Decleva, rettore della Statale e presidente Crui: serve cautela. Fontanesi (Bicocca): malcontento diffuso
La lettera è partita da un gruppo di docenti della Bicocca: in pochi giorni ha fatto il giro di Statale e Politecnico, scatenato raccolte di firme e scambi di email. Il tema: «Salvare l'università pubblica dai tagli stabiliti dal governo». Come? Coinvolgendo professori, ricercatori, studenti e personale tecnico in un'assemblea pubblica convocata per la prima settimana di settembre. E con forme di lotta che potrebbero andare dal blocco delle lezioni a quello degli esami: «L'anno accademico non potrà cominciare regolarmente finché la misure contenute nel D. L. 112 non saranno ritirate ». Sciopero negli atenei milanesi: sarà un autunno caldo.
Una chiamata a tutta la popolazione accademica. «In pochi anni la ricerca e l'istruzione superiore saranno stritolate », continua il documento. Carlo Cecchetto, cattedra in linguistica alla Bicocca e firmatario del manifesto, spiega: «L'incontro, che si terrà o nella sala della Provincia o al Conservatorio, sarà aperto a tutti. Vogliamo coinvolgere il maggior numero di persone». Le decisioni possibili: lo sciopero, la sospensione delle sessioni di esame e delle tesi, il blocco degli affidamenti (gli incarichi aggiuntivi ai docenti). «Si tratta di capire — continua Cecchetto — quali siano le misure più efficaci per farci sentire. Fino al 25 agosto raccoglieremo le adesioni, poi convocheremo tutti. Soprattutto i ragazzi: devono capire che la mobilitazione, che ovviamente creerà qualche disagio, è tutta a loro vantaggio ».
All'incontro di settembre sono invitati anche i rettori. «Sono i benvenuti». Marcello Fontanesi, a capo della Bicocca, risponde così: «Non c'è nessun motivo per non andarci. Ma noi rettori dobbiamo
Ricercatori in rivolta
Cristina Tajani, giovane ricercatrice a Scienze politiche: «Si prospetta un autunno di mobilitazioni»
invitare alla responsabilità e farci carico di tenere in piedi la baracca». Sospiro: «C'è un malcontento diffuso negli atenei. Certo, simili proteste rischiano di farci passare dalla parte del torto, ma condivido il senso di disagio e amarezza di chi si sente bistrattato, di dottorandi e assegnisti che vedono la loro carriera interrotta». Confessione: «Anche noi, qualche volta, vorremmo sbattere la porta».
Tempi duri, ma «serve cautela ». Lo spiega Enrico Decleva, numero uno della Statale e presidente della Crui, la conferenza dei rettori: «Che la situazione sia difficile è stato detto (la Crui si è schierata contro la riduzione dei finanziamenti pubblici e la stretta sulle assunzioni), ma è necessario aspettare la fine di agosto: meglio
capire in quale contesto avviene
la ripresa e quali siano le iniziative più opportune da prendere. Bisogna stare molto attenti». Anche Ferruccio Ferrario, preside di Medicina in Statale (il consiglio di facoltà ha duramente condannato i tagli), è cauto: «Dobbiamo muoverci in armonia con la Crui, pensando a un modo per riformare l'università senza prendere la strada del puro corporativismo. Ma sono certo: le cose miglioreranno. Anche perché peggio di così non possono andare. Ho l'ottimismo della disperazione».
Più attenzione (e fondi) all'università, ecco la richiesta di professori e precari. Cristina Tajani, ricercatrice a Scienze politiche, prevede: «Si prospetta un autunno di mobilitazioni». Sarà l'assemblea di settembre a deciderlo. Con dottorandi, assegnisti, segretari, docenti, matricole e la Flc Cgil. Attilio Paparazzo, segretario milanese del sindacato, è durissimo: «Blocco delle assunzioni, i migliori costretti a fuggire all'estero: lo scenario è drammatico. Per questo dobbiamo cercare di raggiungere un pronunciamento di tutti i senati accademici che chieda la modifica del D. L. 112. Faremo di tutto per ottenerlo. In gioco c'è il futuro del Paese».
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