Corriere -Elementari e licei: due beni da salvare
La riforma della scuola "Elementari e licei: due beni da salvare" di GIANFRANCO FINI * Caro Direttore, la scuola è il grande patrimonio di una nazione: trasmette la sua identità, prepara...
La riforma della scuola
"Elementari e licei: due beni da salvare"
di GIANFRANCO FINI *
Caro Direttore, la scuola è il grande patrimonio di una nazione: trasmette
la sua identità, prepara i suoi cittadini, in altre parole disegna il futuro
di uno Stato. La scuola italiana non ha bisogno di inutili e velleitarie
rivoluzioni che rischiano di sconquassarne le fondamenta.
Occorre piuttosto riformare ciò che non funziona o non è più adeguato senza
indebolire ciò che dà ancora buoni risultati. È in quest'ottica concreta e
non ideologica che la maggioranza di governo si appresta ad attuare la
riforma dei cicli e del reclutamento dei docenti.
Com'è stato sottolineato in più occasioni, anche su queste colonne, gli
anelli deboli degli attuali cicli scolastici sono rappresentati: dall'
assenza di un adeguato canale di formazione professionale; dall'inidoneità,
in specie di una certa istruzione tecnico-professionale, a garantire le basi
per un successo universitario dei giovani; dalla mancanza di un legame serio
tra istruzione tecnica e mondo del lavoro e dell'impresa; dalla scuola media
che è ormai diventata la continuazione debole delle elementari. E' noto,
invece, che in Italia abbiamo buone scuole elementari e un liceo, il
classico, che offre ancora standard formativi superiori alla media Ocse.
Accanto all'inadeguatezza dei cicli vi è poi il problema più generale del
reclutamento e della formazione del personale docente. La riforma Berlinguer
sconvolgeva le elementari, sopprimeva il percorso scolastico intermedio,
ritenuto fondamentale dalle migliori scuole pedagogiche, non affrontava, se
non incidentalmente, il problema della formazione professionale, indeboliva
il liceo introducendo un biennio fortemente caratterizzato dalle esigenze di
orientamento.
Inoltre, parcheggiava inutilmente nel biennio molti giovani che erano solo
in attesa di trovare occupazione, riduceva di un anno il percorso di
istruzione, non incideva significativamente sul rapporto scuola-impresa.
Il progetto di riforma approntato dal ministro Moratti, con il concorso
delle forze politiche della maggioranza e dopo un confronto con il mondo
della scuola, introduce innanzitutto un doppio canale articolato in
istruzione e formazione, di competenza quest'ultima delle Regioni: si offre
così ai giovani che non continuano nel percorso di istruzione un prospettiva
di seria qualificazione e se ne valorizzano i talenti sul modello di alcune
importanti esperienze europee. Viene istituita inoltre la possibilità di un'
alternanza scuola-lavoro, estesa anche ai licei, in specie quelli
tecnologici ed economici, innovazione che dovrebbe consentire un'istruzione
ed una formazione più pratiche, più funzionali al futuro successo lavorativo
dei giovani, finendo dunque con l'offrire maggiori e più qualificate
opportunità di lavoro.
La preparazione complessiva e le opportunità di successo universitario degli
studenti vengono poi rafforzate potenziando la scuola media che viene ora
significativamente finalizzata a fornire gli strumenti adeguati per
affrontare nel migliore dei modi l'istruzione secondaria.
Se ne dovranno fra l'altro rafforzare i contenuti logico-espressivi, la
corretta padronanza della lingua italiana e ci dovrà essere un maggiore
approfondimento della matematica. Con l'introduzione, oltre all'inglese, di
una seconda lingua della Ue, nelle medie si danno ulteriori opportunità ai
nostri giovani nel contesto europeo. È previsto poi per l'ultimo anno dei
licei un collegamento con l'università finalizzato specificamente all'
approfondimento ed alla verifica delle conoscenze e delle abilità richieste
per l'accesso ai corsi di laurea.
L'attrazione nel sistema liceale degli istituti tecnici ed economici è
finalizzata, d'altro canto, a garantire anche a questi studenti una buona
preparazione culturale, pur nella distinzione dei percorsi e delle finalità
dei diversi tipi di liceo. Si mantiene altresì un sistema d'istruzione su
tredici anni, evitando il rischio di un indebolimento della preparazione
complessiva degli studenti e di uno snaturamento degli attuali licei. Si
conservano infine le elementari. Non meno importante è la riforma della
formazione dei docenti contenuta nell'articolo 5. Con l'inserimento
programmato al biennio di specializzazione si risolve inoltre alla radice lo
storico problema del precariato.
Occorre procedere adesso ad una seria riqualificazione e motivazione del
personale che già insegna e ad un'equa definizione della posizione dei
precari. Come giustamente osservava Galli della Loggia, delineata la
struttura della nuova scuola italiana, la sfida si sposta ora sull'
individuazione dei contenuti.
La risposta deve essere coerente con l'idea che abbiamo per l'Italia del
futuro. Per quel che ci riguarda, noi pensiamo ad una nazione che nella
consapevolezza del proprio passato e della propria civiltà sia capace di
essere all'avanguardia nell'innovazione e nella competizione. Ed è per
questi motivi che riteniamo utile e necessaria la riforma: per avere una
scuola finalmente in sintonia con le realtà più avanzate d'Europa; per avere
una scuola capace di valorizzare le materie umanistiche e di insegnare la
competenza professionale; per avere una scuola che adegui le proprie
conoscenze alle nuove realtà ed educhi all'assunzione di responsabilità e
rischi.
Vicepresidente del Consiglio