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Corriere: Maxi campus nel centro città L'università diventa americana

Da Milano a Roma: atenei nuovo stile contro la «fuga dei cervelli»

07/05/2007
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Corriere della sera

MILANO — Chissà, forse la prossima serie di American Pie
potrebbe essere ambientata a Genova. O a Milano, o ancora a Torino. Perché il campus stile stelle-e-strisce sbarca a pieno titolo in Italia. Sia chiaro: non il caro e vecchio campus fatto di aule, biblioteche, dormitori, sport e poi ancora sport. Ma un nuovo modello di villaggio universitario. Città dentro la città. Spesso tecnologica. Spesso d'autore. Sempre rigorosamente co-abitata da studenti e professori, ricercatori e imprese. Perché, giurano gli esperti del settore, il segreto per evitare la «fuga di cervelli» e fare dell'Italia una meta di studio internazionalmente appetibile sta tutto lì: nel permettere ad ateneo e impresa di lavorare insieme sul fronte della didattica come su quello della ricerca.
E di fare da trampolino di lancio verso il mondo del lavoro. Il modello, del resto, è quello che si sta imponendo a livello globale. Confermato e rivisitato anche negli Stati Uniti.
A Genova, collina degli Erzelli, sta per nascere il più grande villaggio dedicato alla ricerca e all'innovazione. Si chiama Polo tecnologico scientifico di Genova Erzelli. Promosso da EuroMilano, è firmato dall'architetto Mario Bellini e destinato a cambiare il volto della città. Dal 2015 ospiterà l'università di Ingegneria, spazi produttivi, uffici, laboratori, centri di ricerca aziendali e istituzionali, ma anche un nuovo quartiere residenziale con spazi per la cultura e lo sport. «Formazione, ricerca e impresa: l'intera filiera in un unico campus», afferma Alessandro Pasquarelli, amministratore delegato di EuroMilano, rivendicando l'unicità del modello italiano. «Per evitare la fuga di cervelli, richiamare studenti e ricercatori stranieri, ma anche giocare il ruolo di motore per l'intera città».
Stesso gruppo, progetto simile a Milano. Qui la trasformazione è in corso al Politecnico, quartiere Bovisa, destinato a diventare nel 2008 polo di eccellenza della scienza, della ricerca e dell'innovazione.
Dal Politecnico di Milano a quello di Torino: nell'area dell'ex Italgas, anche in questo caso, si sta creando una «cittadella» della ricerca, un campus dove ateneo e imprese lavorano insieme sia sul fronte della didattica sia su quello dell'impresa. «Offrendo enormi opportunità agli atenei e alle imprese italiane, con ricadute positive su tutto il Paese», ha affermato il rettore Francesco Profumo. A Roma, invece, di campus ne stanno nascendo tre: la città dello Sport di Tor Vergata (firmata da Santiago Calatrava), la città universitaria di Pietralata (6.395 posti letto a 350 euro al mese) e quella di Acilia (1.200 posti e un progetto di rilancio dell'intera zona).
Città nelle città, insomma.
Come il primo campus panafricano che sta nascendo ad Abuja, in Nigeria, progetto di Massimiliano Fuksas. A Barcellona, in Spagna, aule universitarie, studi tecnici professionali e imprese stanno per trovare casa nel campus del Besòs. Ma anche gli storici campus Usa si stanno sottoponendo ad operazioni di restyling. La Columbia University, ha affidato a Renzo Piano la realizzazione del suo nuovo campus a Manhattanville (una città nella città: 8 ettari, 7,4 miliardi di dollari e tante polemiche) per riconquistare la «statura internazionale di mezzo secolo fa, quando la metà dei nostri prof di fisica erano premi Nobel».


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