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Corriere-Milano-Una lingua per comunicare

LEZIONE DI ITALIANO Una lingua per comunicare È in corso un dibattito sul disegno di legge 993 per la costituzione di un Consiglio Superiore della Lingua Italiana (Csli), il quale - ...

14/02/2005
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Corriere della sera

LEZIONE DI ITALIANO

Una lingua per comunicare

È in corso un dibattito sul disegno di legge 993 per la costituzione di un Consiglio Superiore della Lingua Italiana (Csli), il quale - nella sostanza - considera l'Italiano come un "bene culturale", nonché "sociale" da salvaguardare. Salvaguardare da che cosa? Dall'invasione, specie nel linguaggio giovanile, dei termini stranieri, ma anche dei neologismi incomprensibili e delle forme dialettali. Il progetto è governativo. È dunque ovvio che si scaglino contro i linguisti "d'opposizione".
A testimoniare questo dibattito - si fa per dire - è uscito da poco il primo numero di una rivista "LId'O" (che sta per "Lingua Italiana d'Oggi") in cui - per par condicio - sono presenti le diverse voci in contrapposizione.In realtà, al di là di propositi più altisonanti, questo Consiglio Superiore non potrebbe far altro che dare un indirizzo generale per non dico imporre, ma quanto meno suggerire un lessico controllato e una grammatica ufficiale. Ciò, secondo chi si oppone, diventa un attentato non solo contro la vivacità (e la creatività) della nostra lingua, ma addirittura contro la libertà di comunicare fra le persone.
Credo che questo dibattito, lasciato in mano ai politici, non possa portare da nessuna parte. Una lingua moderatamente normativa si impara a scuola, ma poi - per quella dell'uso - in cattedra salgono i media e soprattutto la televisione. Può dispiacere a molti. Ma è un fatto contro cui diventa accademico (e perciò inutile) recriminare. E allora sarà bene, per prevenzione, potenziare l'azione della scuola e spostare la prospettiva del discorso.
Una lingua serve soprattutto perché gli uomini comunichino tra di loro: dare a tutti un lessico di base e una grammatica riconoscibili sarebbe già un successo straordinario. Se poi nel lessico di base entra anche qualche vocabolo straniero da tutti inteso non è di certo un dramma. Anche nelle altre lingue sono entrate parole della nostra, senza che si siano alzati scudi di protezione.

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