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Corriere-Roma-I presidi: per la riforma neanche un euro

Apertura dell'anno scolastico nel segno dell'incertezza per i 220 mila bambini delle elementari del Lazio I presidi: per la riforma neanche un euro Scuola: mancano fondi per il tempo pi...

21/08/2003
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Corriere della sera

Apertura dell'anno scolastico nel segno dell'incertezza per i 220 mila bambini delle elementari del Lazio

I presidi: per la riforma neanche un euro

Scuola: mancano fondi per il tempo pieno, l'inglese, i laboratori d'informatica

Il prossimo 15 settembre, 220 mila bambini delle elementari torneranno a scuola all'insegna dell'incertezza. Alla riforma Moratti mancano i decreti attuativi e la sua applicazione è demandata al collegio docente secondo le risorse disponibili e le singole interpretazioni. "Non è stato presentato neanche il piano finanziario - spiega Antonio Petrolino, presidente dei presidi di Roma - per cui è materialmente impossibile che arrivino fondi supplementari. Tutto è demandato all'opera di volontariato degli insegnanti". Per far fronte all'inglese già in prima e seconda, come dettato dalla riforma, non c'è altra strada che "togliere" qualche ora dal secondo ciclo, mentre quasi ovunque mancano i computer per le lezioni d'informatica. Una confusione che ha portato solo il 25 per cento dei potenziali "aventi diritto" a iscrivere i figli in prima a 5 anni e mezzo. Ma a preoccupare le famiglie è soprattutto la paura di non riuscire ad ottenere il "tempo pieno", la possibilità di lasciare i figli a scuola fino alle quattro del pomeriggio. Elementari, "tempo pieno" e inglese le incognite

La diffidenza dei genitori: solo un bambino su quattro è stato iscritto in prima a 5 anni

Il "tempo pieno" è un'incognita, le ore d'inglese non sono garantite, i locali dove dovrebbero nascere i laboratori d'informatica sono stati destinati ad aule aggiuntive per il mini "baby boom" che comincia a farsi sentire. Il ritorno a scuola il prossimo 15 settembre per 220 mila bambini delle elementari si presenta all'insegna dell'incertezza. I decreti attuativi della riforma Moratti non sono stati fatti e la decisione se e come mettere in atto le indicazioni del ministro, spetta ai collegi dei docenti che però, nella maggior parte dei casi, non si sono ancora riuniti e dovranno farlo tra il primo e il 15 settembre. "Un arco di tempo troppo breve per metter su un nuovo apparato didattico - spiega Antonio Petrolino, presidente dell'associazione presidi di Roma - soprattutto se si pensa che si dovrà contare quasi esclusivamente sulla disponibilità degli insegnanti a fare opera di volontariato perchè di soldi, in pratica, non ce ne sono". Il 15 luglio scorso, infatti, sono scaduti i termini per la presentazione del piano finanziario che avrebbe dovuto destinare fondi all'attuazione della riforma. "Ad oggi non è stato versato un euro per le nuove attività previste dalla Moratti - aggiunge Petrolino - ma esistono ancora dei finanziamenti, anche se esigui, che risalgono alla riforma Berlinguer e proveremo ad attingere a quelli". In sostanza, non essendoci i decreti attuativi, tutte le scuole d'Italia si potrebbero trasformare in un gigantesco laboratorio di sperimentazione, a discrezione del corpo docente e delle risorse disponibili. Ed è forse proprio a causa di questa confusione generale che solo il 25 per cento dei potenziali "aventi diritto" ad iscrivere i figli a 5 anni e mezzo in prima elementare ha fatto questa scelta (la riforma prevede due "scaglioni": quest'anno sono ammessi i bambini che compiono i 6 anni entro il 28 febbraio, dal prossimo, entro il 30 aprile, ma resta comunque una facoltà, non un obbligo), contro un 75 per cento che ha preferito attendere che la situazione si chiarisca.
"L'incremento è stato comunque minimo - precisa Petrolino - in quanto, a Roma e nel Lazio c'è sempre stato un quinto di alunni che sceglieva l'"anticipo" attraverso la "primina" o l'espediente della figura dell'uditore. Adesso, più o meno lo stesso numero di candidati, può farlo alla luce del sole". Chi, comunque, ha anticipato i tempi per offrire al piccolo la possibilità di imparare l'inglese o di giocare col computer, potrebbe restare deluso. "È la vecchia storia della coperta troppo piccola che si tira da una parte o dall'altra - dice Petrolino - e sull'inglese l'indicazione del ministero è quella di fare qualche ora in meno nel secondo ciclo, dalla terza in poi dove era già obbligatorio e "spostarla" in prima e in seconda. E anche per l'informatica, le scuole dotate di computer sono ancora molto poche e quando ci sono non si sa dove metterli perchè mancano le aule".
Ma a preoccupare le famiglie, indipendentemente dalla riforma, è soprattutto la paura di non riuscire ad ottenere il "tempo pieno", la possibilità di lasciare i figli fino alle quattro del pomeriggio dentro le mura scolastiche. "Il direttore generale Francesco De Sanctis ci ha assicurato la continuità delle sezioni che erano già partite con il "tempo pieno" - interviene Donatella Poselli, presidente dell'associazione italiana genitori - ma non ci ha dato garanzie per le sezioni aggiuntive, un'incognita che si scioglierà solo a scuola iniziata ma che manda in tilt l'organizzazione, normalmente programmata con mesi di anticipo".


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