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Corriere-Fa crescere i ragazzi". "No, li rende meno colti".

Fa crescere i ragazzi". "No, li rende meno colti". Gli esperti divisi sulla formazione professionale Il docente Franco Frabboni: sono d'accordo, ma temo la devolution del sistema di istruzione. 23 m...

23/05/2004
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Corriere della sera

Fa crescere i ragazzi". "No, li rende meno colti".
Gli esperti divisi sulla formazione professionale Il docente Franco Frabboni: sono d'accordo, ma temo la devolution del sistema di istruzione.
23 maggio 2004
da www.corriere.it

ROMA - Ciò che divide gli esperti è la risposta alla domanda: diritto-dovere all'istruzione e alla formazione fino a 18 anni e alternanza scuola-lavoro faranno crescere la cultura dei ragazzi e quindi della popolazione italiana? Il punto più controverso è quello della formazione professionale, subito dopo la terza media, dove sarà possibile assolvere il diritto-dovere. Questo percorso servirà allo sviluppo culturale dello studente? Sentiamo. "Non vedo nessuna opportunità di crescita. Questi provvedimenti tendono a dividere il sistema dell'educazione in un canale scolastico e in uno che non è scolastico, quello della formazione professionale - osserva Benedetto Vertecchi, docente di Pedagogia sperimentale nell'ateneo di Roma III -. E ciò accade mentre in tutti i Paesi, soprattutto in quelli industrializzati, si tende a estendere la scolarizzazione di base. I modi di vita delle nostre società sono cambiati: non esiste più il "rinforzo" delle competenze già acquisite - per esempio la capacità di lettura -. Il problema nuovo è di finalizzare l'educazione nei primi due decenni dell'individuo. L'obiettivo: acquisire ciò che si desidera sia conservato nel resto della vita. La formazione, invece, può essere anche a brevissimo termine - continua Vertecchi - visti i ritmi con cui si trasformano le attività produttive".
Per Giuseppe Bertagna, pedagogista al Dipartimento di Scienze dell'educazione all'università di Bergamo, d'ora in avanti nei primi 12 anni di scuola "tutto sarà finalizzato alla crescita intellettuale, professionale, affettiva, morale, espressiva della persona". Insomma non ci saranno più gerarchie: da una parte licei di serie A, dall'altra istituti di serie B. "La formazione professionale, allo stesso modo del liceo, si porrà al servizio dell'alunno e non viceversa". E l'alternanza scuola-lavoro? "Il lavoro - risponde Bertagna - diventa per la prima volta un bacino culturale ed educativo per far crescere la persona. Ciò vuol dire che verrà utilizzato come risorsa e non come dimensione esecutiva. Dai 15 ai 18 anni nessuno potrà lavorare in modo addestrativo, meccanico. Il lavoro sarà utilizzato per ricavare idee, teorie, azioni sociali".
"Approvo l'alternanza scuola lavoro, approvo il fatto che l'asse culturale del sistema d'istruzione sia imbevuto di lavoro sul piano teorico e creativo" è il commento del professor Franco Frabboni, preside della facoltà di Scienze della Formazione dell'ateneo di Bologna. "Ma mi preoccupa il decreto sul diritto-dovere. Il testo mi sembra oscuro. Perché hanno tolto la parola obbligo? Temo che questa misura non sarà in grado di garantire a tutti il diritto di uscire dalla scuola con un titolo di studio dotato di un riconoscimento europeo". "Soprattutto - osserva Frabboni - se passasse una devolution che regionalizza il sistema di istruzione. Nelle regioni più deboli la maggior parte dei ragazzi sarebbe costretta a seguire percorsi professionali brevi". Qualche previsione: il professor Bertagna parla di "scommessa tutta da giocare". Antonio Petrolino, del direttivo dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi, apprezza i principi, ma teme l'attuazione, soprattutto sull'osservatorio nazionale che dovrà monitorare il diritto-dovere fino a 18 anni. "Ci aveva già provato Berlinguer - ricorda - per sostenere l'obbligo formativo da 15 a 18 anni. Aveva previsto osservatori provinciali. Non sono mai stati istituiti".

G. Ben."


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