Corriere: I rettori: mancano i soldi per assunzioni e stipendi
Risorse per pagare solo 500 giovani ricercatori. Decleva: così gli atenei muoiono
La protesta: ci servono subito 1,5 miliardi di euro
ROMA — Nelle università italiane è di nuovo emergenza finanziaria. Gli atenei non hanno i soldi per pagare gli ultimi aumenti di stipendio che prof e personale hanno maturato. Non sono in grado di assumere giovani ricercatori. E si domandano con sempre maggior inquietudine dove trovare le risorse per la didattica e i laboratori, insomma per i servizi dovuti agli studenti che pagano le tasse.
«La situazione è drammatica, servono provvedimenti urgenti ed adeguati»: l'assemblea generale dei rettori, riunita ieri, ha lanciato un nuovo sos al governo. Se l'università e la ricerca sono davvero priorità allora è il caso di mantenere gli impegni visto che la situazione economica del Paese, rispetto a qualche mese fa, è migliorata. Prima che sia troppo tardi. Negli ultimi anni, sostengono i rettori, le università hanno subito una riduzione di risorse pari a un miliardo e mezzo di euro.
«Abbiamo avuto qualche informazione sull'entità dei nuovi aumenti stipendiali e non siamo in condizioni di pagare. È un meccanismo infernale», dice il presidente della Crui, Guido Trombetti. Le buste paga di docenti, tecnici e amministrativi aumenteranno del 4,6 per cento facendo salire all'89 per cento la quota del finanziamento statale destinata agli stipendi. Vediamo le cifre. Tra aumenti contrattuali, ricostruzioni di carriera, automatismi vari, tutti decisi al di fuori degli atenei, solo per il 2007 serviranno 400 milioni di euro. Poi c'è il decreto «tagliaspese»: altri 100 milioni di euro. L'inflazione continua a far crescere i costi dei beni e dei servizi. Gli atenei risparmiano, tagliano ma il risultato è poca cosa rispetto alle somme che devono pagare.
Risultato: gli stipendi mangiano tutte le risorse e la qualità della ricerca e dell'insegnamento sono a rischio. In queste condizioni i giovani talenti sono fortemente penalizzati. Le difficoltà economiche degli atenei non consentono di reclutare le decine di migliaia di aspiranti ricercatori di cui ci sarebbe bisogno per svecchiare le università. Nel 2007 ne verranno assunti appena 500 con i fondi della Finanziaria.
Secondo Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano, se non succede qualcosa entro la prossima Finanziaria la prospettiva è il declino, anche per gli atenei più competitivi. «Le università sono l'unica struttura pubblica — spiega Decleva — che deve sostenere con i propri bilanci, senza ricevere dallo Stato le risorse corrispondenti, gli incrementi di stipendio derivanti da contratti nazionali o da leggi». «Nel 2007 — continua il rettore della Statale — dovremmo tirare fuori 10 milioni di euro, ma non sappiamo dove trovarli. Le risorse vanno spese per i libri, i laboratori, la ricerca, altrimenti l'università muore».
«Ancora una volta l'università subisce un trattamento punitivo. Perché? — si chiede Guido Fabiani, rettore di Roma Tre —. Si vuole che gli atenei chiudano? Lo si dica chiaramente. Cosa offriamo, in queste condizioni, a un milione e 800 mila studenti che pagano le tasse, come possiamo sostenere un'attività di ricerca all'altezza di quella delle altre nazioni europee?».