Corriere-E la scuola rinacque senza fasci
In mostra a Milano manuali e immagini sull'istruzione nel primo dopoguerra E la scuola rinacque senza fasci DIDATTICA "La nostra povera Patria usciva da una guerra disgraziata come un ma...
In mostra a Milano manuali e immagini sull'istruzione nel primo dopoguerra
E la scuola rinacque senza fasci
DIDATTICA
"La nostra povera Patria usciva da una guerra disgraziata come un malato che, pur salvato miracolosamente da morte sicura, ha bisogno per tornare tra i vivi, di una lunga, penosa, dispendiosa convalescenza", si legge sul manuale di storia e geografia di Giovanni Ferraresi, uscito nel 1946. Ed è uno dei pochi libri di scuola che ha il coraggio di affrontare una storia così contemporanea. Quello di Guarino e Sanfilippo osa anche di più: "Gli angloamericani... marciarono verso le Alpi, aiutati da truppe italiane e sorretti dal favore di tutto un popolo che insorse contro le forze tedesche occupanti (partigiani): si nominano i partigiani, seppure tra parentesi. I libri per l'anno scolastico 1945, che non avevano avuto il tempo di essere ristampati, furono tappezzati da striscioline di carta bianca appiccicate sulle frasi incriminate, ma sotto si può ancora decifrare, per esempio, che "il governo fascista ha dato impulso ad uno sfruttamento razionale dei nostri mari". È la defascistizzazione dalla scuola italiana stabilita da una direttiva emanata dal Quartiere generale della commissione alleata. Intorno a essa si dipana la mostra "Istruiti e laboriosi, gli anni della ricostruzione", inaugurata ieri a Milano (fino al 30 aprile) nella sala Maria Teresa della Biblioteca nazionale Braidense. Curata da Fulvio De Giorgi e Rossella Coarelli, la mostra è la continuazione di quella del 2001, "Dalla scuola all'impero". La scuola, dunque, che il fascismo aveva usato come il suo più potente strumento di propaganda, andava interamente rinnovata: era il compito del nuovo ministero della Pubblica istruzione, retto dal '46 al '51 dal democristiano Guido Gonella. La retorica nera doveva essere superata da un "clima civile grigio e antiretorico". Un clima rispecchiato prima di tutto dalla povertà dei libri di testo che, almeno nei primi tempi, erano di una carta riciclata effettivamente grigiastra con le pagine non tagliate e quasi privi di illustrazioni. Senza alcuna concessione all'estetica era anche la collana editoriale che fu il punto di raccordo dell'universo del libro con l'editoria scolastica: la Bur, nata nel 1949 per permettere agli italiani senza possibilità economiche di leggere i testi classici antichi e moderni, italiani e stranieri; un volume costava 50 lire mentre un libro rilegato poteva arrivare alle 2.500.
Ma torniamo alla scuola che doveva innanzitutto trasformarsi in scuola popolare. Gonella ottenne dal ministero dell'Interno che la decima parte del fondo stanziato a favore dei disoccupati di Roma fosse destinato agli insegnanti romani. Così a Roma poté nascere, nel 1947, la prima Scuola popolare sperimentale: "Una scuola che pianti le sue tende nelle caserme, nelle fabbriche, nelle carceri, negli ospedali, nei rioni più popolari; che assista i ragazzi d'ambedue i sessi che hanno abbandonato la scuola, che serva a orientare i più meritevoli verso l'istruzione media". Alla mostra di Brera, sono ben rappresentati i manuali per questa scuola: si intitolano "Scuola e cantiere", "Tardi ma in tempo", "Al lavoro" ("Posso dire al pan ch'io mangio/ "Ti guadagno e mio tu sei"!"). E per le allieve delle magistrali compare perfino il primo "Sommario di psicologia".
Il lavoro, dunque, la donna e la patria, sono gli argomenti alla base della nuova didattica: l'economia domestica insegnerà alle donne a "proporzionare le spese alle entrate", e poi "lavatura, stiratura, rappezzatura, smacchiatura, cucito, ricamo. La donna può godere ore tranquille in queste occasioni, nella pace della casa che per virtù sua è un nido invitante e sicuro". E quanto alla patria, ricorrono i versi di Renzo Pezzani: "Sorridi, Italia mia./ Noi ti farem più bella,/ Lava le tue ferite/ e poi ci benedici./ Mi sembri ancor più santa/ con tante cicatrici".
La mostra: "Istruiti e laboriosi, gli anni della ricostruzione", alla Biblioteca nazionale Braidense, via Brera 28, Milano, dal 29 marzo al 30 aprile. Catalogo Viennepierre edizioni, euro 15
Giulia Borgese