Corriere: Placido e Verdone si schierano «Siamo vicini agli studenti»
Cinema in campo Al Festival di Roma
ROMA — «Adesso mi sento vicino ai giovani dell'Università. Ma non è una questione di emotività ideologica. È una posizione ragionata. Adesso, poi, sto facendo un film sul '68, per conoscere da vicino quel momento storico, e guardo con sensibilità a quello che stanno facendo gli studenti». Michele Placido, per qualche minuto, diventa l'eroe della fetta di pubblico più giovane che nella Sala Petrassi all'Auditorium di Roma ha seguito la proiezione del Sangue dei Vinti, film di Michele Soavi tratto dal libro di Giampaolo Pansa. Ha appena ammesso di essere rimasto colpito dalle «rivelazioni» contenute nel libro, ha protestato contro «la Repubblica italiana» che non gli ha raccontato una parte della storia del Dopoguerra. Si è anche confessato, durante la conferenza stampa del mattino, ricordando la sua adolescenza da ragazzo del Sud che per giocare a pallone «si iscriveva alla Giovane Italia» e frequentava atenei dove «la maggioranza dei ragazzi militava a destra». Poi dopo, «diventato poliziotto per guadagnare ho incontrato alcuni compagni e ho capito l'orrore del nazismo, i milioni di ebrei mandati a morte. Ho cambiato idea, tutto qui». Adesso, di fronte a Maurizio Gasparri, difende i ragazzi che protestano nelle università e che hanno «occupato » giorni fa anche il Tappeto Rosso dei divi del Festival del Cinema. Applausi, insomma. Ma per una volta l'attore Placido non ne approfitta, fa finta di niente. E si rimette a sedere. Sostegno alla protesta studentesca arriva anche da Carlo Verdone, al Festival per un inedito confronto-duetto su dramma e commedia con Toni Servillo. Ai microfoni del Tg3 il regista-attore romano si dice sicuro che gli studenti che manifestano contro il decreto voluto dal ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini «non abbiano tutti i torti ma diverse ragioni». E prova a suggerire un percorso di avvicinamento tra governo e scuola: «Si lavori a un tavolo come è successo per Alitalia: si dialoga e si trovano soluzioni. Ma niente polizia: significa ritornare nella spirale degli opposti estremismi e si rischia di finire davvero male». Paolo Conti |