Corriere: Manovra, l'altolà della Montalcini «Con i tagli alla ricerca non la voto»

ROMA — A lei che ha sostenuto finora il governo Prodi con impegno e sacrificio, deve essere costata molta fatica ieri pronunciare quella frase: «Non potrei votare la Finanziaria se i tagli alla ricerca resteranno come sono stati annunciati».

Delusa e battagliera, la senatrice a vita Rita Levi Montalcini interviene alla riunione dei presidenti degli enti di ricerca. Ci sono i vertici di Cnr, degli istituti nazionali e, in teleconferenza, l'altro premio Nobel, Carlo Rubbia. Insieme per discutere anche dei contraccolpi della prossima manovra. Una sforbiciata di circa 300 milioni. I presidenti degli enti vigilati dal Miur dipingono una situazione drammatica: «Dovremo chiudere i laboratori per rispettare gli impegni presi a livello internazionale». La «minaccia» della professoressa colpisce nel segno: «Una Finanziaria di centrosinistra senza il suo appoggio è impensabile — corre ai ripari il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta —. Faremo di tutto per andare incontro alle sue richieste». E fonti del Tesoro si affrettano a precisare che le risorse per la ricerca e l'università stanziate in finanziaria «nel complesso aumentano» con la previsione di un fondo di 2,5 miliardi di euro per il triennio 2007-2009.

IL CAPITALE UMANO — Più tardi la scopritrice del fattore di crescita dei neuroni, insiste con la determinazione e lo slancio da giovane studentessa: «Penalizzare la ricerca sarebbe un suicidio. Se la distruggiamo, il Paese affonderà. Siamo poveri di materie prime, ma ricchi di capitale umano. Non investire sul capitale umano significa morire. Questa è una contraddizione. Uno dei perni su cui si fonda la Finanziaria è lo sviluppo e non capisco come si possa parlare di sviluppo togliendo risorse ad un settore che gli è indispensabile». La grande signora della scienza fa sul serio, lei che non è mai mancata per evitare alla maggioranza di andare sotto in Senato: «Certo, anche se fosse necessario non darò il mio voto, costi quel che costi — ribadisce la Montalcini —. Fortunatamente però la manovra non è stata approvata in via definitiva. Chiedo al governo di rivedere quei punti, di ripensarci. Ho un grande rispetto per loro. Ma devono cercare le risorse prendendole da altre sorgenti e non tocca a me suggerire quali. La ricerca è l'ultima da toccare».

I GIOVANI — Poi, a ritroso negli anni: «È tutta la vita che mi batto per i giovani. Abbiamo pagato la loro formazione, disponiamo di scienziati eccellenti e li obblighiamo ad andare all'estero perché qui mancano i mezzi. Li regaliamo, li buttiamo via dopo aver investito denaro su di loro». L'attività di senatrice in un Parlamento difficile non la spaventa: «Per me è una gioia oltre che un dovere. Continuerò a combattere tutte le volte che riterrò sia necessario, come adesso».

IL SOSTEGNO — Si levano voci di sostegno al premio Nobel. «È giusta la sua denuncia. Rimangono inascoltati appelli di ricercatori e professori che lanciano da tempo l'allarme. Continuo ad essere sconcertato di come nella maggioranza vi sia attenzione a qualsiasi richiesta di categoria mentre ci sia disattenzione su temi come questi», le fa da sponda il capogruppo della Rosa del Pugno, Roberto Villetti.

Chiara Moroni, vicepresidente dei parlamentari di Forza Italia, spera che il governo «sordo all'opposizione dia almeno ascolto ad eminenti personalità. Montalcini, Rubbia, mondo universitario meritano una risposta. Non è un atteggiamento degno di un Paese civile».

Il «collega» Francesco Cossiga, invece, invita la Montalcini a riflettere: «Ci pensi prima di votare contro la legge Finanziaria e di porre in discussione la stabilità del governo».