Corriere: E Mosca attaccò Darwin
Compie 100 anni tra le polemiche il Museo dell'evoluzionismo, fondamento scientifico del marxismo Creazionisti russi: nella scuola vogliamo anche le nostre teorie
dal nostro inviato ARMANDO TORNO MOSCA — Il «Museo Naturale Darwin» della capitale russa fu il primo al mondo ad essere concepito in onore alle teorie evoluzioniste. In questi giorni compie 100 anni. Lo fondò Alexander Fiodorovich Koths con l'intento di emancipare le fanciulle: le nuove teorie scientifiche le avrebbero aiutate a essere donne emancipate, vale a dire madri migliori. Un ottimismo di stampo positivista, con un tocco di misticismo progressista, che si legge anche nella corrispondenza tra lo stesso Koths e Lev Tolstoj. Con l'avvento dell'Urss, il museo fu utilizzato per dimostrare attraverso la ricchissima collezione di animali, fossili e ricostruzioni di resti e di ambienti la validità delle idee materialiste. Le medesime, del resto, durante il periodo sovietico si rifacevano a Darwin per combattere le ipotesi creazioniste suggerite dalla Bibbia. Va comunque ricordato che dal punto di vista didattico questo museo è un vero e propio paradiso: si possono ascoltare le registrazioni degli uccelli siberiani o del Caucaso, vedere impagliato l'animale nato da un incrocio tra un leone e una tigre, ammirare i resti di dinosauri, comperare spille con il simbolo della scimmietta o un cubo che grazie alle sue composizioni spiega la teoria evoluzionista. Non mancano nemmeno dei portachiavi darwinisti. Certamente in questi giorni tale museo è al centro dell'attenzione, non soltanto per i vari dibattiti che l'anniversario di Darwin ha suscitato. C'è, per fare un primo esempio, una ragazza di 16 anni, Masha Schreiber di Pietroburgo, che poco tempo fa ha citato in giudizio il ministero dell'istruzione pubblica russo. Il motivo? Detto in parole semplici è questo: smettiamola con l'insegnamento del darwinismo nelle scuole, piuttosto si metta nei programmi qualcosa che sappia spiegare il creazionismo, base delle religioni. È attesa — e probabilmente si avrà in breve tempo — una delibera della Corte di Mosca in proposito. Certo, non è semplice, e il caso, a differenza di analoghe situazioni americane, non ha precedenti. Intanto Masha ha delegato papà Kirill a rappresentarla e il genitore non ha perso occasione per dirne di tutti i colori alle concezioni evoluzioniste. Ha ricordato — in interviste sulla «Komsomolsklaja Pravda» — che il darwinismo è il primo passo verso il fascismo e la base del moderno razzismo. E non ha avuto problemi nel dichiarare esplicitamente: «A me e alla mia famiglia fanno schifo le dottrine imposte dallo Stato», anche perché a suo dire «la concezione di Darwin è pseudoscientifica: l'ho letto e mi pare ridicolo; ha fatto del turismo su una nave, ha visto qualche uccello, quindi ha costruito una teoria che al massimo mi sembra un'ipotesi». Mentre la Chiesa Ortodossa gongola, al museo si mostra alla scolaresche una ricostruzione dello studio di Darwin a bordo del Beagle, la nave con cui salpò per le sue ricerche pur soffrendo di mal di mare. Questa odissea scientifica (di essa è rimasto il resoconto Viaggio di un naturalista intorno al mondo, del quale c'è una traduzione italiana per Einaudi) è ora spiegata ai fanciulli con una recente aggiunta: il modello del brigantino. Va detto, comunque, che il museo continua a ospitare frotte di ragazzi e tutti possono diventare darwinisti tra quelle sale, osservando una famiglia di lupi siberiani o un bufalo delle praterie americane o un rettile del Madagascar. Sono anche attesi per il 2007 — e verranno posti nella nuova torre — gli scheletri di alcuni elefanti che i grandi della Russia ricevevano quale segno di omaggio dai sovrani confinanti. I simpatici pachidermi non sopportavano il clima russo, ma l'usanza, che si può far risalire a Ivan Il Terribile, si conservò per secoli, terminando pochi decenni or sono con Breznev. Mitico, per fare dei piccoli esempi, fu l'elefante che lo scià regalò nel XVIII secolo allo zar Pietro Il Grande, il cui scheletro è ora in restauro e sarà il primo che verrà ospitato al Museo Darwin. Di esso si vedono ancora nel Museo dell'Hermitage a Pietroburgo le scarpe giganti che gli furono fatte indossare per percorrere la Russia con neve e gelo. Non è il solo. Allo scoppio della rivoluzione del '17 ci furono non pochi problemi per sistemare l'elefantessa Jintau (letteralmente: femmina formosa), nonché Sarra e Jenny, i due pachidermi donati a Nicola II e dei quali ci hanno mostrato con orgoglio una fotografia che li ritrae con il loro guardiano. E poi non mancherà certamente la carcassa di Betty, regalo del Negus etiope a Stalin: con lo scoppio della seconda guerra mondiale si decise di trasportarla in gran segreto a Sverdlov (oggi Ekaterinburg), oltre gli Urali, dove fu ospitata in una chiesa e dove — senza cadere prigioniera dei tedeschi — morì. Non sappiamo quante ossa arriveranno nella torre del Museo Darwin, ma di certo a Mosca ogni tanto capita di trovare resti d'elefante in qualche deposito. Non ci si deve meravigliare, fa parte del costume. Va però precisato che tali carcasse non sono state conservate per dimostrare teorie evoluzioniste ma per il semplice fatto che in Russia si accantona ogni cosa, convinti che prima o poi torni utile. Anche se questi poveri resti forse non saranno particolarmente graditi alla signorina Masha Schreiber e al di lei padre Kirill. |