Corriere: La Consulta boccia i tagli delle piccole scuole
«Decidono le Regioni». La Gelmini: c’è l’accordo
Via libera al resto del «pacchetto» voluto dal ministro
ROMA — L’accorpamento o la chiusura di piccole scuole, anche se con pochi iscritti, non può essere deciso dal ministro dell’Istruzione perché si tratta di una competenza delle Regioni. Lo ha stabilito la Corte costituzionale dichiarando illegittime alcune norme del decreto sullo Sviluppo del giugno 2008, contestato da prof e sindacati per gli interventi di razionalizzazione nella scuola (accorpamento classi concorso, ridefinizione programmi e orari, nuovi criteri formazione classi, maestro unico, revisione degli organici). Un punto a favore dell’opposizione, che però deve incassare il via libera della Corte ai principali aspetti della riforma Gelmini.
Il ricorso delle Regioni è scattato dopo che il ministero, con una norma, aveva previsto la possibilità di sostituirsi agli enti territoriali nel caso che questi non avessero garantito gli interventi di razionalizzazione, cioè la chiusura delle scuole sottoutilizzate. In incontri successivi, alla Conferenza Stato- Regioni, mentre il ricorso seguiva la sua strada, è stata raggiunta un’intesa. La Gelmini e i governatori hanno deciso di fissare entro il 2010 dei criteri sul dimensionamento della rete scolastica. E sui futuri incontri peserà il parere della Consulta.
I punti dichiarati incostituzionali dai giudici, dopo i ricorsi delle Regioni, riguardano l’assegnazione al ministero del compito di definire «criteri, tempi e modalità per l’azione di ridimensionamento della rete scolastica» e il fatto che anche lo Stato, oltre a Regioni ed enti locali, possa, «nel caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli comuni, prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti». Nessun riferimento ai «tagli» nella scuola, ma alle competenze in una materia concorrente. «Prendo atto con soddisfazione delle decisioni assunte dalla Consulta — ha detto il ministro — posto che è stata riconosciuta la legittimità costituzionale dell’impianto complessivo dell’articolo 64 del Dl 112/2008. Per quanto riguarda le due disposizioni di cui è stata affermata l’incostituzionalità, va osservato che su criteri, tempi e modalità per ridimensionare la rete scolastica si era già proceduto a trovare un accordo nella conferenza Stato- Regioni-Enti Locali».
Per la senatrice Mariangela Bastico, responsabile scuola del Pd, la decisione della Corte costituzionale «è una vittoria importante delle Regioni che hanno ottenuto il riconoscimento della propria competenza in materia di dimensionamento della rete scolastica». La sentenza, redatta dal giudice Alfonso Quaranta, fa riferimento all’articolo 117 della Costituzione. «Il sistema generale dell’istruzione riveste carattere nazionale — scrive la Consulta —, non essendo ipotizzabile che si fondi su una autonoma iniziativa legislativa delle Regioni, limitata solo dall’osservanza dei principi fondamentali fissati dallo Stato, con inevitabili differenziazioni in nessun caso giustificabili sul piano della stessa logica. Si tratta, dunque, di conciliare, da un lato, basilari esigenze di uniformità di disciplina della materia su tutto il territorio nazionale, e dall’altro, esigenze autonomistiche che, sul piano locale, possono trovare soddisfazione mediante l’esercizio di scelte programmatiche e gestionali rilevanti soltanto in ciascuna Regione».