Corriere-Milano-Noi, professori in prima linea contro spacciatori di 13 anni

Noi, professori in prima linea contro spacciatori di 13 anni"

Un'insegnante: andiamo a prendere i ragazzi a casa per portarli in classe. Il vicepreside del Verri: abbiamo uno psicologo ed è stata rafforzata la vigilanza. All'istituto Conti corsi per i genitori

Passaggi di mano davanti alle cancellate che s'affacciano sulla strada. Strani movimenti in cortile durante l'intervallo. In classe sguardi assenti e scarsa concentrazione. Dalla periferia di Milano all'hinterland, dalle scuole medie agli istituti tecnici e professionali (ma non solo). Dove hashish e marijuana non sono né una moda né un fenomeno passeggero, bensì un nemico con cui anche i professori devono fare i conti ogni giorno. Senza mai abbassare la guardia, senza confinare l'emergenza-droga al "solo" il problema degli spinelli nei bagni. Anzi. Gli insegnanti sono i primi a capire cosa succede fuori dalle aule, divisi tra l'organizzazione di corsi di prevenzione e la richiesta d'intervento di cani antidroga.
Eccoli, i baby spacciatori. In scuole ad alto rischio di microcriminalità, il problema a volte è il traffico di stupefacenti davanti all'entrata. Con casi in cui 13-14enni, che non hanno i soldi per acquistare il "fumo", spacciano per avere qualche quattrino in tasca. Poco più che bambini, con una vita parallela. Lontano dalle aule.
Pendolare da Pavia, insegnante "per scelta" a Rozzano, Grazia Cerrone è vicepreside di 600 e più studenti alla scuola media Luini Falcone, a Rozzano. "Nascondere i problemi di disagio - spiega - è inutile. La scuola, però, fa davvero molto per togliere i ragazzi dalla strada. Con professori che arrivano a bussare perfino alle porta di casa degli studenti per portarli in classe. Dagli spettacoli teatrali, alle mille attività di dopo-scuola, fino a tutor che seguono gli adolescenti più a rischio: l'obiettivo è fornire nuove opportunità di vita a chi è in difficoltà".
"Abbiamo uno psicologo sempre presente", osserva Alessandro Moro, vicepreside al tecnico Verri di via Lattanzio: "Non solo. Nella scuola è stata rafforzata la vigilanza. Anche perché da settembre notiamo strani "passaggi" tra i cancelli durante l'intervallo in cortile. Per ora, però, non abbiamo il sentore che i ragazzi facciano uso di droga". Ronde nei corridoi, blitz con cani antidroga all'uscita da scuola. "La sorveglianza è capillare", interviene Daniela Fossati, insegnante all'istituto Oriani Mazzini. "All'esterno anche polizia e carabinieri tengono sotto controllo la situazione".
I ragazzi che "fumano" nei bagni, poi, si riconoscono subito. "I segnali - racconta Anna Maria Romagnolo, cattedra di lettere al Torricelli di via Ulisse Dini - sono chiari: chiedono di uscire spesso, sono svogliati, l'attenzione è scarsa". E con le autogestioni i problemi aumentano: "In quei momenti - dice l'insegnante - è quasi una regola fare uso di droghe. Per questo, qui non si autogestisce da due anni. È stato, invece, istituito un servizio di tutorato e un collegamento con il centro Minotauro di Gustavo Charmet". In qualche scuola sono perfino i genitori a fare "corsi antidroga". Come all'Itis Ettore Conti di via De Vincenti. "Abbiamo chiamato in causa le famiglie - spiega Bruna Bonanni Scotti -. Mamme e papà che sono venuti a contatto con le droghe e che non sanno quale atteggiamento assumere. Gli incontri diventano l'occasione per porsi alcune domande: perché si sceglie di farsi la canna? Quali sono le fonti del piacere? Perché lo spinello è l'unico modo per stare insieme? Questi sono i problemi delle famiglie di oggi".
Annachiara Sacchi