Corriere-"Lo Stato sociale del futuro? Puntare su scuola e cultura"
IL NUOVO WELFARE / Vittadini: ora la crescita "Lo Stato sociale del futuro? Puntare su scuola e cultura" MILANO - "Cosa manca al welfare state del futuro (e anche del presente)? Dottorat...
IL NUOVO WELFARE / Vittadini: ora la crescita
"Lo Stato sociale del futuro? Puntare su scuola e cultura"
MILANO - "Cosa manca al welfare state del futuro (e anche del presente)? Dottorati per creare professori universitari e Master di ricerca per cercare di sviluppare il legame con il mondo delle aziende". Non è una provocazione quella con cui Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e fondatore nel 1986 della Compagnia delle Opere, si introduce nel dibattito sul Nuovo Welfare ora che la necessità di diminuire le risorse da dedicare allo Stato sociale si fa più stringente. Perché "la chiave di volta del sistema è l'educazione, bisogna investire in capitale umano per costruire il soggetto che produrrà ricchezza e che a sua volta finanzierà e reggerà lo Stato sociale". Dunque lei contrappone una visione più umanistica a chi si muove su basi "scientifiche" nel dibattito?
"Quello che voglio dire è che il welfare non è un puro meccanismo. Il dibattito si muove contrapponendo due visioni: da una parte c'è il welfare classico, quello che dovrebbe portare "dalla culla alla tomba", che vuole organizzare l'uomo; dall'altra c'è la visione "liberista-scientista" che vuole organizzare una società perfetta. Ma in ambedue si dimentica la centralità dell'uomo. Manca il sistema educativo, l'unico che può creare sviluppo e capacità redistributiva. Gli Stati Uniti hanno un modello assistenzialista meno significativo del nostro, con molti limiti, ma riescono a riequilibrare proprio grazie all'investimento in capitale umano. Arrivano addirittura a "comprare" il capitale umano semilavorato, attirando i nostri cervelli".
Ma se il problema è la cultura dell'uomo, il sistema europeo e italiano dell'istruzione è considerato, forse a torto, migliore di quello statunitense. Cosa manca allora?
"E' vero che come base la nostra istruzione è buona, ma poi ci fermiamo sull'ultimo livello dell'istruzione superiore: Master e dottorati (strutturati e finanziati male). Bisogna iniziare a investire su questo. E non solo in maniera quantitativa, con un sistema a pioggia che fa arrivare i soldi ovunque. Ma puntando sulle eccellenze. Anche l'attuale riforma universitaria non si muove in questa direzione".
E il legame con il welfare come verrà creato?
"Verrà anche grazie alla libera scelta, la facoltà di scegliere tra profit e non profit. Non è solo una contrapposizione tra Stato e mercato, tra tassazione e spesa pubblica. Questo è un modello troppo rigido che non permette di operare il secondo passo: non devo poter scegliere solo tra l'ospedale o l'università privata e quella pubblica. Perché ci sono anche realtà che non sono di diritto pubblico pur avendo una pubblica utilità. Realtà che non fanno parte solo di un volontariato marginale ma che sono soggetti che utilizzano in questo stesso settore la forza imprenditoriale. Anche qui il modello anglosassone è un passo avanti perché permette la sussidiarietà fiscale: i privati devono poter investire nel welfare, per esempio attraverso un sistema di detassazione delle donazioni che negli Stati Uniti dà ottimi risultati. Infine, il consumatore deve poter usufruire di deduzioni e detrazioni che ne facilitino la libera scelta".
Massimo Sideri