FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3796557
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere-L'illusione dei 20 licei

Corriere-L'illusione dei 20 licei

SCUOLA L'illusione dei 20 licei di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI Chiude l'anno scolastico e i ragazzi mettono da parte quaderni e figurine. Sui quaderni annotano: dove ci sono gli organici e ...

09/06/2005
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

SCUOLA
L'illusione dei 20 licei
di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI
Chiude l'anno scolastico e i ragazzi mettono da parte quaderni e figurine. Sui quaderni annotano: dove ci sono gli organici e le disponibilità finanziarie, già da settembre partirà in via sperimentale la riforma dei licei.
Altrove si dovrebbe cominciare l'anno prossimo, nel 2006-07.
Le cifre suppletive stanziate: euro 44 milioni per il primo anno, euro 47 milioni per il secondo. Nella collezione delle figurine, in calce al ritratto di Gilardino, campione del Parma, gli stessi ragazzi segnano: 40 milioni di euro offerti per il calciatore dal Chelsea. Accanto alla foto di Totti, stella della Roma, trascrivono: 65 milioni di euro per un contratto fino al 2011.
Congiuntura economica a parte, la pausa estiva della scuola, lontano da riunioni di partito, cortei e striscioni, restituirà pacatezza all'analisi delle delusioni, delle promesse e di alcune apprezzabili novità che accompagnano questa inquieta fase della pubblica istruzione. La cornice è scoraggiante. Ogni rapporto, e i dati dell'ultimo sono di ieri (ignoranza della storia contemporanea, 60 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale), conferma la scarsità delle competenze degli studenti italiani. Dentro la cornice c'è diffusa scontentezza. Si considerano traditi non pochi sostenitori della riforma, per una lunga serie di compromessi rispetto all'idea originaria.
L'errore esecutivo più lamentato è l'ingombrante licealizzazione del sistema. Sono formalmente otto i licei che costituiranno il secondo ciclo, ma alla conta degli indirizzi e delle articolazioni all'interno dei singoli indirizzi, le tipologie diventano una ventina, una fabbrica di diplomi con una sua invisibile ma consistente gerarchia sociale. Solitario in serie A, il liceo classico è al vertice della piramide, con greco e latino, la novità di una seconda lingua e un apprezzabile aumento delle ore di insegnamento scientifico. In serie B, solo latino ma più filosofia (materia essenziale per una formazione intellettualmente degna, che sia propedeutica all'informatica e alle ingegnerie elettroniche) per il liceo scientifico, per quello linguistico e per quello delle scienze umane. Oltre alla seconda lingua. In serie C gli altri quattro licei, quello artistico, quello economico, quello coreutico-musicale e quello tecnologico, che ha ben otto indirizzi. Viene offerto un insegnamento di cultura classica, né carne né pesce, non è la lingua latina, non è la sua sintassi, non è la sua grammatica. Sono o vorrebbero essere elementi frammentari di una civiltà.
Una moltiplicazione degli indirizzi, apparentemente a vantaggio della libertà di opzione dei giovani, finisce per frantumare lo spirito iniziale della riforma e per creare presupposti illusori. La spendibilità dei diplomi nel terreno del lavoro non è infatti omogenea. L'apprezzabilità sociale dei titoli segue una classifica tradizionale, che è il paradossale esito di una innovazione pasticciata. Nel percorso attuativo della legge-quadro, di ritocco in ritocco, di aggiustamento burocratico in aggiustamento burocratico, le critiche da destra e da sinistra, cioè dei fautori più convinti della riforma e degli oppositori più accaniti, tendono a sovrapporsi. Entrambi i gruppi infatti segnalano le incertezze di una realizzazione povera di mezzi finanziari e talvolta ondivaga nelle scelte di campo. Il senso alto dell'innovazione puntava alla pari dignità dei percorsi, quello liceale e quello dell'istruzione e formazione professionale. Il rischio è invece di finire su una scala con gradini sempre più bassi, agli ultimi dei quali si intravedono, come in una serie D, i corsi di istruzione e formazione professionale, e infine, come in una serie E, il vecchio apprendistato.
La frettolosa fagocitazione degli istituti tecnici da parte del liceo tecnologico, dove viene comunque molto ridotta rispetto al passato la parte professionale, delude le attese del mondo produttivo e poco fa crescere il livello socio-culturale di questi studi. La legge di riforma dice che "il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l'agire, e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare l'autonoma capacità di giudizio e l'esercizio della responsabilità personale e sociale". Incertezze lessicali e grammaticali del legislatore a parte, venivano promesse a tutti i percorsi del ciclo pari cultura e sufficiente preparazione professionale. Così non ci si avvia a fare, per carenze strutturali, pochissimi soldi, spinte politico-burocratiche, assenze di proposte alternative dell'opposizione, paralizzata nei suoi "no" e gravi ritardi delle Regioni. C'è poi sullo sfondo una resistente visione classista della scuola. Per non dire del cattivo uso delle macerie ideologiche, che ingombrano ancora la scena.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL