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Corriere: Esami all'asilo, la sfida di New York

Il sindaco Bloomberg ha avviato un piano che prevede prove di lingua e matematica per i bambini Contrario il sindacato degli insegnanti Ora i primi test si sostengono in terza elementare

01/09/2008
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Corriere della sera

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK — Il nuovo programma pilota dell'amministrazione Bloomberg ha già scatenato un putiferio nella Grande Mela: a partire dal nuovo anno scolastico che inizia martedì prossimo, anche i bambini degli asili newyorchesi dovranno sottoporsi ad esami di inglese e matematica, ben prima cioè del loro ingresso nella scuola elementare. Il Dipartimento dell'Istruzione di New York ha annunciato il controverso programma da 400.000 dollari in una e-mail che invita tutti i Kindergarden a parteciparvi. Ma meno di una settantina di presidi su un totale di 700 hanno risposto all'appello, sinora facoltativo, che costringerà 12.720 dei circa 200.000 scolari dell'asilo e di prima e seconda elementare a sottoporsi ai massacranti test, fino ad oggi amministrati a partire dalla terza elementare e fino al quarto (e negli States ultimo) anno di liceo.
Come anticipato da James Liebman, responsabile del Dipartimento dell'Istruzione e architetto della proposta, il programma pilota consente ai presidi di scegliere tra vari tipi di test standardizzati. Tra cui un quiz multiple- choice di 70 minuti in matematica e inglese con i check box da tenersi quattro volte l'anno; un test online di 30 minuti tre volte l'anno e un'interrogazione individuale di dieci minuti, tre volte l'anno.
Il programma è stato subito bocciato da Randi Weingarten, presidente del potente sindacato degli insegnanti American Federation of Teachers. «Bloomberg come al solito è più realista del re», ha commentato la Weingarten. Il primo cittadino della Grande Mela è nel mirino degli educatori da anni per aver fatto propria la controversa riforma scolastica federale varata nel 2002 da George W. Bush — No Child Left Behind — che secondo i detrattori ha trasformato la scuola pubblica in una frenetica ed asettica fabbrica d'esami. Bloomberg si è spinto addirittura oltre, subordinando l'assunzione e il licenziamento dei presidi (nonché i loro bonus di fine anno) ai voti ottenuti dai loro studenti, che il sindaco miliardario ricompensa con laute mance e costosi gadget, se ottengono un buon punteggio. «Bloomberg vuol trasformare la scuola in un regime dispotico basato solo sui numeri», tuona Jane Hirschmann, fondatrice del gruppo anti-test Time Out From Testing, che definisce il programma pilota «criminale». «Le valutazioni non saranno vincolanti per il passaggio all'anno successivo — si difende Liebman —, ma servono solo a valutare i progressi degli studenti. Se funziona, lo rinnoveremo». Ma contro l'iniziativa si sono mobilitati anche gruppi di genitori e politici locali, che accusano il sistema dei test perenni di uccidere la creatività, trasformando la scuola americana in una catena di montaggio che incoraggia gli studenti a pensare tutti nello stesso medo. «Insegnano ai nostri figli come dare l'unica risposta giusta, non a ragionare e ad essere innovativi », punta il dito il deputato democratico del Queens Mark Weprin, che ha due figli nella scuola pubblica. I sondaggi gli danno ragione. Secondo gli ultimi studi il boom di esami imposto dal No Child Left Behind ha spinto molti presidi a «forzare» ed «abbellire» i risultati, tagliando dal curriculum le materie creative non soggette a test quali storia, musica e arte. «Non c'è altro modo di misurare i progressi degli alunni — insiste Liebman —. Sarebbe come chiedere ad un medico di prescrivere una medicina, senza consentirgli di misurare la febbre e fare gli esami del sangue per arrivare ad una diagnosi del paziente». «I test standardizzati producono menti standardizzate — ribatte Lewis Rosenbluth, professore di scienze e matematica alla prestigiosa Beacon High School del Lincoln Center —. La forza dell'America è sempre stata incoraggiare innovazione e creatività per varcare nuove frontiere».
Alessandra Farkas


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