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Corriere: L'importanza della ricerca di base e il rimpianto

Edoardo Boncinelli

18/08/2009
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Corriere della sera

La scoperta della implicazione di un gene, Hu­we1, nel processo che porta alla formazione di un tipo particolare di glioblastoma, il glioblasto­ma multiforme, assume quindi una particolare importanza, anche per il modo attraverso il qua­le ci si è giunti. Perché?

Il cancro, il nome collettivo che comprende tutti i diversi tipi di tumori, è considerato un obiettivo fondamentale della ricerca scientifica di oggi e su questo obbiettivo sono state concen­trate enormi risorse in termini di uomini e di fondi. Il problema è che le ricerche non si fanno da sole e talvolta non bastano neppure soldi e persone, soprattutto se ci si accanisce in manie­ra miope sull'obbiettivo principale. I veri pro­gressi vengono dalla ricerca biologica di base che può condurre, come in questo caso, a scoper­te che sono comunque importanti in sé e che tro­vano poi un'applicazione nella lotta ai tumori. Nel caso specifico poi la scoperta ha a cha fare con la biologia delle cellule staminali del cervel­lo e potrà trovare altre applicazioni in una varie­tà di malattie cerebrali, non necessariamente di natura tumorale.

Di che si tratta? Le cellule del cervello, neuroni e cellule di supporto dette collettivamente gliali, si originano - durante lo sviluppo embrionale, ma anche per un certo tempo dopo la nascita - a partire da cellule staminali cerebrali che si molti­plicano rimanendo identiche a se stesse. Ad un certo momento smettono di replicarsi identiche a se stesse e alcune cominciano a diventare cellu­le mature, chi neuroni e chi cellule gliali. Per ri­manere staminali le cellule cerebrali devono mantenere praticamente spento il gene Huwe1, mentre lo devono at­tivare quando si pre­parano a divenire cel­lule mature. Topolini di laboratorio che non possiedono la proteina corrispon­dente non riescono infatti a produrre cel­lule cerebrali mature. Accade spesso che le cellule tumorali dif­feriscano da quelle normali perché possiedono qualche caratteristica in comune con le cellule staminali, caratteristica che permette loro di cre­scere e moltiplicarsi senza regola. Ecco che allo­ra si è pensato di studiare il destino della protei­na Huwe1 in alcune forme di tumori cerebrali e si è scoperto appunto che nel glioblastoma mul­tiforme la proteina in questione praticamente non c'è. Semplice e lineare: scoperta di natura fondamentale, formulazione di un'ipotesi appli­cativa, conferma sperimentale della stessa. Così procede la vera scienza, quella che conta e che dura. Fa piacere, e nello stesso tempo ci causa un certo rimpianto, che in questa scoperta pub­blicata su Developmental Cell siano implicati tre ricercatori italiani a New York, i biologi moleco­lari Antonio Iavarone e Anna Lasorella nonché il bioinformatico Andrea Califano.


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