Corriere: Pompieri e Protezione civile: «Ecco la mappa dei rischi Il piano è fermo da sei anni»
Non c'è prevenzione incendi nel 75% degli edifici
ROMA — Tre mesi dopo il crollo della scuola di San Giuliano era tutto pronto. La legge per la «messa in sicurezza degli edifici scolastici» fu approvata in fretta e furia, immediatamente stilato l'elenco delle zone a rischio sismico, subito decisi anche lo stanziamento di 13 miliardi di euro, il piano di interventi, addirittura la lista delle scuole con «priorità massima». Sono trascorsi sei anni da quel tragico 31 ottobre quando il terremoto provocò 30 morti, di cui 27 bambini. E non è accaduto più nulla. Gli istituti sono stati abbandonati al degrado, con le conseguenze che adesso appaiono in tutta evidenza.
Una situazione tanto grave da spingere il maggior sindacato dei Vigili del fuoco, il Confsal, a rivolgersi al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e a quello dell'Interno Roberto Maroni affinché «si intervenga immediatamente avviando un piano che preveda la verifica delle attrezzature e delle uscite di sicurezza, la pianificazione delle prove di evacuazione, il controllo di stabilità». Il motivo è in quei numeri che gli stessi rappresentanti dei pompieri forniscono «perché dovrebbero far sobbalzare chiunque sia dotato di un minimo di buon senso».
In Italia ci sono 42.007 scuole pubbliche con un totale di alunni che supera di poco gli 8 milioni. «Il 60 per cento non è dotato di certificati di agibilità statica ed igienico-sanitaria; il 75% non ha quello di prevenzione incendi ». I conti sono presto fatti e confermati dalle mappe del ministero delle Infrastrutture che nel 2002 pianificò i provvedimenti da attuare. Si tratta comunque di stime, perché un'indagine a tappeto non è mai stata fatta, né tantomeno sono stati predisposti accertamenti mirati per la tutela di ragazzi e professori. E perché a questi numeri bisogna aggiungere quelli relativi alle scuole private che, secondo l'ultima rilevazione aggiornata al 2005, sono 14.800.
Il prologo del documento stilato nel 2002, e ribadito quest'anno, è eloquente: «Il patrimonio edilizio scolastico sparso su tutto il territorio nazionale presenta notevoli carenze di carattere strutturale, con punte di estremo degrado in alcune realtà territoriali, per lo più concentrate nel Mezzogiorno d'Italia, e con impatti sulla stessa sicurezza per l'utenza del relativo servizio».
Guida la lista delle regioni dove maggiore è il rischio, e dunque la necessità di interventi, la Sicilia con un preventivo di spesa pari a 2 miliardi e 639 milioni di euro. Segue l'Abruzzo con quasi due miliardi, ma anche il Veneto è in cima alla lista con un fabbisogno che supera il miliardo e duecento milioni di euro.
Secondo le cartine compilate dagli esperti della Protezione civile — che dividono la penisola per zone a rischio sismico — sono ben 22.858, quindi uno su due, gli edifici costruiti su aree dove forte è il pericolo di terremoto. Di queste ben 12.609 si trovano nella «fascia 2», quella più estesa, e la loro messa in sicurezza necessita di un finanziamento di sette miliardi e mezzo di euro. Per avere un'idea di quale sia l'entità degli stanziamenti basta scorrere il decreto firmato dal ministro per la Pubblica Istruzione il 29 luglio 2008 che assegnava a Regioni e Province autonome un totale di appena 97 milioni di euro con 12 milioni alla Campania, poco più di 11 alla Lombardia, quasi 11 alla Sicilia.
I soldi non sono ancora arrivati nelle casse delle amministrazioni, ma — qualora dovessero essere erogati — rappresenteranno comunque una goccia nel mare. Per avere un'idea di quanto esteso dovrebbe essere l'intervento per la messa a norma degli edifici, basta leggere i dati sulla stabilità delle strutture contenuti nell'ultimo rapporto stilato dall'associazione "Cittadinanzattiva" che proprio domani celebrerà la giornata nazionale della sicurezza nelle scuole con manifestazioni organizzate da tempo in tutta Italia. Anche in questo caso si tratta di una ricerca a campione e ciò conferma, come ribadiscono i Vigili del fuoco, la necessità di predisporre un vero e proprio censimento «perché — come sottolinea il segretario generale Franco Giancarlo — siamo siamo stufi di intervenire tra le macerie».
Al primo posto nella classifica dei luoghi più pericolosi interni alle scuole, ci sono le mense: «Nell'11 per cento dei casi sono state allestite in locali impropri, inadeguati e non sicuri. Stessa percentuale per quelle che non hanno l'allaccio all'acqua potabile». Seguono le palestre con «il 19 per cento che ha barriere architettoniche, il 18 per cento con segni evidenti di fatiscenza e il 100 per cento prive di attrezzature adeguate per i disabili».
Fiorenza Sarzanini