Corriere-"Poesie a memoria? Un esercizio per alunni e genitori".
Dopo anni di abbandono, alle elementari torna l'apprendimento mnemonico. I professori: intervengano le mamme. Ungaretti e Montale preferiti ai classici dell'800. "Poesie a memoria? Un esercizio per a...
Dopo anni di abbandono, alle elementari torna l'apprendimento mnemonico. I professori: intervengano le mamme. Ungaretti e Montale preferiti ai classici dell'800.
"Poesie a memoria? Un esercizio per alunni e genitori".
Gli insegnanti: "Non servono costrizioni, l'importante è privilegiare componimenti brevi e farli amare dai bambini".
Riccardo ce l'ha fatta. Il 5 Maggio , per lui, non ha più segreti. Recita orgoglioso tutta la poesia davanti alla maestra e i compagni. Nessun intoppo, nessuna papera, nessun vuoto di memoria. Dopo giorni di sofferenza, di mugugni, di lotte con il libro. Una battaglia vinta da un ragazzino di quinta elementare. E una polemica aperta tra insegnanti, genitori, educatori: è giusto o no imparare le poesie a memoria? C'è il rischio di un effetto boomerang, con il risultato che i bambini di oggi diventeranno, domani, acerrimi nemici di strofe e terzine? O si tratta comunque di un'occasione unica nella vita? "Trovo giusto tornare all'apprendimento mnemonico - spiega la poetessa Vivian Lamarque - lasciando scegliere, però, ai bambini le poesie da imparare. Nessuno canta canzoni che non ama. Ricordo ancora la tortura di collegare tra loro le 27 strofe di Davanti a San Guido e mi torna in mente il ritornello serale ai genitori: me la provi, me la provi? Le mamme di oggi dovranno tornare a farlo". Poesie brevi, suggerisce la scrittrice, in modo che conoscere i versi diventi un piacere. "Altrimenti si rischia il disamore". Memorizzare sì, purché ci sia uno scopo, come la recita, un concerto, la gita in un luogo storico. È questa la tendenza nelle scuole elementari dove la pratica della poesia a memoria, dopo un periodo "buio" torna tra i banchi.
"La poesia - commenta Valeria Scampini, preside della scuola di via Stoppani - è quella cosa che ci torna in mente in certi momenti della vita. E ci aiuta. Senza aver bisogno del walkman. La poesia segna il ritmo, anche quello interiore. Per questo è importante che i bambini imparino ad amarla. Con filastrocche prima e via via con testi più complessi. Il segreto sta nel metodo con cui si insegna: anche le tabelline si imparano con un processo mnemonico".
Torna la poesia in classe, dunque. Non solo a memoria. Sempre meno "L'albero a cui tendevi/ la pargoletta mano" e sempre più Montale e Ungaretti. E, il più amato, Rodari. I nuovi classici sono i poeti del Novecento. "Anche Collodi", racconta Guido Soroldoni, a capo dell'istituto comprensivo di via Adua a Seveso. "Ma soprattutto le filastrocche", continua Rosa Papale, insegnante alla scuola di piazza Axum. "Ed è importante - sottolinea Soroldoni - che non ci sia una ripetizione pedestre, ma un esercizio espressivo. Perché se c'è un modo per far respingere ai bambini una cosa così profonda come la poesia è la costrizione: una delle maggiori responsabilità degli insegnanti, alle elementari come al liceo, è far amare la poesia". Un compito difficilissimo, spiega Pierluigi Rocca, vicepreside della scuola di via Dolci: "La memorizzazione ha senso se ha a che fare con un'esperienza vissuta: se dopo non c'è la recita di classe, la pubblicazione del testo sul sito della scuola, lo sforzo diventa sterile. Ecco, imparare a memoria le poesie non è una modalità didattica scaduta solo se si colloca in una dimensione più ampia "di senso"".
Sostenitrice della poesia a memoria è Cinzia Donnini, insegnante all'elementare di via Crespi: "Le poesie si studiano ancora. Anche quelle classiche. Servono come esercizio mnemonico, ma anche per l'arricchimento lessicale, per dare il senso del ritmo. E i bambini si divertono molto. Un po' meno i genitori: non solo perché ricordano le loro esperienze sui banchi, ma soprattutto perché devono provarle ai figli. Magari alla mattina presto, andando a scuola".
Annachiara Sacchi
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