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Corriere-GIULIO CESARE, CHI ERA COSTUI?

In classe, con molte perplessità GIULIO CESARE, CHI ERA COSTUI? di ERALDO AFFINATI Sulle novità introdotte nel mondo della scuola dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti il dibat...

04/10/2004
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Corriere della sera

In classe, con molte perplessità
GIULIO CESARE, CHI ERA COSTUI?

di ERALDO AFFINATI

Sulle novità introdotte nel mondo della scuola dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti il dibattito è stato subito molto acceso, prima ancora che risultassero chiare le ragioni del contendere. Adesso, nel momento in cui le trasformazioni richieste cominciano a mostrarsi per ciò che realmente sono, soprattutto nelle elementari, lo scontro si fa aspro. Numerosi istituti romani, come illustrato in dettaglio nei servizi di Flavia Fiorentino e Anna Merola pubblicati in queste pagine, hanno trovato il modo di non applicare i punti fondamentali della riforma. Si va dalla riproposizione delle vecchie quaranta ore del tempo pieno, con uscita alle sedici, al mantenimento dei tre maestri, respingendo a gran voce la figura del tutor, fino alla conservazione dei programmi di storia che prevedevano un'introduzione alle civiltà moderne sin dalla quinta classe.
Uno potrebbe anche chiamarlo ammutinamento o diserzione, ma così non è, visto che l'autorità degli organi collegiali esiste ancora. Il principio dell'autonomia consente di caratterizzare l'offerta formativa. Eppure, riflettendo sullo scontento emerso nel semplice scrutinio di dieci scuole della nostra città, è difficile sottrarsi all'impressione che molti articoli della riforma, prima ancora di essere il frutto di un'accorta filosofia pedagogica, rispondano a criteri di mero risparmio economico. Da una parte si dice no alla collegialità dell'insegnamento, affermando il ritorno al maestro prevalente, dall'altra si ammette che all'interno del circolo didattico ci si possa organizzare secondo il vecchio sistema, seppure sotto mentite spoglie (coordinatore e segretario, per esempio), a patto che tale sotterfugio non implichi aggravi finanziari. Sul tempo pieno c'è sempre il rischio di cadere nel tecnicismo. Ma ciò che sembra essere una questione di lana caprina, lo sanno bene i genitori, spesso nasconde l'unico libro al quale i piani alti di viale Trastevere paiono interessati: quello dei conti. Se l'ora e mezza tradizionalmente dedicata al pasto dei bambini non viene considerata attività educativa e la sua sorveglianza, sottratta ai maestri, può essere delegata all'esterno, ad aziende private o cooperative, la spesa statale diminuisce, e con essa la qualità dell'istruzione pubblica. L'insoddisfazione sull'inedita scansione dei programmi non riguarda solo la Capitale ma coinvolge milioni di famiglie, anche nella gestione del difficile trapasso fra vecchio e nuovo con l'assurda, precoce obsolescenza dei sussidiari in adozione fino allo scorso anno, tuttavia per quanto attiene alla storia, in particolare chi abita in questa città rischia lo sconcerto nell'apprendere che d'ora in poi, stando alle recenti disposizioni ministeriali, di Giulio Cesare e Costantino, Adriano e Marco Aurelio i nostri figli sapranno quello che devono sapere nell'infanzia, dopodiché dovrebbero attendere l'università, sempre che scelgano facoltà umanistiche, per risentirne ancora parlare dalla cattedra e non in qualche serial televisivo.


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