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Corriere: Gli editori: aumenti inferiori all'1 per cento

Il caso Indagine Ispo sull'andamento del prezzo dei libri per le scuole di primo e secondo grado

29/08/2008
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Corriere della sera

MILANO — «Una colossale montatura»: il presidente dell'Associazione Italiana Editori Federico Motta bolla come «disinformazione » la polemica sul caro-libri e definisce «soldi pubblici spesi per controlli intempestivi » le verifiche della Finanza nelle librerie ordinate dall'Antitrust. Lapidario anche il commento alla proposta di Mariastella Gelmini di bloccare la riedizione dei testi scolastici per un periodo di 3, 4 o 5 anni: «Evidentemente il ministro non sa di cosa sta parlando».

Gli editori rispondono, cifre alla mano, alle accuse di speculare sui prezzi di copertina. Da una ricerca affidata all'Ispo risulta infatti che l'aumento medio è rimasto al di sotto dell'1 per cento. L'indagine, spiega il presidente dell'Istituto per gli Studi della Pubblica Opinione Renato Mannheimer, ha confrontato i 31.360 titoli delle scuole secondarie di I e II grado del 2008 con quelli del 2007: «L'indice di variazione media è dello 0,73 per cento rispetto a un tasso di inflazione rilevato a luglio pari al 4,1 per cento».

Nel dettaglio: il 62 per cento dei testi non ha avuto rincari rispetto all'anno precedente, mentre il 34 per cento è cresciuto di una percentuale inferiore o uguale a quella dell'inflazione. I libri a essere aumentati più dell'inflazione sono invece solo il 4 per cento (manca il dato relativo a quanti dei testi più venduti rientrano in questo 38 per cento di libri rincarati). Il trend è comunque negativo: l'aumento medio dei costi è sceso di oltre un punto percentuale negli ultimi cinque anni.

L'indagine afferma inoltre che il 56 per cento dei genitori con figli in età scolare mette l'istruzione, e quindi anche l'acquisto dei libri, al primo posto tra le cose per cui vale la pena spendere i soldi di famiglia. «Un dato senz'altro confortante », spiega Mannheimer, il quale precisa che più che sul caro- libri, «la polemica di questi giorni ha a che fare con i tetti di spesa, ovvero il numero di libri che i vari collegi dei docenti decidono di adottare per ciascun anno di corso». «Va comunque tenuto conto il fatto che lo sforamento accade per la presenza di antologie che vengono utilizzate per più di un anno», precisa Enrico Greco, presidente del Gruppo editoria scolastica dell'Aie. Ha dunque ragione il ministro Tremonti quando lamenta la presenza di troppi titoli sul mercato? «Non è certo colpa nostra — fa notare Motta — se nella media secondaria superiore siamo ormai arrivati a circa 2 mila indirizzi di studio».

Benissimo, ma al di là degli aumenti più o meno contenuti, quali strategie adottare per fa sì che la spesa per la didattica non incida troppo sui bilanci delle famiglie? «Il finanziamento statale di 65 milioni di euro per i testi delle elementari è ormai anacronistico: perché non destinare questa cifra a tutti i ragazzi meno abbienti o meritevoli? », si domanda Greco. Le altre strade non piacciono molto agli editori: distribuire direttamente i libri? «Avrebbe l'effetto sicuro di mettere in crisi le librerie»; puntare su supporti digitali? «Ma chi l'ha detto che si studi meglio e, soprattutto, che costi meno?».

Ultima stoccata per la Gelmini: «Il catalogo dei prezzi noi lo pubblichiamo a febbraio, non c'era alcun bisogno di aprire questa polemica alla fine del-l'estate ». E il blocco delle riedizioni proposto dal ministro? «Siamo davvero costernati: a questo punto si faccia direttamente l'editoria di Stato».


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