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Corriere-Insegno da 25 anni, ho dormito nel sacco a pelo per il futuro dei miei ragazzi

Insegno da 25 anni, ho dormito nel sacco a pelo per il futuro dei miei ragazzi" "Nessuna ideologia, questa è una battaglia civile" la Testimonianza "Non ho nessuna voglia di fare il ragazzi...

15/04/2005
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Corriere della sera

Insegno da 25 anni, ho dormito nel sacco a pelo per il futuro dei miei ragazzi"
"Nessuna ideologia, questa è una battaglia civile"
la Testimonianza
"Non ho nessuna voglia di fare il ragazzino". È mezzanotte passata. Il professore di economia aziendale Franco Gatto srotola il sacco a pelo: "Nessuna nostalgia", sorride. Poi sceglie un angolo della biblioteca e sistema il suo giaciglio. Stasera ha bevuto e cantato. Bicchiere di vino e chitarra. Come trent'anni fa, quando occupò l'università di Bologna. Prima di addormentarsi misura il tempo trascorso. E sembra passato un secolo: "Una volta si occupava per un mondo migliore. Oggi cerchiamo solo di mantenere la nostra dignità, difendere diritti acquisiti e sacrosanti".
In questa primavera di Sesto San Giovanni il mondo sembra rovesciato. A occupare l'istituto professionale Falck non ci sono i ragazzi con l'entusiasmo, le "canne", la voglia d'amore.
Ci sono loro, una quindicina di professori. Che si preparano a passare una notte a terra, nonostante i "reumatismi, l'ernia del disco, il mal di schiena, le mamme che hanno dovuto organizzarsi per lasciare i figli a casa".
Un manipolo di duri che di duro, nell'aspetto e nelle parole, non ha nulla. Se non il coriaceo attaccamento al lavoro. E la convinzione di difendere la propria missione.
Il professor Gatto, 49 anni, tre figli piccoli, la spiega così. Con l'inflessione calabrese e il sorriso dell'insegnante che tratta i propri studenti un po' da padre: "Il decreto Moratti di riforma della scuola superiore avrà effetti devastanti".
Il punto più contestato è la divisione in due canali: uno liceo-università e l'altro di formazione professionale. Cosa succederà? "Ci saranno un terzo di istruiti e due terzi di lavoratori di basso profilo. Dietro la riforma si intravede un modello di società simile a quello prerivoluzione francese. Privilegi a una classe sociale. Il resto si arrangi come può".
La nottata del Falck inizia con un'assemblea, alle 21. Poi un rinfresco. Qualche panino. La cena nella "schiscetta". Stamattina in cattedra, con le ossa rotte e le occhiaie. Lezioni regolari.
Docenti occupanti: la forma di lotta è inedita, mai sperimentata prima. C'è anche questo orgoglio, tra i professori pasdaran . "Nessuna ideologia - dicono -, battaglia civile". E "nessuna utopia", ripetono. Non sono qui "per cambiare il presente, ma per difenderlo".
Dalla loro hanno la forza dei numeri: "Gli studi dei sindacati - spiega Gatto - dicono che si perderanno da 90 a 120 mila posti di lavoro". E poi c'è la questione delle ore di didattica settimanale, che nei canali di istruzione professionale potrebbero essere ridotte a 15, rispetto alle attuali 36: "Sa cosa vuol dire? Che Dante si potrà spiegare solo alle classi elette".
Corre la nottata. Da anni Sesto non si sveglia con le sirene di ingresso in fabbrica, né con i tonfi e i boati delle acciaierie. La memoria della Stalingrado d'Italia però è ancora viva: "Ogni forma di lotta - continua il professore - è figlia delle lotte precedenti. La nostra ha radici antiche, ma un esempio recente: i tranvieri dell'Atm a Milano. La protesta che nasce dalla violazione dei diritti".
Qualcuno russa. Altri si girano e rigirano nel sacco a pelo senza prender sonno. Nella notte di sacrificio si respira un sostegno immediato: "Gli altri docenti dell'istituto sono con noi". Ma anche un presentimento di solitudine. In una domanda: "Perché il centrosinistra non dice che abolirà questa riforma in caso di vittoria alle elezioni?".

Gianni Santucci


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