Corriere: L'importanza della ricerca di base e il rimpianto
Edoardo Boncinelli
La scoperta della implicazione di un gene, Huwe1, nel processo che porta alla formazione di un tipo particolare di glioblastoma, il glioblastoma multiforme, assume quindi una particolare importanza, anche per il modo attraverso il quale ci si è giunti. Perché?
Il cancro, il nome collettivo che comprende tutti i diversi tipi di tumori, è considerato un obiettivo fondamentale della ricerca scientifica di oggi e su questo obbiettivo sono state concentrate enormi risorse in termini di uomini e di fondi. Il problema è che le ricerche non si fanno da sole e talvolta non bastano neppure soldi e persone, soprattutto se ci si accanisce in maniera miope sull'obbiettivo principale. I veri progressi vengono dalla ricerca biologica di base che può condurre, come in questo caso, a scoperte che sono comunque importanti in sé e che trovano poi un'applicazione nella lotta ai tumori. Nel caso specifico poi la scoperta ha a cha fare con la biologia delle cellule staminali del cervello e potrà trovare altre applicazioni in una varietà di malattie cerebrali, non necessariamente di natura tumorale.
Di che si tratta? Le cellule del cervello, neuroni e cellule di supporto dette collettivamente gliali, si originano - durante lo sviluppo embrionale, ma anche per un certo tempo dopo la nascita - a partire da cellule staminali cerebrali che si moltiplicano rimanendo identiche a se stesse. Ad un certo momento smettono di replicarsi identiche a se stesse e alcune cominciano a diventare cellule mature, chi neuroni e chi cellule gliali. Per rimanere staminali le cellule cerebrali devono mantenere praticamente spento il gene Huwe1, mentre lo devono attivare quando si preparano a divenire cellule mature. Topolini di laboratorio che non possiedono la proteina corrispondente non riescono infatti a produrre cellule cerebrali mature. Accade spesso che le cellule tumorali differiscano da quelle normali perché possiedono qualche caratteristica in comune con le cellule staminali, caratteristica che permette loro di crescere e moltiplicarsi senza regola. Ecco che allora si è pensato di studiare il destino della proteina Huwe1 in alcune forme di tumori cerebrali e si è scoperto appunto che nel glioblastoma multiforme la proteina in questione praticamente non c'è. Semplice e lineare: scoperta di natura fondamentale, formulazione di un'ipotesi applicativa, conferma sperimentale della stessa. Così procede la vera scienza, quella che conta e che dura. Fa piacere, e nello stesso tempo ci causa un certo rimpianto, che in questa scoperta pubblicata su Developmental Cell siano implicati tre ricercatori italiani a New York, i biologi molecolari Antonio Iavarone e Anna Lasorella nonché il bioinformatico Andrea Califano.