Corriere: Il fronte antioccupazioni I prof alleati delle famiglie
Scuola Raccolte di firme per fare lezione. E 5 in condotta a chi protesta
Cancelli sbarrati e manifesti online. «Basta con i bivacchi»
ROMA — Presidi, insegnanti, genitori e anche studenti. Il fronte antioccupazioni quest’anno è più compatto. Parte da Roma e s’allarga. Tutti schierati contro «l’inutile, stanco e sterile cliché», come ha scritto nella sua lettera ai genitori il professor Cosimo Guarino, preside del liceo classico «Mamiani», «okkupato » giusto ieri dai ragazzi. «Gentili genitori, ci siamo — ha scritto il professore —. Vorrei che ne parlaste con i vostri figli cercando di approfondire la ricerca di altre forme più aperte e consapevoli di dissenso e protesta... L’occupazione di un liceo è diversa da quella nelle fabbriche... ». Quattro giorni di «autogestione» li ha concessi da oggi Maria Luisa Michesi, la preside del «Morgagni», l’istituto romano dove l’occupazione lunedì è saltata perché un docente in extremis aveva intercettato i piani degli studenti su Facebook. Quando i ragazzi sono arrivati, così, hanno trovato i cancelli chiusi e i prof asserragliati dentro. Sorpresa.
Un altro preside, Mario Rusconi, dirigente dello scientifico «Newton» e vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi (che raccoglie 430 scuole in tutt’Italia) ha messo ieri online addirittura un «manifesto contro le occupazioni ». Un documento per dire basta con il vecchio modello del passato: studenti contro professori, i ragazzi chiusi dentro e la polizia fuori, pronta a sgomberare. Basta pure coi bivacchi notturni. Piuttosto meglio una settimana all’anno di «autogestione concordata» con i docenti, una settimana di «didattica flessibile» come la chiama lui. Tutti i giorni dalle 8.30 alle 17.30. Orario d’ufficio. Poi la scuola chiude, i ragazzi tornano a casa e si rivedono l’indomani (senza il rischio di fare danni, com’è successo nei giorni scorsi al «Cavour» di Roma, dove sono stati rubati dei computer e pure i soldi della cassa del bar).
Quest’anno, insomma, tolleranza zero. Cresce anche il partito del 5 in condotta, dopo l’annuncio fatto dalla vicepreside dell’«Anco Marzio» di Ostia, Margherita Rauccio, di voler portare l’ipotesi dell’insufficienza in pagella nel prossimo consiglio d’istituto, per sanzionare i ragazzi che nei giorni scorsi hanno tentato l’occupazione. La preside dell’istituto Loretta Zona ieri ha incontrato i genitori dei 5 ragazzi identificati e loro stessi hanno approvato l’idea di un possibile 5 in condotta come punizione per i figli. Il preside Rusconi è perentorio: «Occupare è un reato, la scuola è un servizio pubblico che non può essere interrotto. L’insufficienza nel comportamento, secondo la nuova riforma, è una misura che può essere adottata solo in presenza di gravi atteggiamenti. Non vedo cosa ci sia di più grave che infrangere una legge ».
«Diciamo la verità, mamme e papà ormai si sono rotti di dover pagare i danni fatti a scuola dai propri figli durante le occupazioni» sbotta Donatella Poselli, presidente dell’Unione italiana genitori. Facciamo un esempio: nell’ultima «okkupazione» di ottobre, a Firenze, si sono contati 10 mila euro di danni solo al liceo classico Michelangelo, bandiera della città. E il preside, Massimo Primerano, alla fine non ha avuto esitazioni: ha chiesto alle famiglie di risarcire. Il preside, in verità, ha fatto anche di più: ha chiesto agli studenti il certificato medico per poter rientrare in classe dopo più di 5 giorni d’assenza e seguire regolarmente le lezioni. «Ho solo applicato la legge — ha spiegato il professor Primerano —. L’occupazione era una semplice coincidenza».
Anche tra gli studenti, però, serpeggia il malcontento. I «Giovani padani», nei licei del Veneto, non ci pensano proprio a occupare. Edoardo Celeste, studente del «Tasso» di Roma, il liceo che fu di Moravia, Andreotti, Manlio Cancogni e Federico Zeri, ha inviato una lettera amarissima ai giornali: «Frequento l’ultimo anno, dunque alle occupazioni ormai sono avvezzo, avendone alle spalle ben 4, ma se alle prime assistevo inerte ora invece sono stufo di quest’atto di sopraffazione. Così ho sostenuto una raccolta di firme contro l’occupazione, ho persino scritto un articolo sul giornalino della scuola, Il tassometro . Ma niente da fare».
E se a Roma soffia già il vento, a Milano la quiete è solo apparente. Innocente Pessina, dirigente del liceo classico «Berchet», commenta: «Da noi al momento non c’è nulla. Per ora ho ricevuto una richiesta di cogestione, che io definisco attività didattica alternativa. C’è da dire che noi abbiamo il trimestre: i ragazzi sanno che per loro è periodo di valutazione...». Cautela. E attesa. In gioco c’è l’immagine dell’istituto, soprattutto in tempi di iscrizioni. La prossima settimana, tra l’altro, si terranno gli open day , le giornate di scuola aperta per presentare l’offerta formativa ai ragazzini di terza media e alle loro famiglie. Meglio evitare di far coincidere un appuntamento così importante con una possibile agitazione studentesca. Ma la protesta milanese, dopo i due arresti di martedì, potrebbe materializzarsi già oggi con un presidio al «Virgilio» e un’occupazione annunciata allo scientifico «Volta». I Collettivi sono in mobilitazione. Da lunedì 23 si fa sul serio.
Fabrizio Caccia Annachiara Sacchi