Corriere: Gelmini: penso a un bonus per chi studia alle private
«Il dossier pubblicato dà ragione alle nostre riforme»
L’intervista Il ministro: insegnamenti, non serve quantità ma qualità
ROMA — Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, il rapporto Ocse sulla scuola italiana....
«Finalmente».
Finalmente? Questo rapporto in realtà dà un voto veramente brutto alla scuola del nostro Paese.
«Ma finalmente supporta la posizione del governo sulle riforme».
Ovvero?
«Reclutamento degli insegnanti, la necessità di introdurre la meritocrazia, ringiovanire il corpo insegnante, gli incentivi: tutte cose che vado dicendo da più di un anno».
Già: è da più di un anno che lei è il ministro dell’Istruzione. Non crede che i brutti voti di questo rapporto la riguardino, almeno un po’?
«Non si cambia in un anno una situazione stratificata nel tempo. In questo anno abbiamo avuto una forte opposizione che non ha fatto altro che puntare il dito soltanto contro i tagli».
E invece?
«Abbiamo fatto molti passi in avanti in direzione delle indicazioni date dall’Ocse, a cominciare dalla riforma della scuola secondaria, il maestro unico, il ritorno ai voti, il voto in condotta...».
L’Ocse parla anche del voto in condotta?
«No, quello è un segnale educativo che abbiamo voluto mandare noi. Del resto è importante il modello educativo nella scuola. Per questo...».
Per questo?
«Stiamo pensando anche ad altre riforme che non c’entrano con l’Ocse. Come il sostegno economico per le scuole paritarie».
Vuole dire le scuole private? Cosa vuole fare?
« Io le chiamo paritarie, o anche non statali. E, Costituzione alla mano, voglio che tutti abbiano il diritto di scegliere se andare alla scuola pubblica o alla scuola paritaria. Quindi, siccome le scuole paritarie costano, sto pensando ad una riforma che dia la possibilità di accedere ad un bonus a chi vuole frequentarle. Un po’ come già succede in Lombardia».
Ma questi sono costi aggiuntivi?
«La libertà di scelta è un diritto costituzionale. E sono tante le riforme che si possono fare risparmiando soldi e facendo funzionare la scuola. I dati Ocse, ad esempio quelli che riguardano la Finlandia, lo dimostrano».
Cosa dimostrano?
«Che non è vero che bisogna puntare sulla quantità, bensì sulla qualità. Intendo: quantità di soldi, di ore di insegnamento. Non è questo che qualifica la scuola, necessariamente. Veramente basta sfogliare il rapporto per capirlo. E sono felice che finalmente il governo e l’Ocse abbiano un’identità di vedute su questo punto, sono certa che faciliterà il dibattito».
Ministro ha visto: ci sono molti più bocciati quest’anno nelle scuole...
«Non è mai bello quando un ragazzo perde l’anno. Però...».
Però?
«Questo è un segnale forte per il ritorno ad una scuola meritocratica. Il lassismo del Sessantotto non ha mai fatto bene a nessuno ».
Allora in questo caso un anno è stato sufficiente a cambiare l’indirizzo. Ma tanti bocciati non aumentano le spese nelle scuole?
«Non ho fatto i conti. Ma va bene così».
Alessandra Arachi