Corriere: I giovani ricercatori contro la Gelmini«Solo 696 posti su 2.100 promessi
Intervista al presidente dell'associazione dei precari Francesco CerIsoli Doccia fredda per i precari della ricerca dopo che il ministero ha messo online gli stanziamenti del 2009
Il ministro Mariastella Gelmini (Ansa)MILANO - Un Natale così i precari della ricerca se lo ricorderanno per lungo tempo. I posti previsti per i nuovi ricercatori da inserire nell'università italiana inizialmente erano 4200. I 2.100 previsti quest'anno si sono tuttavia ridotti a 696. Lo fa notare l'Apri, l'associazione Precari della Ricerca Italiani, dopo aver fatto i conti a seguito della pubblicazione del ministero della tabella della ripartizione degli stanziamenti per i concorsi del 2009.
FONDI MUSSI - In più occasioni il Ministro Gelmini, l'ultima volta nella lettera al Corriere della Sera del 15 novembre 2009, aveva annunciato «l'assunzione di migliaia di ricercatori». Poi però c'è stata la bocciatura in Senato dell'emendamento in Finanziaria per sbloccare gli 80 milioni di euro a favore del reclutamento straordinario di ricercatori a tempo indeterminato. A quel punto il ministro Gelmini, pur di mantenere l'impegno, ha agito per decreto. Così i fondi alle Università sono arrivati. Ma non gli 80 milioni di euro inizialmente previsti bensì «solo» 40 milioni di aiuti per la «terza fascia» dei ruoli accademici, salvando così 900 posti. Questa cifra, diventata dopo la pubblicazione della ripartizione 696, non è bastata a rassicurare l'Apri che parla di una vera e propria «doccia fredda». A denunciare la forte discrepanza tra i posti previsti rispetto a quelli effettivamente finanziati è Francesco Cerisoli, presidente dell'Apri, che spiega: «Chiediamo al Ministro Gelmini - dice Francesco Cerisoli - che fine hanno fatto i 4.000 posti da ricercatore sbandierati da mesi nelle interviste e nei comunicati stampa. Se questo è il "ricambio generazionale" annunciato dalla Gelmini, siamo di fronte ad un evidente fallimento della politica del Ministro».
Delusi?
«Be', faccia lei. Lo stanziamento (nella finanziaria 2007) parlava di 80 milioni di euro per il 2009. Di questi 80, la metà, sono stati usati per "pagare" gli stipendi dei ricercatori assunti (nemmeno tutti) nel 2007 e 2008. I restanti 40 milioni sono poi stati destinati a coprire il 100% degli stipendi dei neo assunti benché solo il 50% doveva servire a questo scopo (l'altro 50% lo mettevano le Università).
Ed allora?
«Allora invece dei 2.100 posti per nuovi ricercatori previsti per quest'anno, siamo precipitati a 696, meno di un terzo.Il ministro dell'Università, all'inizio del 2009, aveva detto che con la legge 1/2009 avrebbero reclutato 4.000 ricercatori con regole finalmente meritocratiche. Bene, quando anche tutti i concorsi fossero espletati in tempo, al massimo questi saranno 696 per il 2009, più 1037 già stanziati per il 2008, ovvero meno della metà di quanto promesso dalla Gelmini».
Da cosa nasce questa guerra di cifre?
«È un arzigogolo. Dunque, 4200 posti sono quelli che sarebbero dovuti uscire dal finanziamento straordinario dei fondi cosiddetti Mussi (dal nome dell'ex ministro, ndr) nel 2007. Erano previsti 1050 per il 2007 (fatti, da Mussi), 1050 nel 2008 (distribuiti e in parte banditi, sotto la gestione Gelmini) e 2100 nel 2009 (quelli che ora sono diventati 696). La Gelmini quando ha riformato i regolamenti dei concorsi con il DL180 (diventato legge 1/2009) ha più volte annunciato che grazie a questa riforma avremmo avuto oltre 4000 posti per nuovi ricercatori assegnati con criteri meritocratici. Facendosi però i conti con i soldi stanziati da Mussi e fin lì non ancora spesi (anche perché il governo Prodi nel frattempo era caduto). Ecco quindi la fondamentale discrepanza fra quanto annuncia il Ministro e quanto alla fine realizza: la Gelmini credeva di poter incassare a costo zero 4000 posti ma le Università non ne hanno voluto sapere di cofinanziare. Così il Miur ha dovuto fare tutto da solo, col risultato che i posti sono diventati 696».
Ma ora c'è una riforma in atto...
«Questa era veramente l'ultima chiamata per tantissimi, che non possono permettersi di aspettare la riforma annunciata col disegno di legge presentato questo autunno, che vedrà la luce fra anni. Dopo anni di concorsi sostanzialmente bloccati, quando un nuovo regolamento apriva qualche spiraglio per i candidati non "interni" al sistema, ottenere 1.700 posti è una beffa bella e buona"».
Come vede il futuro dell'università italiana?
«La situazione è drammatica: le Università continuano a pagare stipendi a migliaia di professori over-65, e chiudono di fatto le porte ai giovani. Il Ministero quest'anno taglia 621 milioni di euro al Ffo (Fondo Ordinario per le Università), che non vengono nemmeno pareggiati dal finanziamento derivante dallo scudo fiscale (400 milioni). Senza contare gli inspiegabili ritardi nel finanziamento dei progetti Firb (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base) e Prin (Programmi di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale). Insomma dovunque si guardi ci sono solo muri eretti a difesa degli interessi di piccole consorterie e basse operazioni di cassa. E sul ddl che dovrebbe disegnare, appunto, il futuro dell'Università, è già cominciato un sospetto tira e molla...».
E i cervelli se ne vanno...
«Il Ministro promette 4.000 e realizza, nelle migliori delle ipotesi, 1700. Significa solo una cosa: che non è in grado di gestire, pianificare, indirizzare. Un qualsiasi omologo europeo si sarebbe dimesso. Purtroppo la disillusione di molti spinge a cercare soluzioni fuori dall'Italia. Anche perché la protesta organizzata fino a questo momento non ha prodotto risultati concreti, e ai precari non si può più chiedere di aspettare».
Nino Luca