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Corriere-economia:Caro prof, questa volta ti boccio io

Riforme Negli atenei fa discutere il nuovo strumento delle pagelle ai docenti. Segno di vera democrazia o goliardica valvola di sfogo? Caro prof, questa volta ti boccio io Gli studenti possono...

30/01/2006
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Corriere della sera

Riforme Negli atenei fa discutere il nuovo strumento delle pagelle ai docenti. Segno di vera democrazia o goliardica valvola di sfogo?
Caro prof, questa volta ti boccio io
Gli studenti possono dare i voti agli insegnanti. E la loro voce incide sui finanziamenti. Così...
I l 1968 e i successivi furono gli anni della contestazione studentesca, del 18 politico e delle assemblee universitarie, durante le quali molti docenti venivano "processati" per le loro idee politiche e il loro metodo didattico. Sicuramente nessuno di quei ragazzi avrebbe mai immaginato che 35 anni dopo ai loro giovani colleghi sarebbe stato consegnato uno strumento potenzialmente dirompente: la possibilità di compilare "pagelline" in cui sono loro (gli universitari) a dare i voti ai docenti e all'Università nel suo complesso. Una rivoluzione copernicana annunciata così dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti "Con questo strumento l'Università italiana si organizza per essere sempre più al servizio degli studenti, consentendo loro una partecipazione più attiva". Ma è proprio così?
La "pagella ai professori" si inserisce nel discorso del nuovo sistema di finanziamento agli atenei italiani (fino ad allora basato unicamente sul numero degli iscritti). Adesso i fondi saranno ripartiti in maniera diversa: un 30% secondo il numero degli studenti (esclusi matricole e fuoricorso), un 30% basato sui risultati della didattica misurati dai Nuclei di valutazione (che tengono conto proprio dei voti degli studenti), un altro 30% secondo i risultati della ricerca scientifica accertata e un ultimo 10% calcolato tenendo conto della mobilità degli studenti, delle strutture esistenti per l'integrazione degli universitari disabili e dei progetti di scambio internazionale.
Le schede di valutazione compilate dagli studenti (rigorosamente anonime) fanno parte dunque di un complesso sistema di giudizio per l'organizzazione e l'efficienza di un ateneo. Ma il parere degli universitari viene tenuto in considerazione o è solo un modo per farli sfogare? "Il sistema funziona - dice Marcello Foschini, rettore della Luiss Guido Carli di Roma -. Noi lo utilizziamo da 8-10 anni e ne abbiamo sempre tratto indicazioni utili. E' bene ricordare però che la Luiss è un'Università privata a cui si accede tramite rigide selezioni, quindi gli studenti che arrivano da noi sono sempre motivati e raramente con spirito eccessivamente polemico".
Anche quando si accorgono che qualcosa non va? "No, certo. Quando c'è da segnalare un disservizio lo fanno, ci mancherebbe. Riceviamo qualche lamentela sull'orario delle lezioni o sulla locazione delle aule e, quando le segnalazioni arrivano in numero maggioritario, interveniamo". Anche quando riguardano i docenti? "Certo. Anche se non si tratta quasi mai di problemi gravi: alcuni docenti sono ritenuti troppo teorici, ma poi ci sono gli assistenti a rimediare, ad altri viene rimproverato di utilizzare troppi libri di testo e qualcuno può anche essere contestato perché ha un'impostazione troppo liberale. In ognuno di questi casi, sempre che le segnalazioni arrivino in numero considerevole, si cerca di aggiustare il tiro e trovare una soluzione soddisfacente insieme allo stesso docente".
Eppure quando la novità fu introdotta c'era chi avanzava qualche perplessità sulle possibili reazioni dei docenti che, sentendosi giudicati, avrebbero cercato di essere più tolleranti agli esami. Il problema, secondo gli scettici, non avrebbe riguardato i professori culturalmente e scientificamente più apprezzati, il cui valore e prestigio sarebbero stati difficilmente attaccabili. Ma che sarebbe successo alla gran massa dei professori oscuri e sconosciuti? Non è che avrebbero adottato una politica di programmi leggeri ed esami facili che tanto piacciono agli studenti?
"Non ci è mai successo - afferma sicuro Giuseppe Airoldi, ordinario di Economia aziendale dell'Università Bocconi e presidente del nucleo di valutazione dell'ateneo - anzi, i giudizi più negativi sono spesso concentrati sui docenti più anziani che magari non hanno più tanta voglia o energia per insegnare. E il risultato delle critiche è utile anche per loro: pure al più prestigioso degli ordinari sapere che è oggetto di una diffusa contestazione mette in circolo un po' di costruttiva adrenalina".
Ma quando si accende la spia rossa che fa scattare l'allarme? "Il sistema è ben rodato, visto che lo adottiamo, primi in Italia, dal '74. Stabiliamo una soglia sotto la quale interveniamo: i professori che non raggiungono la sufficienza vengono convocati per cercare di risolvere i problemi emersi. Però non bisogna dimenticare che i nostri questionari chiedono anche voti sui servizi universitari: biblioteca, mensa, orientamento, stage. Da poco, inoltre, abbiamo introdotto anche la valutazione di nostri ex studenti, laureati da 3-4 anni, che danno i voti ex post alla Bocconi: in pratica giudicano il nostro lavoro e l'impostazione didattica alla luce dell'esperienza vissuta sul campo vero, quello del mercato occupazionale".


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