Corriere: «I volumi sono troppi e inutili: servono programmi più snelli»
Antonio Scurati
Roberto Rizzo
MILANO — «Quando i soldi sono finiti, quando si è grattato il fondo del barile, il caro- libri diventa per forza un problema serio». Lo scrittore Antonio Scurati è docente di Pedagogia all'università Cattolica di Milano e ha un passato da dirigente scolastico. «Conosco bene il problema, che non è nuovo. I libri di testo sono cari e lo sono sempre stati. Una volta, in famiglia i libri venivano prima di tutto, si rinunciava ad altro pur di comprarli. Era un punto d'onore mandare a scuola il proprio figlio con tutti i libri richiesti. Oggi è diverso, ci sono altre priorità».
Dunque il prezzo di copertina non c'entra?
«È una questione di quantità. Andrebbe scremata la lista dei libri scolastici che gli studenti utilizzano in minima parte. Quando di un testo ne utilizzi solo una parte, ecco che il suo costo diventa per forza eccessivo. Faccio un esempio: un professore di filosofia del liceo ha 200 ore di insegnamento l'anno. Andrebbero comprati testi per quelle 200 ore, cioè per il lavoro che il professore può fare, per quanto può spiegare e insegnare, invece che far acquistare testi che coprono tutto il pensiero filosofico. Libri che poi nessuno ha tempo di usare, né l'insegnante né lo studente. Basta girare nelle librerie specializzate, si trovano un sacco di libri di testo usati ma mai aperti».
Di chi è la colpa?
«Trattandosi di un sistema, dico che il problema sta alla fonte, al ministero della Pubblica istruzione. Se ci fossero programmi scolastici più snelli, ci sarebbero meno libri di testo. Ma se i programmi sono gonfi di nozioni, la lista dei libri si allunga di conseguenza».
I presidi danno la colpa ai professori.
«Ripeto, l'origine del caro-libri sono i programmi scolastici».
Eppure, alcuni professori con i libri di testo ricavano un secondo stipendio.
«Non ho elementi per sostenerlo o per dire il contrario. Però, molti insegnanti ritengono che pubblicare un libro di testo aumenti la loro professionalità. Io non credo alla "mafia" dei professori».
La scuola non può fare nulla?
«Ci sono delle iniziative in questa direzione. Alcune scuole superiori, per conto loro, hanno già iniziato ad adottare meno libri di testo, altre comprano alcune copie del libro e le fanno girare tra gli studenti. Questo per non far gravare la spesa sulle famiglie. In Toscana, per le scuole elementari è nato il progetto "Senza zaino" che contempla un diverso approccio scolastico, anche per quanto riguarda l'utilizzo dei testi. Ma non si può affrontare la questione da un solo punto di vista, seppur giustificato, che è quello delle famiglie che devono comprare i libri».
Dunque?
«Vanno fatte anche altre considerazioni economiche, c'è un equilibrio tra vari elementi. Dobbiamo ricordarci che sui libri di testo si reggono diversi posti di lavoro, di conseguenza altre famiglie con altri problemi. Prima di demonizzare, facciamo attenzione ».
L'utilizzo di computer e libri digitali, non farebbe risparmiare?
«Non è la stessa cosa. La presenza del libro ha una sua validità tecnica e culturale. Ora, non vorrei che nei confronti dei testi scolastici montasse un odio derivante da motivazioni economiche. Ripeto, se il libro è eccessivo, se ha caratteristiche eccedenti rispetto alle necessità degli studenti e dell'insegnante, va eliminato. Ma senza fare di tutta l'erba un fascio».
Non restano che le fotocopie.
«Le fotocopie sono come il temporale, non si possono impedire né controllare. Anche qui, basta non esagerare».