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Corriere-Roma-Tremila professori in fuga per la pensione

Scuola: l'allarme sugli esodi lanciato dai sindacati. I presidi: "Non è solo questione di anzianità ma di precaria identità professionale" Tremila professori in fuga per la pensione Raddopp...

31/01/2006
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Corriere della sera

Scuola: l'allarme sugli esodi lanciato dai sindacati. I presidi: "Non è solo questione di anzianità ma di precaria identità professionale"
Tremila professori in fuga per la pensione
Raddoppiato quest'anno nella Capitale il numero di insegnanti decisi a mollare
Oltre tremila professori romani hanno fatto domanda per andare in pensione. A lanciare l'allarme sono i sindacati della scuola, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle richieste, il 10 gennaio scorso. Quest'anno sarebbe quindi raddoppiato il numero dei docenti decisi a lasciare l'insegnamento: una situazione che rischia di aprire gravi vuoti di organico nelle scuole capitoline. Per i presidi non si tratta soltanto di una questione di anzianità: "Quello che li preoccupa è la precaria identità professionale, con la sempre più prossima entrata in vigore della riforma". I sindacati chiedono con insistenza più immissioni in ruolo per coprire le cattedre vacanti e un sistema pensionistico con maggiore flessibilità in vista del grande esodo dalla scuola dei molti professori anziani .

Scuola, raddoppiati gli insegnanti in fuga
Sono oltre tremila ad aver presentato la domanda per andare in pensione
Docenti in fuga verso la pensione. Quest'anno a Roma e nel Lazio hanno deciso di lasciare la cattedra circa tremila insegnanti, il cinquanta per cento in più rispetto all'anno scorso. All'Ufficio Pensioni dell'ex Provveditorato della Capitale e nelle altre sedi della Regione si sta lavorando da giorni per smaltire le migliaia di richieste dei docenti consegnate alle scuole entro lo scorso 10 gennaio. "La grande fuga" dei professori ha sostanzialmente due cause: l'anzianità dei docenti (uno su due ha più di 50 anni) e le incertezze sul nuovo sistema pensionistico, che entrerà in vigore a partire dal 2008. Adesso invece i professori hanno la possibilità di lasciare a 57 anni e 35 di contributi. Con il nuovo regime, dovranno maturare 40 anni di contributi per lasciare a 57. Oppure si potrà andare in pensione a 60 anni con 35 di contributi.
"Sulle domande di pensionamento - hanno sottolineato, dati alla mano, dalla Uil Scuola - Roma rispetto alle altre città italiane fa un po' la parte del leone, anche se il record di addii dovrebbe spettare alla Campania". Ma quali sono i professori, che più di altri, decidono di lasciare? Dalle domande presentate quest'anno, emerge con chiarezza che i più "stanchi" sono gli insegnanti di matematica e italiano che sono in ruolo alle secondarie (le ex medie). E, per quanto riguarda le superiori, il numero maggiore di coloro che decidono di abbandonare la cattedra è senza ombra di dubbio quello dei professori di latino e greco. A incidere sugli abbandoni, in alcuni casi, è anche (se non soprattutto) lo stipendio che per un professore, con poca prospettiva di carriera, di solito è di appena 21.893 euro annui.
Il grande esodo, in molte scuole, è cominciato già dall'anno scorso. "Siamo passati - osserva Leandro Cantoni, preside dell'Istituto professionale Cattaneo con sedi a Testaccio e al quartiere Laurentino - da una o due domande a otto-nove. E il paradosso è che vanno in pensione i più giovani e i più in gamba, quelli cioè che hanno 57 anni, mentre chi ha già superato i 60 chiede spesso il prolungamento", aggiunge il docente. "A 57 anni, si ha ancora l'entusiasmo per svolgere un'altra attività o, più semplicemente, per dedicarsi un po' di più a sé stessi o alla famiglia".
La questione pensioni preoccupa i sindacati, che chiedono con insistenza più immissioni in ruolo per coprire le cattedre vacanti e un sistema pensionistico con maggiore flessibilità in vista del grande esodo dalla scuola dei molti professori anziani "anche se a 60 anni - spiega Saverio Pantuso, della Uil Scuola di Roma e del Lazio - non avranno raggiunto i requisiti per lasciare la scuola. Molti di loro infatti entrano in ruolo solo dopo i 40". E proprio uno studio della Uil Scuola conferma, infatti, che ben la metà del corpo docente ha superato i 50 anni e che nel 2015 l'età media si avvicinerà ai 55 anni.
Soltanto l'1,7% avrà un'età inferiore ai 35 anni, mentre un insegnante su dieci avrà più di 60 anni. Il futuro invecchiamento dei docenti preoccupa anche Donatella Poselli, presidente dell'Unione Italiana Genitori: "Tra i banchi - dice esortando tutti al massimo impegno - ci vorrebbe uno svecchiamento, con con l'assunzione di nuove leve perché la scuola italiana in questi ultimi anni è molto cambiata e, quindi, qualche giovane in più non ci starebbe male: nelle aule, secondo uno studio recente della Swg, sono aumentati i figli degli extracomunitari, si parlano 113 lingue e si professano 16 religioni".
Attualmente, la classe di docenti fino a 25 anni è praticamente scomparsa e, come se non bastasse, in un quadro generale che si prospetta certamente complicato, quella da 26 a 30 si è di fatto dimezzata. Infine, il trentenne di ruolo, soprattutto quello impegnato nell'insegnamento di materie scientifiche, è introvabile. E chi è intorno ai 60 anni, ogni volta che sente ventilare l'ipotesi del blocco del Tfr (Trattamento di fine rapporto) non ci pensa due volte ad andare in pensione.
Di ciò è convinto il preside del liceo scientifico Newton Mario Rusconi, che è anche vice presidente dell'Associazione Nazionale Presidi: "Da un po' di anni a questa parte nelle scuole la cerimonia più importante dell'anno è diventata la festa di pensionamento dei professori, con tanto di regalo e rinfresco a cui patecipano anche bidelli e studenti. Ma - aggiunge Rusconi lanciando un monito - se, da una parte, le molte richieste sono motivate dall'anzianità, è inutile nascondere che, ormai, in buona parte della classe docente si nota una certa disaffezione al ruolo dovuta a una sempre più precaria identità professionale e a un contratto che i sindacati hanno costruito sul modello femminilizzato della professione part-time. Purtroppo - incanza Rusconi - la formula dello stipendio basso in cambio di "molto tempo libero", si paga cara".

Flavia Fiorentino Anna Merola


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