Corriere-LA SCUOLA E IL FUTURO
Boom di iscritti nei licei LA SCUOLA E IL FUTURO di ERMANNO PACCAGNINI "Ma che ci fa la tua ragazza, laureata in Lettere classiche, in un'azienda chimica?". È un po' dietro questa...
Boom di iscritti nei licei
LA SCUOLA E IL FUTURO
di ERMANNO PACCAGNINI
"Ma che ci fa la tua ragazza, laureata in Lettere classiche, in un'azienda chimica?". È un po' dietro questa enunciazione, tra domanda ed esclamazione di sorpresa, colta casualmente in treno, che sta forse, almeno in parte, il successo delle scienze umanistiche nella scelta degli studi. Un successo a livello universitario, con incrementi in facoltà storiche come Lettere e Filosofia, ma pure opzioni, inattese come numero stante i tempi stretti di realizzazione, a favore di nuovi corsi di laurea come Scienze umane e filosofiche. Ma, soprattutto, un successo che, stando ai recenti dati delle iscrizioni, suona persino imbarazzante, per le ricadute su disponibilità o meno di aule e spazi, per quanto concerne le scuole superiori. L'impressione è che davvero si stia assistendo a un mutamento di mentalità. Di sicuro un tale atteggiamento pare emergere a livello di imprese; le quali, potendo contare su strutture interne per dar corso alle specializzazioni, per talune esigenze che possono andare dall'Ufficio studi, al Personale, alla Comunicazione, preferiscono affidarsi a chi, per tipologia di laurea, si presenta con quella (potenziale) ampiezza culturale che solo un curriculum umanistico consente. Il che, sia detto subito, non è una assoluta novità, se si pensa a quanto, mezzo secolo fa, ha dato ad aziende come Olivetti o Pirelli, in termini non solo culturali ma pure di ricchezza d'impresa, la presenza di scrittori, filosofi o letterati.
Altro è invece l'aspetto concernente la scelta degli indirizzi di studio. Perché qui indubbiamente ci si muove in un momento particolare, sottolineato dal successo di iniziative come gli incontri e i festival di filosofia e di letteratura, la "fame" di poesia (da Dante a Montale), la fortuna che arride a pubbliche letture e a iniziative giornalistico-editoriali legate ai libri. Il dubbio è quanto ciò sia moda e quanto invece sia "spirito del tempo". Quanto cioè sia tendenza del momento e quanto invece esigenza di conoscere, bisogno di approfondire, avvertita necessità di entrare in possesso d'una strumentazione che consenta di "leggere" il reale, per meglio interpretarlo, in funzione anche del proprio futuro, prossimo o lontano. E tutto ciò consapevoli del rischio insito in scelte che procedono più verso la personale soddisfazione, anche creativa (l'aumento di iscrizioni nell'Artistico), e meno in funzione di quel "posto di lavoro" che pur ci sarebbe ("i nostri ragazzi ricevono in continuazione offerte di lavoro" ricorda un preside di Itc di fronte al preoccupante calo).
C'è dunque un'esigenza che potremmo dire esistenziale. Un'esigenza non priva comunque d'un risvolto pratico, perché, forse, il disamore per certe carriere più "tecniche" potrebbe anche spiegarsi con una realtà lavorativa che, di fatto, non offre più la stabilità del passato e che, pertanto, di fronte alla mobilità, è certamente più pericolosa, in quanto meno duttile. Ciò non toglie che, specie ove le scelte siano dettate dalla moda, si venga a creare una situazione di squilibrio, a favore delle sempre presenti necessità del settore "tecnico" nella vita quotidiana. Perché scegliere per moda significa spesso incrementare le percentuali di abbandoni scolastici. A discapito di scelte diverse che sarebbero risultate non solo più concrete, ma sicuramente anche più remunerative.
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