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Corriere/Roma: L'assedio dell'Onda Ironia, cori e striscioni

Questi scudi in gommapiuma sono simbolici, ci difende la cultura. È la migliore dimostrazione di intelligenza che l'Onda potesse dare

15/11/2008
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Corriere della sera

«Né rossi né neri, liberi pensieri», «Prendiamoci il Palazzo» Corteo senza grandi tensioni, niente cordoni né zona rossa

Questi ragazzi non vogliono padrini, cantano al Palazzo: «Siete voi, siete voi, la vergogna dell'Italia siete voi»

C'è una trattativa neanche troppo segreta, tra polizia e manifestanti, che dura due giorni: da giovedì, l'accordo si chiude in prima mattina, ed è in quel momento che si capisce che non ci saranno scontri, violenze, battaglie. Piazza Montecitorio è l'obiettivo per gli studenti, ma lungo la strada non ci sono «zone rosse», neanche cordoni della polizia. Via di Torre Argentina, dietro Feltrinelli, è il vicolo scelto - e concordato per deviare il corteo e portarlo a Montecitorio: sono le 13,29 quando gli universitari entrano lì, seguiti da fotografi e giornalisti, ma né attesi né seguiti dalle divise. Alle 13,41, ecco l'ingresso nella piazza della politica. Il coro di debutto è un chiarissimo «andate a lavorare». Di parlamentari in giro, neanche uno. E però, da lì al tardo pomeriggio, quella piazza non si svuoterà mai: chi va via lascia il posto a chi arriva. Slogan e striscioni sono sarcastici, taglienti, solo raramente volgari. Questi ragazzi non vogliono padroni né padrini, cantano tutti assieme rivolti al Palazzo: «Siete voi, siete voi, la vergogna dell'Italia siete voi».

Tre cortei in città, ma è quello che arriva dalla Sapienza - con gli universitari di tutto il Paese e gli studenti liceali - a puntare al bersaglio grande, la politica. Ci riescono e, una volta sul posto, lasciano libera l'ironia. Sugli stendardi: «Berlusconi, i tuoi capelli li devi alla ricerca». Nelle parole dei cori: «Occupiamo Montecitorio». Ridono e scherzano, ragazzi e ragazze si fanno fotografare, si fanno seri quando cantano: «Siete tutti pregiudicati», o «Fuori i mafiosi dal Parlamento », o ancora «Meno drogati più laureati». C'è anche Flavia D'Angeli, che per Sinistra Critica si candidò alla presidenza del Consiglio: «Attenzione a dire che questo movimento è apolitico, perché non lo è, è autopolitico. Questi sono ragazzi che sanno cosa vogliono e vanno dritti, non si lasciano strumentalizzare, ma portano a casa risultati: hanno determinato un calo di consenso nel governo e presto otterranno altro». Con la civiltà dimiostrata oggi. Urlano in migliaia: « Università- pubblica/università- pubblica », invitano il governo ad andare «tutti a casa alè, tutti a casa alè», ironizzano verso il Parlamento con uno slogan semplice semplice: «Scemi, scemi, scemi», issano cartelli nei quali il ministro Gelmini sostiene che «la ricerca è vacuità». Hanno tra i sedici e i ventisei anni, forse qualcosa in più: ma è questa la loro idea della politica italiana. «Non ci rappresenta nessuno/non ci rappresenta nessuno». E «Siete bravi solo a rubare». E ancora: «Tutti a casa alè, tutti a casa alè».

E sì che gli scontri erano previsti, temuti, soprattutto dopo la sentenza della Diaz. Invece, la lezione la fanno gli studenti. Anche a chi vuole catalogarli, etichettarli, politicizzarli. Uno stendardo parla chiarissimo: «Fuori i baroni, rossi o neri o a pallini». O uno striscione: «Né rossi né neri ma liberi pensieri». E, sorridendo, i manifestanti propongono di «occupare Montecitorio», precisando più volte che «siamo tutti abbronzati, siamo tutti abbronzati ». Roma Tre arriva nella piazza dopo un corteo lunghissimo, con lo striscione «Roma 3ma, l'onda sale: verso lo sciopero generale». Si vedrà, per ora c'è questa giornata cominciata di buon mattino. Raduno sotto la statua di Minerva. Ognuno con i propri striscioni, per poi partire in corteo. E la città universitaria è letteralmente invasa. Giovedì notte, fino alle prime luci dell'alba, è stato un continuo viavai di cori e mini-cortei delle delegazioni arrivate nel primo ateneo capitolino con qualsiasi mezzo: macchina, bus, treno. «Chi aspetta la bassa marea sarà sommerso per primo», è la scritta che gli studenti di Ingegneria calano dalla balconata di San Pietro in Vincoli. L'Onda romana preparava la grande mareggiata da giorni: assemblee, riunioni interateneo, tamtam multimediale. L'hanno studiata e la volevano così, pacifica e senza disordini. Ma visto che di «Onda anomala» si tratta, il deflusso è stato imprevedibile. Da via Labicana a viale Manzoni, cambio di rotta verso via di Porta Maggiore, per bloccare il traffico in direzione tangenziale est. Il ritorno alla Sapienza aveva il sapore di un traguardo raggiunto «che però è solo l'inizio», dice al megafono Francesco Raparelli, dottorando in Filosofia.

Alessandro Capponi Simona De Santis

Silvia Di Possio

Lorenzo Palmisano


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