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Corriere-"Mandate qui i prof migliori oppure demolite Scampia"

"Mandate qui i prof migliori oppure demolite Scampia" Il pm che indaga sulla faida: la festa di oggi non sia una...

01/05/2005
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Corriere della sera

"Mandate qui i prof migliori oppure demolite Scampia"
Il pm che indaga sulla faida: la festa di oggi non sia una parata
NAPOLI - "Sarà una domenica di festa, un primo maggio dedicato ai cittadini onesti di Scampia. Che sono tanti, ma tanti davvero. E per un giorno, anche uno solo, saranno i camorristi a rintanarsi nelle case. Non la gente perbene". Giovanni Corona, il pm napoletano che indaga sulla faida di Secondigliano, cede un attimo all'entusiasmo. Mesi e mesi di lavoro passati a raccogliere cadaveri nelle strade non gli hanno inflitto la pena del disincanto. Guai a pensare, tuttavia, che il suo ottimismo sia cieco. Anzi, questo magistrato quarantenne, costretto ad affrontare una delle guerre criminali più sanguinose degli ultimi anni, conosce bene le sfumature e non tinge di rosa il mondo. Infatti aggiunge: "Il rischio che tutto si riduca a una parata esiste, eccome. Quando i riflettori sono accesi, il proscenio fa gola a molti. Li vedi che sgomitano per conquistare un posto alla ribalta... I problemi cominciano appena si spengono le luci e tante promesse scompaiono. A Scampia dovrebbe esserci un primo maggio ogni giorno, invece...".

IL CRIMINE - Invece da domani si tornerà a spacciare droga negli stessi posti, a imporre il pizzo su qualunque cosa e, se necessario, a uccidere. "Con una differenza, però: lo Stato, adesso, è meno lontano. Abbiamo risposto efficacemente all'offensiva della camorra, decapitando i clan e arrestando circa 120 persone implicate a vario titolo nella faida. Ma la repressione non basta, perché appena un delinquente finisce in galera o viene ammazzato, ce ne sono altri due pronti a scannarsi per sostituirlo. Il guaio è che qui occorrono risposte diverse dalle solite. Non basta offrire lavoro e case: lo fanno già i boss. E a condizioni molto più vantaggiose. Faccio un esempio: per quale motivo un ragazzo di vent'anni dovrebbe sgobbare un mese per intascare quello che, vendendo eroina, guadagnerebbe in due giorni? Si può dire: perché così camperebbe onestamente. Ed è giusto. Ma per noi, non per quel ragazzo".

LA PROPOSTA - E allora? Bisogna darsi per vinti e mollare intere generazioni alla camorra? "Ma questo, in parte, è già avvenuto. Purtroppo. Ora le cose stanno cambiando, anche grazie alle iniziative degli enti locali. Tuttavia non basta fronteggiare l'emergenza: è necessario investire sul futuro. Lo Stato dovrebbe creare una task-force di educatori e spedire qui i migliori insegnanti italiani, assegnandogli il compito di trasformare le scuole di Scampia nel fiore all'occhiello del sistema d'istruzione europeo. È un'utopia? Io sono pronto a scommettere che si otterrebbero risultati mille volte superiori a quelli che coglieremmo raddoppiando il numero di poliziotti e carabinieri presenti sul territorio. E, probabilmente, spenderemmo anche meno denaro". Già, però è difficile che avvenga. "Forse, ma l'alternativa è uno scenario colombiano: Secondigliano che diventa l'inviolabile roccaforte dei narcotrafficanti e il resto della città che gira lo sguardo tenendosi alla larga dal quartiere. Perché, invece, non fissiamo una scadenza e diciamo: se nel giro di cinque, dieci anni, non riusciamo a invertire la rotta, demoliamo Scampia e ricominciamo da un'altra parte. Sarebbe più onesto".

L'ARMISTIZIO - La rotta, per il momento, l'ha invertita la camorra. Lo scontro fra il clan Di Lauro e gli scissionisti, che è costato circa 60 vittime, sembra essersi placato. Da un mese le pistole tacciono. "Beh, qualche colpo l'abbiamo messo a segno - sorride Giovanni Corona -. Anche a dispetto di chi, durante le settimane più terribili della faida, reclamava a gran voce l'istituzione di un Alto Commissariato per la camorra. Sarebbe stato meglio evitare speculazioni politiche su una tragedia del genere". Cosa stia accadendo a Scampia, però, è un mistero. "Molto probabilmente le due cosche hanno firmato una tregua. E non escluderei che a ricompattare i gruppi sia stato Paolo Di Lauro, il boss latitante, tornato a Secondigliano per rimediare ai guai provocati dal figlio Cosimo, in galera. Lo so, qualcuno sostiene che il vecchio capoclan sia morto all'estero. Ma per me è vivo, fino a prova contraria. Scomparse le prime file, decimate dagli arresti e dai delitti, è toccato ai parvenu della mala farsi avanti. Ed è gente che preferisce lavorare nell'ombra, non avendo ancora la caratura criminale per affrontare una guerra. Ecco perché Paolo Di Lauro potrebbe averli convinti a siglare un armistizio sulla base delle vecchie regole: la droga si smercia con la vendita a sistema , un franchising del narcotraffico che il boss utilizza per concedere in appalto ai capizona le piazze dove si smistano gli stupefacenti e per intascare una congrua percentuale sugli introiti, lasciando il resto del guadagno ai titolari delle filiali, che organizzano il lavoro come credono. Attenzione, però: la faida ha seminato troppo odio per pensare che sia davvero finita. Dobbiamo continuare a tenere alta la guardia".
A proposito: lei oggi sarà a Scampia? "Vedremo. Certo, mi piacerebbe...".

Enzo d'Errico


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