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Corriere-"Ma a mio figlio hanno tolto l'insegnante di sostegno"

"Ma a mio figlio hanno tolto l'insegnante di sostegno" Sono una donna sola, separata da nove anni, lavoro come impiegata con uno stipendio mensile che non arriva a coprire tutte le spese, ma...

09/03/2004
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Corriere della sera

"Ma a mio figlio hanno tolto l'insegnante di sostegno"

Sono una donna sola, separata da nove anni, lavoro come impiegata con uno stipendio mensile che non arriva a coprire tutte le spese, ma, per quanto mi è possibile, cerco di essere assolutamente disponibile al dialogo e alla collaborazione con la scuola. Al mio bambino è stato diagnosticato un "ritardo mentale medio con importante disturbo affettivo-relazionale" (è seguito da molti anni dall'Unità di Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale di Como). Nel corso degli anni ha però dimostrato di poter fare grandi progressi, se adeguatamente seguito e di riuscire, anche se con ritmi propri, a raggiungere livelli di apprendimento sempre maggiori. Questo nonostante si sia ritrovato, talvolta, con insegnanti (di sostegno e non) non adeguatamente preparati per un compito così impegnativo e delicato.
Attualmente frequenta la I media presso un Istituto statale di Como e sin dalla prima elementare viene seguita una programmazione scolastica differenziata, con l'ausilio di un insegnante di sostegno. Nell'Istituto frequentato da Christian viene già applicato l'orario a tempo prolungato, pari a 36 ore settimanali.
Purtroppo, a causa dei pesanti tagli effettuati sulla spesa prevista per le ore di sostegno, anche a seguito della riforma dell'istruzione (non entro nel particolare dei meccanismi che sicuramente Lei conoscerà meglio di me), oggi mio figlio può avvalersi soltanto di 13 ore di sostegno, pari a circa un terzo delle ore effettive di insegnamento; alcune delle quali, oltretutto, in condivisione con altri bambini anch'essi disabili, ma con diverse caratteristiche patologiche.
Ne deriva un'inevitabile situazione di emarginazione per mio figlio e di enorme disagio generale per tutti: per gli insegnanti, che non riescono a gestire e coinvolgere Christian durante le ore di lezione prive del sostegno; per mio figlio, che sentendosi trascurato ed emarginato esterna il suo disagio disturbando in diversi modi; infine, per il resto della classe che subisce la situazione.
In questo modo mi domando quale esempio venga dato, ai bambini di 11 anni, per "educarli all'etica della responsabilità individuale e della solidarietà verso gli altri", o al fine "di formare identità individuali forti, persone dotate di capacità critiche, coscienze libere legate ai valori della responsabilità personale e della solidarietà", come da Lei espresso nello scritto a cui mi riferisco.
Così come mi chiedo, sempre in riferimento alla Sua lettera, quali siano le "opportunità formative" offerte a mio figlio; chi lo "guiderà, assisterà e sosterrà perché possa seguire un suo percorso formativo"; chi lo aiuterà "a sviluppare i suoi talenti perché possa trovare un lavoro ben retribuito?".
O forse lui non ne ha diritto? Sto parlando di un futuro dignitoso, della possibilità di essere autonomo, di poter gestirsi nel quotidiano, di trovare un lavoro che gli garantisca di mantenersi economicamente anche quando io non ci sarò più. Tutte cose che, come ho detto, nel caso di Christian, non si possono escludere a priori, ma che saranno messe in gioco nei prossimi due-tre anni e che, forse, gli si stanno precludendo.
Premesso tutto ciò, trovo che il Suo scritto parli della scuola in modo idilliaco e idealista, ma purtroppo molto distante dalla realtà. Una realtà che non viene affatto migliorata negli effetti pratici da alcuni aspetti della riforma. Mi scuso se personalmente ho trovato tutt'altro che rassicurante il suo messaggio, ma forse ora potrà capirmi meglio anche Lei.
Mara Cattaneo
Como


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