Corriere/Milano: «Università, troppi studenti arrivano impreparati»
I rettori: sono deboli in italiano e matematica, non possiamo insegnare tutto da zero. Scuole e famiglie sotto accusa per la formazione dei giovani
Fontanesi: scarso impegno. Decleva: la maturità non seleziona più. Ballio: test già alle superiori
«Cari ragazzi, impegnatevi. E studiate. Ne va del vostro futuro». Sembra il classico ritornello che si sente — o, meglio, si sentiva — in famiglia, quel richiamo alla responsabilità destinato a far rimordere, anche se per pochi istanti, qualche coscienza. Non è più così. A prendere il posto dei genitori, sono i rettori degli atenei milanesi. Un po' imbarazzati per il loro nuovo ruolo, ma convinti «che qualcuno debba pur farlo». E dunque: «Studenti, mettetevi al lavoro, impegnatevi».
Matricole impreparate, esami sostenuti alla leggera, lacune nei «fondamentali» come l'italiano e la matematica. Ecco le accuse principali. Lo ha ribadito durante l'ultimo «open day» Marcello Fontanesi, a capo dell'università Bicocca, 800 docenti e oltre 30 mila iscritti. Con un invito: «Non bisogna lasciarsi prendere dall'atmosfera di pessimismo e declino del Paese. Il momento è difficile, ma noi abbiamo le risorse e le capacità per poterci riprendere». Poi l'affondo: «I ragazzi devono capire che c'è bisogno di impegno. C'è troppo gioco al ribasso».
Fontanesi chiede ai futuri iscritti di «essere competitivi, ottimisti e determinati». E più preparati: «Per studiare ci vuole forza di volontà». Sotto accusa, i docenti della scuola dell'obbligo e delle superiori, ma anche le famiglie «troppo buoniste» e «i giovani che pensano di passarla sempre liscia».
Stessi problemi alla Statale, il più grande ateneo milanese. Il rettore, Enrico Decleva, commenta: «Sullo sfondo, c'è il nodo della maturità: ora fa ridere, sono tutti promossi». E gli esami a settembre che non ci sono più, come il «timore» che una volta incutevano i professori. Decleva continua: «Bisognerebbe fare vero orientamento all'ultimo anno delle superiori». Con una consapevolezza: «È impensabile recuperare all'università quello che non si è fatto negli anni precedenti». E allora? Decleva è convinto: «Bisogna avere il coraggio di chiedersi quali sono veramente le nozioni che devono essere patrimonio comune della scuola, pensare a cosa sia fondamentale conoscere. Il dramma è la mancanza di preparazione adeguata in almeno un settore».
Un «degrado risaputo» nelle conoscenze dei ragazzi. Nella comprensione del testo, soprattutto. Il rettore delle Statale suggerisce un tutoraggio personalizzato su «come scrivere un testo o superare un esame», ma poi aggiunge: «Purtroppo è un rimedio improprio perché non spetta alla docenza universitaria».
Fontanesi continua: «Bisogna tornare alla serietà degli studi, facendolo capire anche alle famiglie. I colleghi delle superiori? Spesso non sono aiutati dallo Stato. E nemmeno dai genitori. Ognuno deve fare la propria parte».
Corsi di sostegno, test a più riprese, tutor e pre-corsi. Sono questo i rimedi adottati dagli atenei. Giulio Ballio, rettore del Politecnico, spiega: «Sulla base della nostra esperienza, direi che abbiamo qualche segnale positivo. I ragazzi si sono preparati sui testi che abbiamo fornito, il collegamento con le scuole ha funzionato. È aumentata la percentuale di studenti che hanno superato il test anticipato, circa il 65 per cento. Se l'università non si sostituisce alla scuola secondaria ma la coinvolge, si possono ottenere buoni risultati». Resta il problema dell'italiano: «Lì le cose — sospira Ballio — non vanno benissimo. La comprensione verbale sarà la prossima emergenza da affrontare».
Aiutare i ragazzi in difficoltà, certo. Ma Decleva fa notare che «così si rischia un livellamento verso il basso». E invece «bisogna immaginare
curricula finalizzati alle lauree magistrali per i più bravi, superando le strettoie dei crediti che oltre un certo limite sono un'assurdità». Premi ai migliori. Anzi, alle migliori. «Perché sono le ragazze — conclude Fontanesi — le più grintose. Loro sì che hanno voglia di riuscire».