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Corriere-Io, operaia pentita: se avessi studiato ora non sarei in fabbrica"

Io, operaia pentita: se avessi studiato ora non sarei in fabbrica" Alessandro: "Ho iniziato portando valigie A 21 anni ero titolare di un hotel con cento stanze" DAL NOSTRO INVIATO JESOLO (V...

10/06/2002
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Corriere della sera

Io, operaia pentita: se avessi studiato ora non sarei in fabbrica"

Alessandro: "Ho iniziato portando valigie A 21 anni ero titolare di un hotel con cento stanze"

DAL NOSTRO INVIATO
JESOLO (Venezia) - Come dice il sindacalista della Cisl Roberto Soncin, "ormai qui in Veneto, purché camminino vengono buoni tutti". I dati Istat confermano: il Nord-Est è la zona d'Italia nella quale si comincia a lavorare prima. Prendiamo Luca Pacini, che ora ha 36 anni ed è un gigante di 98 chili e 1,91 di altezza: aveva smesso da non molto di gattonare sulla spiaggia di Caorle e di riempire buche di sabbia, quando ha posato paletta e secchiello e si è messo al lavoro: "Niente di impegnativo, intendiamoci, quello che può fare un bambino di nove-dieci anni: chiudevo gli ombrelloni sulla spiaggia, tiravo su i fondi di bottiglia e raccattavo qualche lira che giravo ai genitori". Da allora Luca non ha mai smesso di lavorare. Superata la terza media, non si poneva neanche la scelta se continuare. E così l'impiego stagionale è diventato prima precario e poi stabile.
Un fenomeno diffusissimo nel Veneto, nel quale l'abbandono scolastico è sempre stato alto ed è cresciuto negli ultimi anni. Facile capire perché. "Per soldi - spiega Arianna Saba, 25 anni, di San Donà di Piave -. La scuola non mi piaceva proprio e poi volevo fare come le mie amiche, guadagnare qualche lira per poter essere indipendente, uscire la sera, comprarmi i vestiti".
Nessuna obiezione dai genitori. Il primo impatto di Arianna con il mondo del lavoro non è facile: "A 14 anni è bello avere tanti soldi in tasca. Ma la vita era dura. Mi alzavo alle sette di mattina per andare a Quarto d'Altino e la sera tornavo distrutta. Confezionavo giacche con la macchina per cucire per otto o nove ore, sotto gli occhi dei capireparto. Mi tartassavano, spesso erano brutali. Portavo a casa più o meno un milione di lire". Una scelta che ha pesato sulla vita di Arianna.
"Da allora non sono più uscita dal giro: ho cucito divani per cinque anni in un posto dove facevano fatica a pagare. Ora sono in una catena di montaggio di motori elettrici. Niente di eccitante: avvito quattro vitine per otto ore al giorno e guadagno un milione e 550 mila lire al mese (800 euro, ndr )". Si è pentita Arianna ("se avessi studiato ora forse non sarei in fabbrica"), come si è pentito Luca. "Ora sono contento - spiega - sono diventato responsabile di un magazzino e guadagno bene. Ma ogni tanto penso al mio amico Marco Sarto. Eravamo alle medie insieme e io ero bravo come lui. Poi io ho smesso e sono andato a fare il buttafuori nelle discoteche. Lui ha continuato a studiare ed ora è il sindaco di Caorle".
Storie simili a quelle di molti altri, quelle di Arianna e Marco. Anche se poi ci sono i molti ragazzini che con le loro Ferrari Modena e Corvette sfrecciano davanti ai locali del litorale. Giovani che hanno cominciato presto a fare soldi e che considerano la scuola come un capriccio per perditempo e computano gli anni passati sui banchi tra i mancati introiti.
"Fanno male - spiega Alessandro Rizzante, 58 anni, proprietario di un gruppo alberghiero a Jesolo -. Anch'io ho cominciato a 14 anni, ma erano altri tempi. Si doveva sopravvivere. Tutti i venerdì passava el strassaro , che raccoglieva stracci e ferrivecchi, in cambio di qualche spicciolo. Io facevo il boy all'hotel Venezia. Portavo le valigie, con il mio tubetto in testa e i bottoni d'oro sulla divisa bianca. A 21 anni ero titolare di un hotel con 100 camere".


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