Corriere it: «Armato» di forbici sequestra la classe
Un bambino di quinta elementare blocca i compagni e due maestre. Liberati dal bidello
Incredibile episodio in un istituto di Ancona
ANCONA - Un bambino di quinta elementare, iscritto alla scuola don Lorenzo Milani di Marzocca (Ancona) ha chiuso i compagni e due maestre in classe, dopo aver bloccato la porta rompendo la maniglia con un martello, e li ha tenuti «sequestrati» sotto la minaccia di un paio di forbici fino a quando non sono stati liberati dai bidelli. Sul fatto, accaduto il 18 ottobre, indaga la procura dei minori di Ancona, dopo che alcuni genitori hanno riferito l'accaduto ai carabinieri e si sono rifiutati di far tornare i figli a scuola il giorno successivo.
L'episodio di giovedì, riportato oggi dal Messaggero di Senigallia, sarebbe solo l'ultimo exploit di un bambino la cui presenza in classe è stata problematica fin dal primo giorno di scuola. Figlio di una famiglia pugliese da poco trasferitasi nelle Marche, il bimbo, dieci anni non ancora compiuti, avrebbe in precedenza picchiato vari compagni e si sarebbe scagliato perfino contro un'insegnante. La direttrice didattica aveva chiesto l'intervento dei servizi sociali in modo che un assistente materiale seguisse l'alunno durante le lezioni, ma non aveva informato le forze di polizia.
«La scuola - ha commentato oggi il pm dei minori Ugo Pastore - non deve avere la pretesa di essere l'esclusiva depositaria della responsabilità e della competenza educativa, soprattutto in casi come questi, in cui vale l'obbligo di denuncia, come ha ricordato anche di recente il ministro della pubblica istruzione». La segnalazione va fatta sempre, «anche se l'alunno è molto piccolo e dunque non imputabile, anche perché il suo disagio può essere affrontato con interventi sulla famiglia o altre misure e che non competono alla scuola». I carabinieri hanno sequestrato il materiale oggetto della bravata, e altri accertamenti verranno condotti presto. Più in generale, il caso di Marzocca ripropone secondo il pm un tema su cui si riflette poco: «l'immigrazione interna, non extracomunitaria ma da altre regioni italiane, generalmente del sud, di bambini e ragazzi che a volte non si sentono accettati, non si integrano. Fino a fare gruppo a sè nel caso dei ragazzi più grandi, magari rendendosi protagonisti di atteggiamenti violenti