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Corriere-Lo scontento che unisce prof e studenti

Scuola, ultimi giorni Lo scontento che unisce prof e studenti Fra studenti, professori e genitori sono metà degli italiani. Pochi giorni ancora e questa comunità di 30 milioni di cittadini s...

01/06/2002
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Corriere della sera

Scuola, ultimi giorni

Lo scontento che unisce prof e studenti

Fra studenti, professori e genitori sono metà degli italiani. Pochi giorni ancora e questa comunità di 30 milioni di cittadini si scioglie con le vacanze. Non sono contenti. Nonostante i fuochi di sbarramento, la riforma ha novità positive, punta a una scuola di taglio europeo. Ma per ora è carta sui tavoli di una procedura lunga e litigiosa. Il ministro accelera, l'opposizione frena, in mezzo si pongono frantumati interessi. Le mamme, che forse potranno iscrivere i loro bambini a due anni e mezzo alle materne e a cinque anni e mezzo alle elementari, non sanno ancora se il cambiamento farà in tempo a valere dal prossimo autunno. Il resto riguarderà gli studenti dal 2003-2004, per quasi tutti i punti nevralgici.
Lo slittamento progressivo delle nuove norme, al quale finisce per puntare la parte politicizzata della protesta, non fa slittare il malessere diffuso. Esso trova poca rappresentanza nelle polemiche di schieramento. All'interno della scuola si vive con inquietudine la percezione del tempo perso, che non sarà più recuperabile per gli studenti degli ultimi anni e per i professori meno giovani. I ragazzi già a mezza strada ritireranno diplomi che certificheranno competenze ancora mediocri. Molti professori andranno in pensione senza aver visto rovesciarsi una situazione che depotenzia la loro vocazione.
La motivazione è l'anima tremula della scuola italiana. Ottanta ragazzi su cento studiano soltanto perché obbligati dalla legge e dalle contingenze socioeconomiche. In non pochi istituti assillati dal teppismo e dall'indisciplina, durante l'anno metà dei professori hanno chiesto il trasferimento o prospettato la possibilità di dimettersi.
Se gli educatori sono stanchi, non è realistico ridurre il disagio soltanto a questione di orari e di stipendi. Ragazzi scortesi, genitori assenti, dentro lo spazio ambiguo di una mancata regolamentazione dei comportamenti giovanili i professori tentano l'operazione impossibile di educare senza correggere. Sanno che fuori la famiglia è in crisi, ma essi la incontrano quasi mai. Sanno che il fine settimana è il rischio della velocità motorizzata, e delle nuove droghe. L'elettronica di contrabbando introduce cellulari e videogiochi, distrae dalle lezioni e manipola con scopiazzature telematiche i risultati.
La riforma cancellerà l'ipocrisia di autorità senza sanzioni, introdurrà bocciature biennali e voto decisivo in condotta. Segnerà regole da rispettare, ma anche diritti da estendere, prevedendo elasticità di orari e libertà di scelta dentro i piani di studio e nella frequenza delle lezioni.
Ma il malessere non è al suo cuore soltanto un fatto di disciplina. Nasce dall'isolamento. Isolati sono gli adulti (genitori ma anche non pochi docenti anziani) dai ragazzi per il diffuso analfabetismo elettronico. Isolati sono sia i ragazzi sia i professori rispetto al mondo esterno per l'indifferenza della società ai ritmi lenti dell'indispensabile cambiamento normativo. Bisogna coinvolgere questa moltitudine solitaria in un clima positivo. Bisogna fare sentire alla scuola la solidarietà del Paese, con una accelerazione delle procedure. Si possono forse anticipare parti condivise del nuovo progetto, scegliere alcune cose che realisticamente e finanziariamente sono mature per la sperimentazione. Si restituirà ottimismo al sistema.
Fra tre settimane è l'esame di maturità, uno degli ultimi prima della riforma, eppure in una sua parte (commissari tutti interni, tranne il presidente) già riformato. La sua marginale utilità può caricarsi stavolta di un senso simbolico ulteriore: è la scuola che si dà fiducia, giudicando se stessa senza paternalismi e nevrosi. Può essere un buon modello didascalico.
di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI


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