerta varie­gata: quest’anno, per l’iscri­zione alla prima elementare si potevano richiedere 24 ore settimanali, 27, 30 e 40. Venta­glio ampio, scelta univoca: so­lo il 3,8 per cento delle fami­glie ha preferito un orario in­feriore alle trenta ore. Succes­so del tempo pieno. Che a Mi­lano è passato da 91,19 per cento delle richieste al 91,94 per cento. Ma anche nelle Re­gioni del Sud c’è stato un boom (a Palermo si passa dal 2 al 3 per cento). E allora? Co­me si concilia il picco di gradi­mento per l’orario lungo con i tagli? Risposta: eliminate le quattro ore di compresenza (in cui i due insegnanti della classe partecipavano insieme alla didattica), sfruttati «tutti i residui possibili», grattata via la concomitanza tra mae­stro della classe e insegnante di religione o specialista di in­glese, conteggiato solo il «net­to » del lavoro dei docenti, au­mentato il numero di alunni per classe, «i conti tornano». «Al punto che — aggiunge Chiappetta — siamo riusciti a incrementare il numero di sea 40 ore». Per la precisio­ne, spiegano da Roma, le clas­si a tempo pieno saranno 2.500 in più rispetto allo scor­so settembre per un totale di circa 36 mila. Un aumento del 20 per cento. Non succedeva da nove anni.

Curiosità: Milano, capitale del tempo pieno, è anche la provincia che ha la maggior richiesta delle 24 ore. Il moti­vo lo spiegano i dirigenti sco­lastici: «Le famiglie con teno­re di vita elevato preferisco­no organizzare il pomeriggio dei figli con attività a paga­mento ».

Comitati e genitori

Non si fermano le polemi­che sui tagli. I genitori di Rete­scuole minacciano un ricorso al Tar, a Padova e provincia, denunciano i sindacati, salta­no 356 classi a tempo pieno, si moltiplicano mozioni e pe­tizioni, i professori delle me­die («le più penalizzate dalla mannaia, si riducono perfino le ore di italiano») si stanno organizzando in comitati. «Sarà una scuola più pove­ra », denuncia Mimmo Panta­leo, segretario generale della Flc lavoratori della conoscen­za Cgil. «Il Mezzogiorno, che subisce il 40 per cento di ta­gli, è in ginocchio, aumenta il rapporto tra prof e alunni e così il numero di studenti per classe». Ancora: «Ai 42 mila insegnanti tagliati si aggiun­gono 15 mila tecnici. Trenta­mila supplenti annuali saran­no sbattuti fuori dalla scuo­la ». Le richieste della Cgil: am­mortizzatori sociali e l’immis­sione in ruolo di tutto il per­sonale precario. «L’unico filo logico di questo governo è la riduzione dei costi. Non ab­biamo visto nessuna rifor­ma ».

È più ottimista Bruno Iada­resta, responsabile scuola del Moige, il Movimento Italiano Genitori: «Accogliamo positi­vamente le novità introdotte dalla riforma Gelmini. L’op­portunità di scegliere diversi modelli orari è un importan­te aspetto di partecipazione attiva delle famiglie. Bene an­che il maestro unico». Conclu­sione: «Siamo d’accordo con la riduzione degli orari del tempo ordinario, ma sottoli­neiamo la necessità che a que­sta novità venga affiancato un allargamento delle classi a 40 ore, offerta necessaria per rispondere alle esigenze so­ciali delle famiglie d’oggi e al­lo stesso tempo possibile so­luzione di assorbimento de­gli insegnanti che si sono vi­sti tagliare il proprio posto di lavoro».

Annachiara Sacchi

Il ministro

Mariastella Gelmini: «La riorganizzazione della spesa ci permetterà di avere più risorse per i laboratori, per le strutture, per aumentare il tempo pieno»


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

SFOGLIALO IN ANTEPRIMA!