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Corriere-Sapienza, la protesta dei ricercatori: "Blocco a oltranza"

Prorettore: "Intervenga il Senato" Sapienza, la protesta dei ricercatori: "Blocco a oltranza" A rischio i corsi in molte facoltà tranne Scienze politiche e Giurisprudenza "Quello che d...

09/10/2004
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Corriere della sera

Prorettore: "Intervenga il Senato"

Sapienza, la protesta dei ricercatori: "Blocco a oltranza"

A rischio i corsi in molte facoltà tranne Scienze politiche e Giurisprudenza

"Quello che delibera il Senato accademico non ci interessa: la nostra protesta andrà avanti a oltranza, i ricercatori non torneranno in aula a fare lezione". Nelle parole di Marco Merafina, del coordinamento dei ricercatori, c'è la situazione della Sapienza: giovedì, il Senato ha sì votato per la ripresa delle corsi - il cui inizio era stato rinviato per protesta contro il ddl Moratti - ma questa decisione rischia di essere vanificata dalla posizione dei ricercatori. "Ingegneria, le due Psicologia, Architettura, Lettere, non possono permettersi di andare avanti senza di noi. Anche a Fisica creeremo più di un problema. E a Scienze Biologiche e Informatica non ne parliamo neanche, senza di noi si paralizzano. In sintesi, si fa prima a dire chi non si ferma: Scienze Politiche e Giurisprudenza". All'elenco delle facoltà bloccate per protesta si è aggiunta anche la Prima di Medicina. Nella Seconda, al Sant'Andrea, ieri assemblea e proclamazione dello stato di agitazione. Nei fatti, tutto l'ateneo è così, agitato. Nelle altre due università della Capitale, "la protesta deve ancora decollare: a Roma Tre è con noi la facoltà di Scienze, e un paio sono bloccate a Tor Vergata". Alla Sapienza, invece, la situazione è decisamente più complessa: "Il Senato ha deciso di dare inizio all'anno accademico, ed è evidente che i professori di prima e seconda fascia si adegueranno, proveranno a far partire i corsi. Per noi, però, non ci sono motivi per smettere di protestare e tornare in aula - dice Merafina - e sia chiaro che in questo i ricercatori sono decisi": ne hanno parlato ieri in una riunione che è durata dalla mattina fino a metà pomeriggio. Alla fine, l'annuncio: diserteranno aule e cattedre. "A oltranza".
Che il problema sia "serio", lo ammette anche il prorettore Gianni Orlandi: "Altroché, quella dei ricercatori è una componente essenziale, basti pensare che per far andare avanti i corsi abbiamo fatto ricorso anche ai contratti esterni. Il ruolo dei ricercatori è dunque fondamentale per far partire i corsi". Difficile capire adesso cosa accadrà: "Se davvero i ricercatori non torneranno a fare lezione, quasi tutte le facoltà saranno in seria difficoltà". La situzione, spiega il prorettore, sarà valutata caso per caso: "I consigli di facoltà devono capire cosa li attende, e prendere decisioni. È chiaro che l'assenza dei ricercatori creerà scompensi". E dunque: i corsi riprenderanno come previsto dal Senato accademico? "Non in modo uniforme. Senza questa componente della docenza, le lezioni riprenderanno in modo disarticolato, qui sì e là no. Così alcuni studenti avranno garantito il loro diritto allo studio e altri no, senza alcuna considerazione di merito, si tratterà di fortuna". È fin troppo semplice immaginare cosa significhi per un ateneo come La Sapienza: "La decisione dei ricercatori è in aperto contrasto con quanto deliberato dal Senato accademico. È l'ennesimo segnale di un disagio grave".
Alessandro Capponi


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