Corriere: Ora in Spagna si studia educazione civica Ma i genitori (e la Chiesa) si ribellano
Polemiche per l'introduzione nell'orario scolastico. Zapatero: si insegna soltanto la libertà
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — Una nuova categoria di obiettori di coscienza sta per affiancarsi in Spagna ai medici contrari all'aborto e ai giovani ribelli al servizio militare (quando ancora era obbligatorio). Pochi o tanti che siano, verranno allo scoperto fra meno di due settimane, alla riapertura delle scuole: sono i genitori che si oppongono all'insegnamento dell'educazione civica in classe.
Una «mala educacion», secondo la Conferenza episcopale e il Partito popolare, che accusano il ministero della Pubblica istruzione e il Partito socialista di voler istillare così, nei più giovani, idee troppo progressiste in materia di eutanasia, omosessualità, immigrazione, gravidanza, famiglie allargate. Una «introduzione ai valori civici e ai diritti umani», secondo il governo, che intenderebbe invece riempire una lacuna nei programmi scolastici, lasciata in eredità dal regime di Franco: «L'educazione civica è una materia imprescindibile — ha detto il premier, José Luis Zapatero in Parlamento —. È una materia di insegnamento, non una dottrina. E insegna soltanto la libertà».
Le ostilità tra favorevoli e contrari, in corso ormai da mesi con reciproche accuse di «contrabbando ideologico», si trasformeranno in guerra aperta il prossimo mese, quando un primo contingente di 200 mila studenti di terza media affronterà la nuova materia in sette comunità autonome (rette dai socialisti): Andalusia, Aragona, Asturie, Cantabria, Catalogna, Estremadura e Navarra.
L'arcivescovo di Toledo, Antonio Cañizares, si è appellato alle famiglie degli scolari affinché «non collaborino con il male». La presidente della comunità di Madrid (equivalente alla Provincia italiana), Esperanza Aguirre, altrettanto contraria, ha deciso di avvalersi della facoltà di rinviare all'anno prossimo l'introduzione della nuova materia, perché «tanto nel frattempo il Partito popolare avrà vinto le elezioni e la legge sarà cambiata».
Proprio Esperanza Aguirre, all'inizio dell'estate, aveva ravvivato la polemica intervenendo su alcune letture collaterali consigliate agli insegnanti di educazione civica, come le strisce di «Alì Babà y los cuarenta maricones» (Alì Babà e i quaranta finocchi), del disegnatore Nazario, incentrato sulla vita in un condominio gay di Barcellona. Fatica superflua: per legittimare l'obiezione di coscienza si stanno raccogliendo firme e si preparano i ricorsi alla Corte costituzionale, mentre alcune confraternite religiose minacciano di portare in piazza oltre un milione di manifestanti. Come già accadde a Madrid, nel novembre di due anni fa, contro la riforma scolastica (LOE, Legge organica sull'educazione), intrapresa dal nuovo governo.