Corriere-Non si contesta un reato ma il mio modo di educare
LA REPLICA "Non si contesta un reato ma il mio modo di educare" La presidente lombarda della categoria: sentenza che mette tutti a rischio MILANO - "Rifarei tutto quello che ho fat...
LA REPLICA
"Non si contesta un reato ma il mio modo di educare"
La presidente lombarda della categoria: sentenza che mette tutti a rischio
MILANO - "Rifarei tutto quello che ho fatto, perché qualsiasi altro preside si comporterebbe allo stesso modo". Non ha ripensamenti, Bruno Dagnini. L'ex preside del liceo scientifico Majorana ha accolto con serenità le notizie arrivate dal tribunale di Milano. Nella sua casa di Pogliano Milanese, il dirigente scolastico contesta su tutta la linea l'impianto dell'accusa e delle conclusioni tirate dal giudice Secchi: "Che sapessi io, al Majorana non sono stati commessi reati". E contrattacca: "In realtà, mi si contesta non un reato ma il mio modo di fare l'educatore".
Insomma, per Dagnini è stata la decisione di non agire "da sceriffo" che gli è costata la condanna a un anno e otto mesi. Lui, continua a lavorare. Come dirigente scolastico alle scuole medie elementari di Lainate. È tranquillo e sa che il suo caso farà ancora discutere molto. Come dimostra la presa di posizione di Clara Magistrelli, presidente dell'associazione presidi della Lombardia. "Vorrà dire che ora, dopo la sentenza Dagnini, tutti i presidi sono a rischio. Tutti. Non mi sento di escludere nessuno".
La Magistrelli spiega subito il perché: "Ma sì, noi presidi siamo a rischio per una serie di motivi che chiunque può facilmente comprendere".
Comincia ad elencarli: "Il collega è stato condannato perché secondo il giudice non ha fatto nulla, o non ha fatto abbastanza contro il problema che aveva nell'istituto che dirigeva. Bene, ma come si fa a stabilire, in una struttura complessa come è quella della scuola, cosa siano il "nulla" o l'"abbastanza" in campo educativo? Ma soprattutto come si fa a stabilire quale sia il confine tra fare azioni educative e azioni repressive?".
E chiarisce con un esempio: "Tutti noi educatori, quando ci troviamo di fronte a piantine storte, cerchiamo di aiutarle, non di abbatterle. Soprattutto se si tratta di piantine che stanno crescendo. Chiunque sa bene quanto sia delicato il compito degli educatori che hanno a che fare con gli adolescenti, per i quali la trasgressione e il rifiuto delle regole sono una parte stessa del processo di crescita. Non sempre una denuncia o un provvedimento disciplinare contro gli studenti portano buoni risultati. Anzi direi che non ci riescono quasi mai. Gli approcci educativi, per esser efficaci, devono esser diversi da quelli repressivi, soprattutto con gli adolescenti".
Non che la preside Magistrelli abbia intenzione di mettersi a fare il difensore d'ufficio del collega Dagnini, né tantomeno degli spinelli a scuola:
"Per carità, non voglio entrare nel merito del caso singolo. Il giudice dice che ci sono state omissioni, sta a lui giudicare. Ma quel che mi preoccupa è che una sentenza costituisce comunque un precedente. Per questo resto così sconcertata". Secondo Clara Magistrelli il preside rischia di diventare un burocrate, "contento dei pezzi di carta firmati e riposti nei giusti schedari. E dei problemi veri dei ragazzi, ci si pensa solo se c'è tempo e se non si rischia nulla".