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Corriere: Nicolais: 3-400 mila di troppo tra i dipendenti pubblici

Luigi Nicolais (Ds), nella sua prima intervista da quando è ministro della Funzione pubblica

25/06/2006
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Corriere della sera

ROMA - «Condivido lo spirito delle proposte che Cgil, Cisl e Uil avanzano nella loro lettera». Ministro, i sindacati chiedono un piano di esodi incentivato, l’assunzione di almeno 300 mila precari e che non ci sia alcun blocco dei contratti. E lei è d’accordo?
«Sì, ma le spiego perché - risponde Luigi Nicolais (Ds), nella sua prima intervista da quando è ministro della Funzione pubblica -. Innanzitutto mi pare che ci si muova in una logica di concertazione, che io ho subito avviato incontrando i sindacati e proponendo loro 4 tavoli di approfondimento. Poi, gli argomenti trattati nella lettera sono gli stessi dei quali abbiamo convenuto di discutere. Ora si tratta di entrare nel merito».
Proviamoci. Lei è d’accordo con l’idea di un piano di esodi incentivato per ridurre i dipendenti pubblici?
«È una buona idea, rientra nella politica che io stesso ho proposto. Noi abbiamo bisogno di ridurre gli organici della pubblica amministrazione e di ringiovanirli. Il piano proposto dai sindacati può essere la strada per farlo».
Ma chi paga? Il rischio è che l’incentivo gravi quasi interamente sullo Stato.
«Certo, per questo ho detto che c’è bisogno di un approfondimento. Dobbiamo fare i conti».
Oggi i dipendenti pubblici sono quasi 3 milioni e mezzo. Di quanto bisognerebbe ridurli?
«Di 3-400 mila unità».
In quanto tempo?
«Nell’arco di 6-7 anni».
E si fa con gli esodi incentivati?
«Ripeto: con i dovuti approfondimenti è una strada percorribile».
E i centomila prepensionamenti proposti dal suo collega di partito Nicola Rossi?
«Mi sembra un’idea semplicistica. Lei prima ha sollevato il problema dei costi degli esodi. Bene: per i prepensionamenti probabilmente sarebbero ancora maggiori. E poi non mi convince l’idea di prendere tutti i più anziani e mandarli a casa. Così si disperde un patrimonio di conoscenze che poi ci vogliono decenni a ricostruire».
Allora cosa propone?
«Di non generalizzare. In alcuni settori della pubblica amministrazione possono esserci esuberi in altri settori carenze d’organico. Un piano di esodi incentivati può farsi carico di queste differenze».
In cambio i sindacati chiedono l’assunzione di 300 mila precari subito. Lei ha detto che l’organico del pubblico impiego deve scendere di 3-400 mila unità, come fa a mettersi d’accordo con Cgil, Cisl e Uil?
«Le assunzioni devono coprire un quarto, massimo un terzo, dei posti lasciati liberi, anche perché con l’innovazione tecnologica, i computer e le procedure semplificate serve meno personale».
I sindacati chiedono anche di non bloccare i contratti.
«Sono d’accordo e sosterrò questa posizione in consiglio dei ministri. Ho già chiesto al ministro dell’Economia di assicurare i fondi per il rinnovo dei contratti 2006-2007».
E cosa le ha risposto?
«Che dobbiamo verificare le disponibilità. Io mi auguro proprio che queste ci siano».
Ha incontrato Tommaso Padoa-Schioppa?
«Sì, un paio di volte. Ho un ottimo rapporto con lui. È una persona molto attenta ai conti, ma anche alle esigenze di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione».
Forse dopo che avrà letto che lei sostiene le richieste dei sindacati..
«Dice che il rapporto non sarà più ottimo? Non credo. Anche io sono d’accordo che bisogna verificare i costi delle proposte. Ma, per esempio, il ministro dell’Economia è il primo a sapere che la regolarizzazione dei precari costa poco, perché si tratta di personale che già riceve uno stipendio. E sa anche che spesso si tratta di risorse indispensabili».
Come intende migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione?
«Bisogna spostare l’enfasi dalle procedure ex ante a quelle ex post, sul modello anglosassone. Vanno cioè semplificate tutte le procedure autorizzatorie, ampliato il raggio d’applicazione dell’autocertificazione, per esempio per aprire un’azienda, mentre vanno potenziate le verifiche e i controlli dopo. Nella logica della semplificazione si muove anche la nuova carta d’identità elettronica, che non conterrà più tutti i dati sensibili di una persona, con gravi rischi per la sicurezza, ma sarà invece una chiave d’accesso ai servizi».
I sindacati chiedono il taglio delle consulenze.
«Ho già avviato una verifica su questo. E la prima cosa che ho fatto ho chiuso la commissione di venti persone per la semplificazione insediata dal mio predecessore. Costava un milione e mezzo all’anno: uno spreco».

Enrico Marro


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