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Corriere-Il ministro Moratti: formazione, occorre una strategia europea

VERTICE UE A PALAZZO MARINO Il ministro Moratti: formazione, occorre una strategia europea La centralità delle politiche educative e della formazione, la loro complementarità con il mondo del ...

29/10/2003
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Corriere della sera

VERTICE UE A PALAZZO MARINO
Il ministro Moratti: formazione, occorre una strategia europea

La centralità delle politiche educative e della formazione, la loro complementarità con il mondo del lavoro, la realizzazione di un modello integrato di apprendimento lungo tutto l'arco della vita (l'apprendimento perenne, il longlife learning ). Sono questi i tre punti fondamentali sui cui si sono confrontati i ministri di 25 Paesi europei nella riunione informale (aperta lunedì mattina) che si è conclusa ieri a Palazzo Marino e che è stata presieduta dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti. Due le decisioni prese durante il confronto: l'importanza di integrare la formazione con le politiche sociali e del lavoro e la necessità di orientare le politiche educative alle esigenze della domanda. Obiettivo, raggiungere il traguardo fissato a Lisbona tre anni fa, ovvero fare dell'Europa, entro il 2010, la società basata sulla conoscenza più dinamica e competitiva al mondo. "Sono felice - ha detto il ministro Moratti - che da Milano parta una road map che ci permetterà, nei prossimi anni, da qui al 2010, di misurare concretamente i progressi che sapremo realizzare verso il raggiungimento degli obiettivi comuni di Lisbona". Investire nel capitale umano, dunque. "Perché in Europa - ha detto il ministro Moratti, e con lei il commissario Viviane Reding - 45 milioni di persone non hanno un lavoro, e di questi circa il 60 per cento sono donne, molte delle quali con qualifiche o diplomi. Come recuperarle? Le politiche educative non sono sufficienti, vanno affiancate da politiche di tipo sociale". Attenzione anche ai finanziamenti: oggi l'investimento europeo medio nell'istruzione è del 5 per cento del Pil. "Ma rispetto agli Stati Uniti, l'Europa investe il 50 per cento in meno nell'università. In Europa manca il contributo privato. Solo così si può arrivare per il 2010 a un risultato. Consapevoli, tra l'altro, del fatto che se non arrivasse, ne deriverebbero grandi problemi sociali".". (A. Sac.)


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