Corriere: «Scuola e famiglia in conflitto. Per colpa dei genitori»
Per Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp),
«Scuola e famiglia in conflitto. Per colpa dei genitori»
ROMA — Un preside malmenato dal padre e dal nonno a Bari, un prof di ginnastica aggredito da due genitori nel Ferrarese tre giorni fa, un mese addietro un altro pestato a Torino da tre suoi alunni, una supplente che ferisce con le forbici un bambino, disabili umiliati dai compagni, baby-bullismo, episodi a «luci-rosse». Da settembre la cronaca della normalità quotidiana della scuola pullula di fatti anomali, tutti accumunati da comportamenti violenti.
Cosa sta accadendo?
«La scuola e la famiglia sono in conflitto».
Per Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp), dietro lo stillicidio di episodi inquietanti che coinvolgono genitori, studenti e prof c'è uno scollamento, una rottura. «Molte famiglie — spiega Rembado — hanno abbandonato la loro responsabilità educativa e difendono ad oltranza i comportamenti sbagliati dei figli per ottenere un po' di consenso. Ma in questo modo diseducano».
Una volta non era così. La scuola era vista come un luogo di promozione sociale, prof e presidi erano rispettati, talvolta addirittura temuti.
«Sembra che oggi in molti genitori l'interesse per la scuola sia in calo. Si chiede soprattutto un titolo e nessuna seccatura. In taluni genitori si avverte un'inconsapevolezza totale, che si esprime anche attraverso la violenza verso chi si sforza di fare il bene dei loro figli».
Il numero di episodi, in costante crescita, non induce a previsioni ottimistiche. Occorre intervenire ma in che modo?
«Suggerisco due cose. Si può imparare ad essere un buon genitore. Ci sono associazioni, formate da padri e madri, che svolgono questo compito ma purtroppo si tratta di esperienze limitate. Inoltre famiglie e insegnanti dovrebbero incontrarsi più spesso, e in modo non formale, per discutere gli obiettivi formativi e i comportamenti corretti da tenere in ambito scolastico».
Al ministero l'allarme è già suonato. Il ministro Fioroni ha preso diverse iniziative contro il bullismo, dal numero verde al portale.
«Bisogna dare atto al ministro di essersi mosso, ma si tratta di misure esterne. Alle scuole servono esperti, psicologi e altro ancora, che agiscano all'interno e risorse».
I docenti da soli non ce la possono fare?
«Il problema sta diventando sempre più allarmante e per risolverlo dovremmo contare su professori non solo preparati ma anche dotati di una forte personalità per affrontare ragazzi difficili, spesso aggressivi e demotivati e famiglie disinteressate. Insomma servirebbe una selezione, ma oggi si punta soprattutto all'assorbimento del precariato. Nella realtà l'età media dei docenti è elevata — quindi esiste un forte distacco tra generazioni — inoltre si sentono abbandonati e senza alcun riconoscimento per la propria funzione».
Dietro l'alta domanda di pensionamenti nella scuola c'è anche stanchezza e delusione degli insegnanti nei confronti di un mestiere sempre più difficile?
«Certamente. L'insegnante percepisce che i genitori e i ragazzi considerano la scuola poco importante, che l'acquisizione delle competenze non conta ma conta solo la promozione ».
«Servirebbe anche una selezione dei docenti, ma oggi si punta soprattutto all'assorbimento del precariato»